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Green pass a scuola: le ragioni del nostro rifiuto 

Non abbiamo mai negato la pandemia e la sua gravità.

Lottiamo per far sì che questa esperienza porti la collettività a concepire un cambio di paradigma nella società, con l’interesse pubblico al primo posto.

Siamo sempre stat* favorevol* ai vaccini e alla vaccinazione di massa, strumento di prevenzione indispensabile anche se non unico, e proprio per questo lottiamo contro il monopolio di BigPharma e per togliere i brevetti.

Anche in Italia ci battiamo perché siano superati ostacoli, ritardi, discriminazioni in particolare verso migranti e pover*, che ancora impediscono l’accesso universale al vaccino.

Siamo però contrari allo strumento del Green Pass appena entrato in vigore per i luoghi  pubblici, in quanto i vaccini somministrati finora proteggono sicuramente il/la vaccinatɘ, impedendo che si ammali o, quantomeno, che si ammali in forma grave e che muoia, ma non ci sono dati certi, invece, sull’efficacia nel prevenire o ridurre la trasmissibilità del virus.

Temiamo che possa verificarsi l’effetto contrario, e cioè che il green pass contribuisca a diffondere una falsa percezione di sicurezza rispetto al contagio tra persone che – ripetiamo, fino a prova contraria – non sono immuni dall’ammalarsi o dal contagiare a loro volta.

Siamo quindi contrari all’obbligo del Green  Pass per i lavoratori della Scuola – con la sospensione lavorativa e retributiva per chi ne fosse privo – oltre che per i  motivi precedentemente esposti, anche perché in un luogo di lavoro  il Green Pass si configura come un precedente pericoloso, in termini di  controllo e disciplinamento.

Per giustificare questo grave provvedimento sono stati tra l’altro utilizzati dati che non corrispondono alla realtà.

Numeri a caso

Nella seconda metà di luglio un numero compare sui media e nelle dichiarazioni per la stampa: sarebbero  220.000 tra docenti e personale ATA, i non vaccinati (rapidamente trasformati in “no vax”)

Ci si accorge rapidamente, però, che i conti non tornano.

Per un motivo molto semplice: si è smesso di registrare i docenti, in quanto tali, a partire da Aprile, quando proprio il commissario Figliuolo decise di  procedere solo per classi d’età.

In pratica mancavano – e tuttora mancano – dati su quanti docenti si fossero vaccinati da quel momento in poi, essendo classificati non più come categoria professionale, ma per fascia  anagrafica.

Basterebbe questa informazione per comprendere la cialtroneria di chi ci governa, ma c’è dell’altro.

I dati forniti dal generale Figliuolo sono,  con tutta evidenza, non solo basati su informazioni arretrate, ma approssimativi ed erronei.

I numeri della popolazione scolastica di Abruzzo, Provincia di Trento,  Piemonte, Puglia, Sicilia e Toscana sono cifre tonde tonde: 140.000, 80.000, 120.000; tonde come le cifre che si danno, appunto, per approssimazione.

È legittimo dunque nutrire qualche dubbio, specialmente se, rispetto a quei dati, arretrati ed erronei,  arrivano già le prime smentite, come quella della Regione Sicilia ().

Ma è almeno dal 1994, dal milione di posti di lavoro promessi da Berlusconi, che dare numeri a  caso, in Italia, non è mai stato un problema, nemmeno quando sulla base di questi numeri si devono  motivare provvedimenti gravi come la sospensione dello stipendio.

Ed è quindi sulla base di questi dati, erronei ed incompleti, che, incurante della palese incapacità non solo di governare, ma anche di conoscere il Paese, il governo dei migliori vara, il 5 Agosto, l’ennesimo decreto che prevede, per docenti e ATA privi di Green  Pass, la sospensione dalle mansioni e dallo stipendio.

Un atto di una gravità estrema, anche formalmente.

Siamo di fronte a un decreto che piomba su materie oggetto di contrattazione e che consente un controllo senza precedenti dei dati e delle scelte personali dei docenti.

Tutto in assenza  di obbligo vaccinale, quindi senza che ci sia, da parte di chi non si è vaccinato, alcuna violazione di legge. Il tutto è racchiuso in un provvedimento che soprattutto sarà completamente inutile.

Sì. Perché a dispetto delle narrazioni mediatiche, pur dando fede ai dati farlocchi di Figliuolo saremmo, al 7 agosto, a circa l’80% di personale vaccinato; secondo Bianchi, addirittura al 90%.

Non solo sono percentuali altissime, ma di gran lunga superiori al 63% complessivo della popolazione vaccinabile (dato dell’8 agosto).

