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[TORINO] SCIOPERO IN GTT CONTRO I CARICHI DI LAVORO INSOSTENIBILI: LE RESPONSABILITÀ DEL COMUNE NELLA LENTA AGONIA E PROGRESSIVA PRIVATIZZAZIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

Ieri l’Unione Sindacale di Base ha proclamato uno sciopero di 4 ore in GTT, per protestare contro il progressivo peggioramento delle condizioni lavorative degli autotrasportatori, che hanno ormai raggiunto livelli inaccettabili.

Lo sciopero, in particolare, è proclamato per i seguenti motivi:
-carenza di dotazione organica nel personale viaggiante
-aumento di stress da lavoro correlato conseguente ai pressanti carichi di lavoro
-aumento di casi di inidoneità alla mansione e mancato ricollocamento
-inaccettabilità della proposta aziendale in merito al c.d. recupero produttivo

La condizione lavorativa in GTT delinea un quadro critico ormai strutturale, che nell’ultimo periodo ha visto un progressivo peggioramento.
La carenza di organico, infatti, ha portato a problematiche di fruizione ferie del personale viaggiante, con una copertura con turni di straordinario pari al 25/30% del servizio straordinario pagato al 10%. Inoltre, qualora non si riuscisse a coprire la carenza con lo straordinario, vengono soppressi interi turni lasciando l’utenza a piedi.

Ad aggravare il quadro, lo stress derivante da questa situazione provoca aumenti di episodi di malattia, con conseguente aumento di personale che diventa non idoneo alla mansione. Come se non bastasse, l’azienda non assicura il ricollocamento del personale inidoneo che lei stessa contribuisce a rendere tale, a causa di questo modello di gestione.

Di fronte a tutto questo, Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un accordo che andrà ad aumentare ulteriormente i carichi di lavoro, giustificandolo con la scusa che altrimenti l’azienda avrebbe stralciato i precedenti accordi sindacali e confermando, dunque, la tradizione di concertazione al ribasso della triplice.

La continua carenza di personale e lo sfruttamento dei lavoratori si sono ampliate, nel tempo, con l’aggravarsi dell’indebitamento di GTT, per una somma che l’anno scorso ammontava a 192,3 milioni di euro di debito, al quale si aggiunge un mutuo contratto negli ultimi mesi con San Paolo, di circa 50 milioni.

Negli anni, tale situazione è stata utilizzata strumentalmente al fine di portare avanti una esternalizzazione “mascherata” dell’azienda -prima del settore manutentive, e che ora minaccia di estendersi al settore controlleria- iniziata da Fassino (PD), continuata da Appendino (5 Stelle) e alla quale le politiche della giunta Lo Russo rischiano di dare l’accelerazione definitiva.

Infatti, se già fa preoccupare la nomina da parte della giunta dell’amministratore delegato di GTT, Serena Lancione, presidente del Consorzio Grandabus e quindi appartenente al mondo del trasporto privato, una conferma di questa accelerazione è data dall’indirizzo politico della giunta di centro-sinistra.

Un indirizzo politico perfettamente in continuità con quello delle giunte precedenti, che mira ad attrarre investimenti privati finanziando grandi eventi (vedi Eurovision) e portando avanti la gentrificazione dei quartieri periferici, al fine di trasformare Torino in una “città vetrina” ad uso e consumo di turisti e studenti con il portafoglio pieno.

Un modello di sviluppo cittadino che dissangua le casse pubbliche per favorire il privato e la speculazione, soprattutto immobiliare, ampliando le disuguaglianze in tempo di crisi.

In mezzo a tutto ciò non c’è spazio per la spesa pubblica, in particolare per i servizi essenziali, che vengono sempre più tagliati e successivamente esternalizzati, divenendo l’ennesima occasione di profitto per i provati.

Che la priorità del Comune non sia il trasporto pubblico e i suoi dipendenti è ben rappresentato dalla recente decisione di spendere 12 milioni di euro per la pedonalizzazione di via Roma, sostituendo l’asfalto con le pietre, invece di intervenire su carenza di organico in GTT e offrire un servizio migliore ai torinesi.

Un modus operandi in linea con le direttive europee e governativa, rappresentate dal DDL Concorrenza, e abbracciate dal Comune tramite la stipula con il governo del “Patto per Torino”: un piano di “risanamento” dei conti pubblici firmato da Lo Russo con l’allora premier Draghi, che impegna il governo a versare un miliardo e 100 milioni di euro in venti anni nelle casse comunali, al fine di alleggerire il debito, a patto però che si riveda ulteriormente la spesa pubblica e la presenza del Comune nelle partecipate.

Per queste ragioni è necessario mettere in campo un’alternativa alle politiche di disinvestimento ed esternalizzazione dei servizi, che hanno portato solo al peggioramento delle condizioni lavorative e della qualità dei servizi per la collettività.

Solo tramite il finanziamento del trasporto pubblico è possibile venire incontro alle problematiche tristemente note a Torino, legate al traffico e all’inquinamento, al fine di migliorare la qualità della vita, in particolare delle classi più svantaggiate, che devono poter usufruire del trasporto in maniera libera e gratuita.

Per questo sosteniamo la lotta dei lavoratori, che non si arrendono a chi cerca di mettere il profitto sempre davanti all’interesse della collettività.

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