Articolo di Marc Botenga, europarlamentare del PTB
31 dicembre 2020
«Lo sappiamo dai tempi di Adam Smith, ma oggi arriva un monito forte: la concorrenza agisce nell’interesse pubblico.» Johan Van Overtveldt, ex ministro delle Finanze e attuale deputato europeo per N.VA, reagisce così di fronte all’annuncio dei vaccini contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech e di Moderna. Il riferimento all’economista conosciuto come il “padre del capitalismo” sottintende chiaramente che noi dobbiamo lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19 al libero mercato capitalista e alla benevolenza delle multinazionali farmaceutiche. Ci sono almeno cinque motivi per cui l’ex ministro è completamente fuori strada.
1. AVREMMO POTUTO AVERE UN VACCINO PIU’ VELOCEMENTE!
Sul canale tv americano MSNBC, lo scienziato Peter Hopez ha spiegato che la ricerca per un vaccino contro il coronavirus non comincia oggi. È iniziata ben 17 anni fa. Già all’epoca si studiavano i primi vaccini sperimentali.
In effetti, nel 2003 -2004, il mondo ha affrontato una grave epidemia di SARS, il fratello maggiore del coronavirus che oggi affligge il pianeta. Nel 2012, un altro coronavirus aveva aggredito soprattutto il Medioriente. Non appena le epidemie si sono spente, l’interesse delle multinazionali farmaceutiche si è volatilizzato.
Nel 2016, quando l’equipe di Hotez si è ritrovata ad un passo dalla scoperta di un vaccino contro un certo tipo di coronavirus, nessun investitore si è mostrato interessato. E così quel vaccino non è mai stato testato sull’uomo.
Le aziende farmaceutiche preferiscono investire nei medicinali che vengono assunti sul lungo periodo che nel vaccino.
Per essere ancora più espliciti: quando la Commissione europea ha voluto investire più fondi pubblici nella ricerca sulle pandemie nel 2017, è stata la stessa industria farmaceutica a spazzare via questa proposta ignorandola: “Lasciamo perdere. Non ne trarremo alcun guadagno”.
Perché? Perché lo sviluppo dei vaccini è costoso e i margini di profitto bassi. Un vaccino efficace vi protegge per molto tempo. Immaginate: una piccola puntura per tutti e si debella una malattia. Per un’azienda farmaceutica è uno scenario catastrofico. Preferirà investire in medicinali da assumere per lunghi periodi.
Nel suo libro “La guerra dei farmaci: perché costano così tanto?” (uscito nel 2004), Dirk Van Duppen, militante del Ptb e medico, mostra già come la battaglia sui farmaci “stellati” e più venduti è condotta a danno della sanità pubblica. Invece di investire nei vaccini contro Sars, Pfizer ha continuato in questa politica. All’inizio del secolo, un quarto delle vendite di Pfizer consistevano in un solo prodotto: l’inibitore di colesterolo Lipitor.
2. PER PRODURRE RAPIDAMENTE UN VACCINO BISOGNA BLOCCARE IL LIBERO MERCATO
Da marzo in poi, lo sviluppo del vaccino contro Covid-19 ha viaggiato su tempi record. Questo non è accaduto grazie alla libera concorrenza. Al contrario, è stato necessario inibire, bloccare, il libero mercato.
La Commissione europea, infatti, definisce la sua strategia di vaccinazione contro il coronavirus “riduzione dei rischi” poichè il rischio d’investimento è stato trasferito dalle imprese al governo. La commissione ha acquistato vaccini quando non erano ancora stati sviluppati del tutto. Se il vaccino non fosse stato ultimato, questi soldi andavano persi. L’impresa privata non ha corso praticamente alcun rischio.
È soltanto perché il governo ha eliminato il rischio d’impresa che i vaccini hanno potuto essere sviluppati così rapidamente. Una casa farmaceutica preferirà non iniziare la produzione prima di essere certa che il vaccino è efficace, sicuro, e che quindi potrà essere commercializzato. Il rischio legato all’investimento è troppo elevato. Visto che prevale la profittabilità finanziaria e non il bisogno sociale, le aziende non passano allo step successivo nella sperimentazione se non hanno totale certezza su quello precedente.
È una delle ragioni per cui lo sviluppo di un vaccino prende spesso molto tempo. Invece di considerarlo come un “rischio legato all’investimento”, come fanno le imprese private, le autorità pubbliche sono partite dalla necessità sociale di avere un vaccino in tempi rapidi, vista la portata della crisi sanitaria ed economica. In questo modo il vaccino è stato prodotto su larga scala ancora prima di averne la certezza dell’efficacia.
