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Le Case del Popolo non possono chiudere con una circolare

Abbiamo appena letto questa circolare interpretativa del Ministero degli Interni.

Nella circolare c’è scritto che tutte le case del popolo, compreso il Campino, da domani dovranno sospendere tutte le attività, e che i bar delle case del popolo, compreso il Genepì, dovranno chiudere i battenti fino al 24 novembre.

Per le case del popolo, che durante la pandemia hanno organizzato gli aiuti alimentari, che svolgono un ruolo FONDAMENTALE di tenuta della comunità, evidentemente non vale il limite delle ore 18.00 che vale per i pubblici esercizi. Devono chiudere.

Pensiamo che questa decisione sia profondamente ingiusta. Non sappiamo infatti se la curva pandemica richieda o meno la chiusura generalizzata delle attività. Non vogliamo mettere in pericolo le vite delle persone intorno a noi, né le nostre. Ma ci sembra ASSURDO che si scarichi sulle case del popolo la chiusura, mentre centri commerciali, industrie di guerra, produzioni non essenziali restano aperte. Non si capisce come mai il bar di una casa del popolo debba chiudere mentre gli altri esercizi restano aperti fino alle 18.00.

Questi centri di solidarietà di quartiere sono servizi molto più essenziali di una fabbrica di armi dirette in Medio Oriente o di un negozio di Gucci in centro. Ci sono vite, lavoratori e lavoratrici, relazioni di comunità in pericolo.

Se chiusura deve essere, che sia realmente pianificata; che mantenga attive le attività essenziali tra cui la solidarietà di quartiere che abbiamo portato avanti durante il primo lockdown; SOPRATTUTTO che preveda un sostegno al reddito per chi lavora all’interno dei circoli (come per tutti i lavoratori e le lavoratrici colpiti/e dalle chiusure); che sia improntata al principio ZERO ENTRATE, ZERO SPESE, non solo per i circoli, ma per tutti i piccoli esercenti, in proporzione alla perdita di fatturato.

Chiediamo che Arci nazionale, Acli e tutte le reti associative si attivino per fare pressione su Governo e Regioni.

Che siano i milionari, le fasce sociali che si sono arricchite in decenni di precarietà, a pagare per questa situazione, con una patrimoniale sui super ricchi che avvii un processo di redistribuzione verso il basso della ricchezza, come il Governo spagnolo, seppur timidamente, ha deciso di fare. Il lusso di una minoranza di italiani non può valere più del diritto alla vita della maggioranza della popolazione.

Siamo stanchi/e che a pagare siano sempre le classi popolari di questo paese.

VOGLIAMO SALUTE E REDDITO
CHE A PAGARE SIANO I RICCHI

Le nostre richieste restano le stesse:

  • assunzioni e stabilizzazione di medici, infermieri e personale sanitario
  •  reddito d’emergenza per tutti coloro che perdono il lavoro (molti non sono considerati ancora in nessun DPCM)
  •  tamponi gratuiti, requisizione della sanità privata, risorse per potenziare scuola e trasporti
  •  proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti
  •  misure di sostegno alle partite IVA e ai lavoratori stagionali,
  •  patrimoniale straordinaria per i miliardari
  • “ristori” per i piccoli commercianti onesti colpiti dalle misure di Regione e Governo.
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