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Tirocini e sfruttamento: un’inchiesta militante

tirocini o sfruttamento?

La giungla degli annunci lavorativi e lo sfruttamento dei giovani disoccupati

A cura dell’Assemblea Territoriale di Potere al Popolo Civitavecchia

Luglio – ottobre 2019

Si parla spesso di salari, stipendi e diritti dei lavoratori. Tuttavia, anche negli ambienti sindacali e tra i soggetti politici più sensibili, non si dà la giusta attenzione al districarsi quotidiano dei disoccupati fra annunci di lavoro più o meno credibili, su siti e piattaforme di ogni genere.

Questi annunci, oltre a proporre contratti lavorativi con condizioni indecorose e con scarsi diritti e tutele, nascondono molte altre insidie per il candidato, che a volte vengono messe nero su bianco direttamente nell’annuncio e a volte vengono invece subdolamente “svelate” durante il colloquio conoscitivo.

Queste “insidie” possono essere di diverso tipo e influiscono in modo significativo sul buon esito della candidatura. Un requisito frequente, ad esempio, è quello di essere automuniti o di avere esperienza, anche nel caso di mansioni che richiedono pochissime competenze fisiche o intellettuali (ad es. scaffalista) e nonostante l’annuncio sia rivolto a ragazzi di giovane età. Spesso un giovane disoccupato o precario non può permettersi di possedere un’auto e questa condizione potrebbe portare il potenziale lavoratore a rinunciare alla candidatura.

Quanto alla mancanza di esperienza, è evidente che siamo di fronte a un paradosso: se da un lato molte società richiedono esperienza, dall’altro sono poche quelle disposte ad investire su un periodo iniziale di formazione. L’unica soluzione a questo problema sembra dunque essere quella di candidarsi per un tirocinio o apprendistato, e qui sorgono ulteriori problemi.

Gli stage o tirocini, che dovrebbero costituire un’occasione di formazione per chi li svolge, si rivelano spesso nient’altro che uno stratagemma con cui le aziende assumono forza lavoro sottopagata. Nella maggior parte dei casi, allo stagista viene chiesto di svolgere mansioni che esulano da quelle previste dal contratto e senza alcun affiancamento.

In questo modo i datori di lavoro, che spesso percepiscono fondi pubblici per assumere apprendisti o tirocinanti, ottengono manodopera a costi nettamente inferiori rispetto ai lavoratori con altri tipi di contratto.

Nel migliore dei casi, infatti, la retribuzione per un tirocinio è di circa 600 euro mensili, con scarsi diritti, per una durata di 5/6 mesi e raramente a questo periodo fa seguito un’assunzione. Le mansioni svolte dal tirocinante sono spesso diverse e più impegnative di quelle stabilite dal contratto, i turni molto più lunghi, non si garantisce il diritto ad assentarsi per malattia.

Inoltre, una serie di abusi, mancanze di rispetto e prepotenze da parte del datore di lavoro si abbatte quotidianamente su questi lavoratori di fatto, i quali spesso non hanno alcuna reale difesa legale per tutelarsi.

In questa giungla di contratti precari, stipendi irrisori, diritti nulli e pretese assurde da parte delle aziende e dei datori lavoro, abbiamo raccolto alcune testimonianze di persone che ci hanno raccontato le loro esperienze di tirocinio sottopagato con abusi di vario genere, mentre altre ancora ci hanno parlato di come sono incappate in annunci truffa, mirati alla ricerca di figure lavorative ben diverse da quelle richieste.

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