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Storia dell’ospedale di Verduno e situazione sanitaria nel territorio di Alba-Bra ai tempi dell’epidemia da COVID 19

Parlare dell’ospedale di Verduno e della sua storia è non solo emblematico di come in Italia sia stata e sia, a tutt’oggi, concepita la gestione della sanità, ma anche in senso lato, di quali siano le logiche che ispirano l’agire di tanti uomini delle istituzioni, impegnati ad amministrare la “res publica”, del loro grado di consapevolezza, competenza e senso civico nel compiere le scelte inerenti gli incarichi che rivestono,di quanto siano ponderate e ispirate a principi di onestà e trasparenza le strategie adottate in materia di gestione del denaro pubblico, dei beni collettivi, non ultimo il patrimonio ambientale.

La storia dell’ospedale di Verduno tutto questo ci racconta, una storia non facile da ripercorrere, incidentata, ricca di aspetti ancora da chiarire.

Eccone per sintesi le tappe più significative, onde averne un quadro d’insieme:
  • 1993 Si costituisce nel territorio dell’albese il comitato promotore a sostegno della realizzazione dell’opera, già concepita come maxistruttura e polo sanitario d’eccellenza.
  • 1995 L’assemblea dei sindaci approva lo studio di fattibilità eseguito dall’Istituto di ricerca sanitaria Cersa; I primi cittadini Enzo De Maria (Ppi) di Alba e Franco Guida (FI) di Bra danno mandato al dirigente dell’ASL (ruolo in cui tra il 1994 e il 1998 si alternano Giovanni Monchiero, Francesco Morabito e Silvio Beoletto) di acquistare il terreno per costruire.
  • 1998 Il Comune di Alba procede all’acquisto del terreno (dal libro”Torino e il Piemonte: quello che non si osa dire” di Antonio Giangrande), scelto dall’architetto Ferruccio Bianco, responsabile unico del procedimento (RUP) e lo dona all’ASL. Sono 302.000 mq in località Pradonio nel comune di Verduno. Il terreno è soggetto a dissesto idrogeologico e il piano regolatore di Verduno definisce l’area non edificabile. Il geologo Orlando Costagli, interpellato, non sottoscrive la fattibilità dell’opera, ma in regione (amministrazione Ghigo – FI) oscure modifiche mutano carte e argille e legittimano l’opera.
    L’appezzamento fa parte di un territorio a ricca varietà di flora e fauna, tipica delle zone prospicienti le rive del Tanaro, l’impatto ambientale di una simile opera sarà prevedibilmente devastante.
    Questa premessa è importante per comprendere come certe scelte siano possibili grazie anche alla connivenza della società civile, complice la mancanza di informazione, trasparenza e coinvolgimento da parte delle istituzioni, riguardo decisioni tanto importanti.La spesa per l’acquisto del terreno, allora in lire, ammonta ad un totale equivalente a 4.000.000 di euro.
    All’epoca si diceva che la vendita fosse stata più che altro redditizia per l’istituto diocesano, in realtà l’appezzamento della curia che rappresentava un decimo del lotto, fu pagato a meno di un terzo di quello che venne pagato agli altri proprietari (circa 200).
    Poche le isolate voci di protesta che si levarono contro l’opera, tra esse ricordiamo quelle di Carlin Petrini, dell’architetto Mariano Sartoris, del giornalista dell’Espresso Roberto Di Caro, del geologo Riccardo Torri, del giornalista ambientalista Fabio Balocco
  • 2003 B.U. n 43 della Regione: compare il decreto del Presidente della Giunta Regionale 17 ottobre 2003 n. 126 con l’accordo di programma per realizzare l’ospedale. Viene dunque indetta la gara d’appalto.
  • 2005 La neocostituitasi MGR Verduno 2005 spa. vince la gara d’appalto; i soci della neosocietà sono la Maire Technimont spa, socio di maggioranza per il 60%, la Rosso spa costruttori di Milano per il 36% , la Gesto spa di Milano per il 4%. I lavori vengono affidati alla MGR Verduno spa con un contratto di financial project. Lo Stato finanzierà l’opera per 95.000.000 milioni di euro, la MGR Verduno contribuirà per 15.000.000 di euro. A lavori ultimati la società gestirà servizi vari all’interno dell’ospedale per 10.000.000 di euro l’anno per 20 anni. Parte lo sbancamento della collina.
  • 2007 Iniziano i lavori della struttura e i costi iniziano a lievitare per la franosità del terreno, trasformandosi in una voragine per le casse pubbliche. Si devono piantare nel terreno 900 plinti in cemento armato larghi 1,80 m e profondi 30 m e una diga in cemento armato lunga 260 m, larga 7,3 m e profonda 6 m, solo per sostenere la struttura.
  • 2008 Si costituisce la fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra Onlus per la raccolta fondi a sostegno dell’opera. L’obiettivo è raggiungere almeno 15.000.000 di euro.
    Intanto negli anni a seguire l’opera procede a rilento con periodiche interruzioni, dato il lievitare dei costi e i ritardi nei finanziamenti.
  • 2014 Il M5S presenta un doppio esposto alla Corte dei Conti e alla Procura di Asti per fare luce sulla infausta scelta del sito e sul continuo aumento dei costi.
  • 2016 la Procura archivia l’esposto mentre la Corte dei Conti( La Stampa 20 luglio 2016) nomina tre consulenti tecnici per valutare la situazione. Avranno tempo fino a maggio 2017 per consegnare le loro valutazioni che evidenziano come il danno erariale ci sia stato. La Corte dei Conti, tuttavia, non riconosce responsabilità.
