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1° maggio 2020 – Dichiarazione congiunta delle organizzazioni di sinistra e dei lavoratori del Sudest asiatico

Costruire un futuro migliore per le lavoratrici e i lavoratori in tempo di crisi

 

Pubblichiamo di seguito la traduzione di un appello che ci è stato inviato dal Parti Sosialis Malaysia (Partito Socialista Malese). L’appello è rivolto in primo luogo alle organizzazioni di sinistra che sono attive nei paesi dell’ASEAN – sigla con cui si indica l’organizzazione che riunisce gli stati del Sud-Est asiatico: fondata nel 1967 da Malesia, Indonesia, Singapore, Thailandia e Filippine, nel corso degli anni è arrivata a coinvolgere anche Brunei, Vietnam, Birmania, Laos e Cambogia, vale a dire oltre seicento milioni di persone. Nonostante la distanza che ci separa, i problemi che stiamo vivendo sono gli stessi, e le rivendicazioni messe in campo vanno nella stessa direzione. Per questo abbiamo sottoscritto questa dichiarazione. Essa ci mostra inoltre una cosa importante: come l’UE, l’ASEAN è nata e si sta sviluppando sotto la guida principalmente di esigenze economiche, per garantire la circolazione delle merci e l’aumento dei profitti delle economie che ne fanno parte. Ma, come l’Unione Europea, essa può diventare uno spazio di organizzazione comune per tutte le forze che provano a costruire una società più giusta e che non risponda all’imperativo del profitto. Ciò vale ancora di più in un momento di crisi – sanitaria, ambientale, economica – come quello attuale, in cui emergono con maggiore nettezza problemi in realtà sempre presenti, a partire dalla situazione dei milioni di lavoratori e delle lavoratrici migranti che rappresentano una componente fondamentale della vita economica e sociale del Sud-Est asiatico e che più stanno soffrendo gli effetti della pandemia e del confinamento (ne hanno parlato il 30 aprile sul manifesto Emanuele Giordana e Simone Pieranni).

 

Negli ultimi mesi, il mondo è stato duramente colpito e paralizzato dalla diffusione della pandemia da coronavirus – inclusi i paesi del Sud-Est asiatico. La crisi sanitaria che è stata innescata dalla pandemia e che sta colpendo le masse è parte integrante della più profonda crisi del capitalismo globale, che alimenta ingiustizie e disuguaglianze sociali. La pandemia va in coppia con la crisi climatica, e allo stesso tempo sta scatenando un’altra crisi economica, che sarà forse la peggiore recessione della nostra epoca.

La classe lavoratrice e i poveri sono i più colpiti dall’attuale pandemia e dalle sue conseguenze. In aggiunta alla minaccia che incombe sulla salute e sulle vite della gente comune, la classe lavoratrice e i poveri in tutta la regione stanno affrontando la riduzione delle entrate con cui sostenere le loro vite durante questa crisi, con il rischio di essere messi in esubero, licenziati, o di vedersi gli stipendi tagliati, mentre a molti altri (lavoratori e lavoratrici nella gig economy, addetti alle pulizie, ecc…) viene imposto di lavorare senza le protezioni adatte. Lavoratori migranti, rifugiati, chi è impiegato nell’economia informale, chi lavora a giornata e molti altri ancora sono tra i gruppi che soffrono per l’incapacità della classe dirigente di gestire questa crisi. I diversi programmi di assistenza sociale varati dai governi dei paesi colpiti dalla pandemia son ben lontani da un alleviamento della condizione e della sofferenza delle lavoratrici, dei lavoratori e dei poveri.

Le politiche neoliberali che hanno facilitato la privatizzazione e la messa sul mercato di beni pubblici, così come la deregolamentazione del capitale finanziario, hanno molto indebolito l”immunità di gregge” delle nostre società nei confronti delle crisi sociali. L’erosione dei nostri servizi pubblici, sistema sanitario incluso, ha ridotto la nostra capacità di gestire efficacemente la crisi attuale.

Durante questa crisi pandemica siamo stati testimoni del fatto che i governi di molti paesi hanno utilizzato la crisi per aumentare la repressione contro i lavoratori e le lavoratrici e contro chi è più vulnerabile, rafforzando il potere dato all’esercito e alla polizia. C’è anche la minaccia di un incremento della sorveglianza statale, che aiuterebbe a rafforzare la natura autoritaria di questi governi. Non possiamo permettere che la crisi pandemica venga usata come una scusa da parte di governi repressivi per limitare il nostro spazio democratico e per sopprimere i movimenti popolari.

Dato che queste crisi si dispiegano sul piano internazionale, non può valere il business as usual dell’economia selvaggia del capitalismo. Per noi è l’occasione di ripensare e sfidare il modello economico attuale, che ha creato un enorme divario tra ricchi e poveri, oltre ad avere causato un impatto ancora più grave in questi tempi di crisi sulle masse popolari. Per noi è l’occasione di costruire solidarietà tra i lavoratori e le lavoratrici attraverso i confini nazionali, per spingere verso un significativo cambiamento economico-sociale, nella direzione di assicurare e migliorare la qualità di vita di tutte e tutti.

Dal momento che quest’anno cade nel mezzo di una crisi globale, il Primo maggio ricorda alla classe lavoratrice di tutto il mondo che la lotta per un mondo giusto, migliore e più sicuro per tutti è impossibile senza la solidarietà, l’organizzazione e la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori per chiedere un cambiamento sociale vero.