La discrepanza è di certo frutto del fatto che, per un certo periodo e in alcune Regioni, è stata data priorità alla vaccinazione del personale docente, ma anche del fatto, altrettanto indiscutibile, che il personale docente ha aderito in massa.

È facilmente immaginabile, quindi, che alla ripresa delle attività didattiche la percentuale di personale vaccinato sarà certamente superiore al 90% (sempre che arrivino più dosi, visto che al momento latitano), numeri che vanno ben oltre la soglia che si considera necessaria per raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”.

Tutte e tutti pronti quindi, ragion per cui, nei fatti, sarà irrisoria la quantità di personale passibile di sanzione (ma ciò non toglie gravità all’atto politico).

Peccato che, nella scuola, le uniche e gli unici che, ancora una volta, avranno dato il loro contributo all’impegno per sconfiggere la pandemia saranno proprio docenti e ATA.

Da parte del Governo, per il resto, un tragico ed irresponsabile nulla di fatto. Le cosiddette linee guida e i protocolli sono  rimasti quelli dell’anno scorso.

Non si parla di fornitura gratuita di mascherine FP2 alla popolazione scolastica, i fondi per il potenziamento dell’organico sono diminuiti, nessuno ha nemmeno  ipotizzato campagne di screening periodico o, quantomeno, test gratuiti per docenti e ATA, consentendo a quei pochi che  non si sono vaccinati, ma anche agli altri per propria ed altrui sicurezza, di effettuare i tamponi necessari senza spendere ogni volta 15 euro.

Nel caso di un/a lavoratrice/ore non vaccinat*, la spesa prevista sarebbe tra i 120 e i 180 euro al mese, insostenibile per docenti, spesso precar* e fuorisede, che con il ricchissimo stipendio di circa 1500 euro magari devono pagarsi anche l’affitto…

Insomma, l’obbligo di Green Pass per la scuola si rivela uguale se non peggiore a quello generale.
  1. È una foglia di fico per nascondere le responsabilità di chi governa, che in questi 16 mesi ha adottato come principale se non unico intervento pubblico sulla scuola l’acquisto degli inutili banchi con le rotelle, mentre nulla è stato fatto per dimezzare le classi “pollaio” adeguando le strutture e il numero dei docenti.
  2. Se la scuola chiuderà e si tornerà in DAD quindi, non sarà colpa delle/i poch* docenti non  vaccinat*, ma dell’incapacità e dell’arroganza criminosa di chi ci governa che non ha fatto  nulla per edilizia, distanziamento, trasporti e organico di supporto.
  3. I/le docenti, ancora una volta, vengono usati come capro espiatorio su cui riversare le colpe  di altri, nonostante l’impegno profuso in questi 16 mesi, durante i quali sono stat* lasciat*  sol* di fronte alla pandemia, alla mancanza di investimenti, alle indicazioni confuse e  contraddittorie di governo nazionale e regionale.
  4. L’imposizione di un obbligo vaccinale, anche se mascherato, in assenza di una legge che lo  imponga esplicitamente – assumendosene la responsabilità – è un precedente  pericolosissimo per tutte le lavoratrici e i lavoratori.
  5. Un governo che avesse avuto a cuore la vaccinazione di massa si sarebbe impegnato per la  rimozione dei brevetti sui vaccini, mentre il nostro, come gli altri governi occidentali, si è  battuto solo per difendere i profitti delle multinazionali.
Come lavoratori e lavoratrici della scuola di Potere al Popolo! siamo per l’immediato ritiro del  decreto.

Denunciamo il nulla di fatto del Governo e siamo, ancora una volta, insieme ai sindacati di  base e ai movimenti che hanno animato le piazze in questo anno e mezzo per difendere e rilanciare  la scuola, a chiedere:

  • investimenti certi ed immediati su trasporti, edilizia scolastica, organico
  • screening e tracciamento nelle scuole, con tamponi gratuiti e periodici per tutta la popolazione scolastica
    • ripristino di presidi sanitari nelle scuole

Su queste parole d’ordine saremo in piazza a tutti i prossimi appuntamenti, per avere le condizioni per scuole aperte e in presenza tutto l’anno, e saremo accanto a tutte e tutti coloro che subiranno le conseguenze di quest’atto scellerato.
La scuola deve tornare al centro degli interessi del Paese!
Il Governo sta distruggendo l’istruzione pubblica, la nostra è una condanna senza appello! Non ci aspettiamo niente di buono dal governo di Confindustria e dei poteri forti!

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