Negli Stati Uniti, tempio mondiale del capitalismo, si è prodotta una dinamica simile. Il gigante Pfizer si vanta di non aver ricevuto finanziamenti pubblici per lo sviluppo del suo vaccino. Questo non è vero, dato che la Pfizer possedeva un vaccino messo a punto da BioNTech, una società tedesca, con il sostegno delle autorità tedesche. Poiché BioNTech da sola non aveva a disposizione l’infrastruttura necessaria per testare e produrre il vaccino, è caduta come un frutto maturo nelle mani del colosso farmaceutico.
Il governo americano ha fatto un ordine di più di due miliardi di euro prima che iniziassero gli studi clinici. Lo stesso vaccino di Moderna è stato sviluppato al 99,9% grazie a fondi pubblici. Il restante 0,1% – cioè un milione di dollari – è stato donato dalla cantante Dolly Parton (e non dall’industria farmaceutica).
3. CHI DICE CAPITALISMO DICE VACCINI PIU’ CARI
Si dice che, in regime capitalista, la libera concorrenza garantisca prezzi più bassi. I vaccini contro il Covid-19 mostrano il contrario. Sebbene il settore privato non ha investito e il rischio sia stato assunto dalla collettività, i brevetti e la proprietà intellettuale restano in mano alle aziende.
Questo significa che le imprese private decidono da sé le quantità da produrre e il prezzo a cui venderle. È come se, dopo aver pagato la progettazione di una sedia, la sua produzione e il rischio incorso nell’utilizzo, dovreste ancora pagare ogni anno per sedervici sopra.
Il governo e le multinazionali farmaceutiche tengono segreto il modo in cui questo prezzo è determinato. È tutto negoziato nelle retrovie. I contribuenti non hanno il diritto di sapere esattamente quanto costa acquistare il vaccino. I prezzi trasparenti permetterebbero alle autorità di innescare la concorrenza tra i produttori. Perché non utilizzare il prezzo del vaccino più basso per far abbassare quelli più cari? Per i nostri governanti e per l’industria farmaceutica non se ne parla.
Quello che sappiamo è che gli accordi si sono chiusi coi soldi pubblici. Cioè i nostri. La “volontà di pagare” è un principio importante. Quanto un paese è disposto a pagare per aver accesso a una cura? Un altro punto cruciale è, senza dubbio, il margine di profitto.
L’ad di Pfizer l’ha ammesso del resto pubblicamente. Ha giudicato “fanatica e radicale” la pretesa che le aziende non debbano fare profitti sul vaccino. Il fatto che i profitti degli azionisti siano sovvenzionati dai soldi dei contribuenti per lui non rappresenta un problema.
Visto che, per quasi tutti i vaccini contro il Covid-19, la ricerca, lo sviluppo, l’espansione della capacità produttiva e i rischi finanziari (compresi quelli non noti), sono ampiamente coperti dal denaro pubblico, i contribuenti, al momento dell’acquisto, in realtà pagheranno questo vaccino per la terza o quarta volta.
Siamo chiari: reinvestire i profitti nelle cure essenziali non è la priorità delle case farmaceutiche. Nel 2019, le riviste scientifiche hanno rivelato come le case farmaceutiche sono divenute colossi finanziari, per i quali la salute è secondaria.
Tra il 1999 e il 2017, undici grandi aziende farmaceutiche hanno realizzato profitti per più di 1000 miliardi di euro. Più del 90% di questa somma è andato agli azionisti. Secondo l’analista Peter Cohan di Forbes, il produttore Moderna potrà contare su 34 miliardi di dollari (ossia circa 28 miliardi di euro) di redditi aggiuntivi l’anno prossimo. Pfizer-BioNTech, secondo la CNN, su 20 miliardi di dollari (circa 16 miliardi di euro). Secondo il Guardian, il profitto tratto dal vaccino supera di gran lunga quello del prodotto più venduto da Pfizer, un vaccino contro lo pneuomococco.
4. NESSUN VACCINO PER I PAESI POVERI FINO AL 2023!
Nel secolo scorso, la poliomelite, una patologia infettiva grave e molto contagiosa, ha mietuto moltissime vittime. Negli anni ’50, il ricercatore americano Jonas Salk ha scoperto un vaccino per questa malattia. Quando gli è stato chiesto chi detenesse il brevetto per la sua invenzione, Salk ha risposto: “il popolo. Non ci sono brevetti. Voi potreste brevettare il sole?”. E così il vaccino contro la poliomelite è entrato – senza brevetti – nel mercato internazionale, permettendo di sradicare completamente la malattia in numerose regioni del mondo.
Supponiamo che le aziende decidano, oggi, di liberare la produzione, socializzando il brevetto, come fece il ricercatore americano Jonas Salk con il suo vaccino contro la polio. A quel punto si potrà lanciare una produzione massiccia in India, Brasile, nell’Africa del Sud, invece del solo comune fiammingo di Puurs a fare da hub.