Noi, le organizzazioni che hanno firmato questo documento, chiediamo quanto segue:

  • I governi dell’ASEAN devono far entrare effettivamente in funzione tutte le risorse pubbliche e private del settore sanitario, per controllare e alleviare l’effetto della pandemia, facendo particolare attenzione ai lavoratori e ai poveri. Assicurare l’accesso a una sanità gratuita e universale per tutti, inclusi i migranti e i rifugiati. I governi devono anche assicurare l’adeguata protezione per i lavoratori sanitari e supportare i lavoratori che sono in prima linea nella battaglia contro la pandemia da coronavirus.
  • Rafforzare i servizi pubblici, inclusi il sistema della sanità pubblica, l’educazione, l’edilizia popolare, la fornitura di energia, acqua pulita, trasporti pubblici e altre infrastrutture sociali, attraverso la tassazione progressiva delle grandi imprese e dei super-ricchi. Assicurare educazione gratuita per tutti. I governi dell’ASEAN devono lavorare in direzione di un regime fiscale progressivo per l’intera regione. Questi servizi pubblici devono essere nazionalizzati e democratizzati, sotto un controllo pubblico.
  • Garanzia dei posti di lavoro e dei salari di lavoratrici e lavoratori, attraverso un investimento del governo nei settori produttivi, come l’edificazione e il mantenimento di infrastrutture di utilità sociale, agricoltura sostenibile e produzione alimentare, creazione di energia rinnovabile, assegnazione di case popolari, ecc. Abbiamo bisogno di garanzie lavorative e salariali per milioni di lavoratrici e lavoratori nella regione. Il sistema capitalista, orientato al profitto, non è in grado di farlo. Abbiamo bisogno di interventi statali significativi. I governi dell’ASEAN devono lavorare insieme a un New Deal per il Sud-Est asiatico, per costruire un’economia che funzioni per il miglioramento delle vite delle persone e non per i profitti delle imprese.
  • I governi dei paesi dell’ASEAN devono stabilire un meccanismo salariale dignitoso a livello regionale, per fermare politiche lavorative che puntano solo al risparmio e alla riduzione dei salari, al fine di permettere alla classe lavoratrice della regione di godere di un’equa divisione del lavoro.
  • Sviluppare un piano complessivo per accrescere la sicurezza alimentare, per riuscire a gestire carenze di alimenti fondamentali in tempi di crisi e per proteggere il sostentamento dei piccoli agricoltori.
  • Ripudiare tutti gli odiosi debiti imposti ai governi, al fine di permettere che più fondi siano stanziati per l’implementazione di programmi sociali per il popolo in tempi di crisi.
  • Fermare tutti gli sfratti. I governi devono assicurare il diritto fondamentale ad un alloggio adeguato per tutti. Congelare il pagamento di affitti e mutui dei poveri, per stabilizzare la sicurezza delle locazioni e ridurre il debito delle persone. Costruire più case popolari.
  • Rilasciare tutti i prigionieri politici. Gli altri prigionieri, nel caso in cui non siano stati condannati per crimini violenti o non costituiscano una minaccia per la società, devono essere rilasciati perché le prigioni sovraffollate stanno contribuendo alla diffusione della pandemia.
  • Riconoscere che le misure di quarantena, distanziamento e confinamento possono essere efficaci nel contrasto della pandemia solo insieme alla cooperazione sociale. Confinamenti, tracciamento delle persone contagiate, ecc…, pur necessari, non devono essere usati dai governi come copertura per l’introduzione di leggi repressive o per il rafforzamento della coercizione statale. L’implementazione di misure contro la pandemia deve essere diretta dalle autorità sanitarie sotto una supervisione democratica, non dall’esercito o dalla polizia. Non deve esserci alcun intervento militare nella politica e nel governo, con il pretesto di contenere la pandemia. Nei confronti dell’autoritarismo ci deve essere cautela da parte di chi dirige lo stato.
  • I governi dell’ASEAN devono prestare un’attenzione speciale all’aumento delle violenze domestiche contro donne e ragazze come conseguenza del confinamento, e provvedere un adeguato finanziamento e il supporto necessario ai servizi di assistenza per monitorare e assistere le vittime di violenza domestica.
  • Opporsi alle criminali sanzioni unilaterali che sono imposte dalle forze imperialiste (specialmente dagli Stati Uniti) ai paesi non in linea con i loro interessi, inclusi Cuba, Venezuela e Iran.

La nostra resistenza e la nostra lotta per il soddisfacimento immediato di queste richieste devono essere collegate a un’alternativa al sistema capitalista – un’alternativa socialista – basata su una priorità della sopravvivenza degli esseri umani e della protezione dell’ambiente, anziché dei profitti capitalisti. Il cuore della nostra visione socialista deve essere basato sulla solidarietà, necessaria per sopravvivere ad una catastrofe, che è in sé una sfida all’ordine esistente.

Nello spirito dell’internazionalismo della classe lavoratrice, facciamo appello alla solidarietà e al supporto reciproco tra le lavoratrici e i lavoratori della nostra regione e di tutto il mondo nello sforzo comune di costruire un mondo migliore.

Firmato da:

1.Partai Rakyat Pekerja (PRP), Indonesia

2.Sedane Labour Resource Centre (LIPS), Indonesia

3.Parti Sosialis Malaysia (PSM), Malaysia

4.Bukluran ng Manggagawang Pilipino (BMP), Filippine

5.Partido Lakas ng Masa (PLM), Filippine

6.Socialist Workers Thailand Group, Thailandia

7.Potere al Popolo!, Italia

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