Questo permetterebbe a molte persone di avere accesso rapidamente al vaccino. È importante. In caso di pandemia, nessuno è al sicuro finchè non lo siamo tutti nel mondo. Perciò è necessario diffondere i vaccini sicuri ed efficaci il più largamente possibile.
Il fatto che si tratti di un nuovo tipo di vaccino (“RNA messaggero”) potrebbe favorire questo processo. I vaccini potrebbero essere prodotti più rapidamente e più facilmente, in impianti più piccoli e meno costosi dei vaccini tradizionali.
Ma il capitalismo non segue questa logica. Si dice che il capitale si basi sulla libera concorrenza. Ma i brevetti e i diritti di proprietà intellettuale annullano questa concorrenza e conferiscono a una o più aziende il monopolio sul vaccino. I diritti di proprietà intellettuale limitano dunque la produzione e la disponibilità di vaccino.
Intanto, i paesi occidentali hanno rapidamente comprato gli stock disponibili. Per molte persone nei paesi più poveri il vaccino non sarà disponibile prima del 2023. A settembre, Oxfam ha suonato il campanello d’allarme perchè alcuni paesi ricchi avevano già acquistato più della metà dei vaccini disponibili. Così, sempre secondo Oxfam, in quasi 70 paesi poveri, dall’Afghanistan all’Ucraina, dal Burundi allo Zimbawe, solo uno su dieci avrà diritto al vaccino nel prossimo anno. Documenti interni al CoVax (l’organo globale per l’accessibilità al vaccino contro il Covid-19) fanno intendere che miliardi di persone dovranno attendere fino al 2024.
5. ESSERE TRA I PRIMI AD AVERE IL VACCINO FRUTTA DI PIU’ CHE AVERE IL VACCINO MIGLIORE
La concorrenza tra le multinazionali rallenta lo sviluppo di un vaccino di qualità. Prendiamo i vaccini di Pfizer e Moderna. Sono entrambi basati sulla tecnologia a RNA. Il primo deve essere conservato a -70°C. Una temperatura più bassa che in Antartide. Il secondo a -20°C. Il fatto che siano necessarie due dosi, che devono essere conservate a una temperatura così bassa, rende il vaccino Pfizer – primo in assoluto sul mercato – inadatto alle campagne vaccinali mondiali su larga scala. Oltretutto, la logistica dei due vaccini deve essere organizzata in maniera diversa.
Se Moderna avesse condiviso la sua tecnologia, non avremmo bisogno di super congelatori. Ci troviamo con due vaccini simili (entrambi a RNA) per i quali dobbiamo seguire due protocolli differenti. La logica capitalista della concorrenza si rivela completamente inefficace.
Per le aziende è più importante essere i primi che lavorare per un vaccino migliore. Una volta approvato, diviene più difficile per le imprese concorrenti sviluppare un vaccino alternativo. In effetti, le altre devono dimostrare che l’efficacia del loro prodotto non è inferiore a quella del prodotto già verificato.
Anche se ci sono prodotti meno cari, più facili da produrre e da distribuire.
L’approvazione rapida dei vaccini ostacola lo sviluppo di prodotti concorrenti e potenzialmente migliori.
L’ALTERNATIVA: VACCINO BENE COMUNE!
Sia prima che durante la pandemia, il capitalismo ha frenato l’accesso rapido e di massa al vaccino. Ma potrebbe andare diversamente. Supponiamo che sia un consorzio pubblico a mettere a punto la strategia vaccinale. Così, probabilmente si deciderebbe di sviluppare non uno, ma più vaccini, tali da non tenere tutte le uova in un solo paniere. I vaccini differenti potrebbero essere testati nel mondo intero e comparati. Con i vaccini pronti, si potrebbe decidere di destinarli a categorie ben precise, proseguendo intanto lo studio sugli altri vaccini candidati. Chiunque avrebbe la possibilità di produrre un vaccino, in tutto il mondo. E se, in futuro, venissero sviluppati vaccini migliori, si potranno prendere nuove direzioni. Così facendo si potrebbe garantire che l’intera popolazione sia protetta nella maniera più sicura, efficace e meno costosa possibile.
Togliere il vaccino dalle mani delle multinazionali farmaceutiche presenta un ulteriore vantaggio. Lo scetticismo intorno ai vaccini non si deve tanto a una mancanza di fiducia nella scienza o nel medico curante quanto alla diffidenza nei confronti di un’industria farmaceutica che mette i profitti davanti alla salute. Il popolo, ma anche i medici, si interrogano su questo. Quando si tratta di vaccinare milioni di persone, la fiducia è fondamentale. Mettere il vaccino sotto controllo pubblico e dire chiaramente che nessuno ne trarrà profitto può contribuire a rafforzare questa fiducia.