  • 2019 Maggio: la concessionaria MGR è disponibile a dichiarare l’atto di chiusura dei lavori e la consegna dell’ospedale, partiranno intanto le gare per gli arredi.
  • 2019, 3 luglio (da Gazzetta d’Alba) Indetta udienza nel corso della quale la Procura della Corte dei Conti procede alla parificazione del bilancio regionale che risulta sceso da 7,5 a 6,6 miliardi di debito. Negativo il parere del Procuratore Giancarlo Astegiano sull’ospedale di Verduno. Il costo complessivo dell’opera è lievitato a 220 milioni di euro e rotti. Il privato ha contribuito per soli 17.581.000 di euro.
  • 2019, 12 settembre, mentre all’interno dell’ospedale proseguono i lavori di completamento, sorgono problemi di stabilità in una zona posta a valle del grande contenitore di cemento dove è stata stoccata un ‘enorme quantità di materiale di risulta, rimosso dallo sbancamento della collina. Nuova spesa per la messa in sicurezza che “potrebbe raggiungere cifre importanti”(da “targatocn.it”, quotidiano on line della provincia di Cuneo)
  • 2019, 21 settembre L’opera è ufficialmente terminata e il suo costo ammonta a 233 milioni di euro; dall’ASL CN2 e dalla Regione il nuovo ospedale viene orgogliosamente descritto come una struttura di ultima generazione riguardo ecosostenibilità e impiego di nuove tecnologie
  • 2019, 17 novembre (Da Gazzetta d’Alba) Il gruppo internazionale Maire Technimont, quotato in borsa a Milano, annuncia la vendita di MGR Verduno 2005 spa a HISI, finanziaria con sede a Milano che è posseduta da Ardian, un fondo di investimento che gestisce in tutto il mondo 96 miliardi di dollari per conto di APG, la più grande organizzazione di previdenza olandese (https://www.mairetecnimont.com/it/media/comunicati-stampa/maire-tecnimont-firma-laccordo- relativo-alla-vendita-di-mgr-verduno-2005-la-societa). Il direttore generale dell’ASL, dott. Veglio, cade dalle nuvole e dichiara”siamo stati informati alla vigilia dell’operazione, sono in corso valutazioni con i legali per capire la validità della concessione. L’ASL dovrà esprimere un parere su questa operazione. Il rapporto resta con la MGR Verduno che nel 2005 ha firmato il contratto e adesso ha cambiato proprietà”
  • 2019, 11 dicembre (da “Redazione ideawebtv.it) In Consiglio Regionale l’ex sindaco di Alba Maurizio Marello fa notare con un’ interpellanza che, per raggiungere il nosocomio sono indispensabili la predisposizione e il finanziamento di nuove linee di trasporto pubblico su gomma da Alba-Bra in direzione di Verduno, capaci anche di intercettare le esigenze di un vasto bacino qual è quello di Langhe e Roero. Risponde l’assessora alle politiche sociali Caucino la quale dichiara che queste esigenze possono essere soddisfatte, anche se è ancora difficile fare valutazioni precise sull’afflusso dell’utenza e che la Regione Piemonte è pronta a garantire un servizio di base per quando l’ospedale aprirà, (si noti, servizio non gratuito, per il quale, in ogni caso, chi se ne serve pagherà il biglietto) La spesa prevista potrebbe variare dai 200 ai 600 mila euro da condividere, via via che si implementerà la necessità, con il bacino di riferimento e cioè la provincia di Cuneo. Marello commenta: “Risposta evasiva, soprattutto riguardo al fatto che le linee siano già state concretamente finanziate ….l’ospedale non si può aprire senza un servizio di trasporti adeguato ….” Dimenticando tuttavia gli impegni disattesi in merito alla realizzazione di una viabilità adeguata alle esigenze dell’ospedale di Verduno, che proprio nel corso della precedente legislatura si erano assunte le forze politiche a capo delle istituzioni (per la cronaca il dottor Maurizio Marello-PD-, rivestì la carica di sindaco di Alba dal 2009 al 2019, mentre il dottor Sergio Chiamparino-sempre targato PD- fu presidente di Regione dal 2014 al 2019).Ma, servizi di trasporti a parte, è evidente a tutti come, ad oggi, risulti ancora insoluto il problema delle rete stradale, decisamente insufficiente a servire adeguatamente il nuovo ospedale, situato in una zona rurale piuttosto isolata e unicamente servita dalla campagnola strada provinciale n 7 alla quale l’ospedale si collega tramite un’unica strada d’accesso che si inerpica sulla collina e sotto il cui manto di bitume si era progettato addirittura di far correre serpentine che, scaldandosi, fossero in grado di sciogliere l’eventuale ghiaccio formatosi nei mesi invernali, perché, data la pendenza, fosse facilmente percorribile. Non è uno scherzo! Si pensò pure alla soluzione “cabinovia” (favorevole l’allora sindaco Marello) per raggiungere il nuovo ospedale, quasi fosse una pista da sci!! (https://www.lastampa.it/cuneo/2017/03/11/news/una-cabinovia-per-raggiungere-da-santa- vittoria-d-alba-il-nuovo-ospedale-di-verduno-1.34633786)

    Nella programmazione di rientro delle spese si stabilisce di vendere all’asta i vecchi nosocomi, scelta molto opinabile dato che sono strutture funzionanti e adeguatamente predisposte a recepire attività di tipo sanitario. Logica vorrebbe che, quantomeno, vi venissero trasferiti tutti quei servizi allocati in edifici per i quali l’ASL paga lauti canoni d’affitto. Nei vecchi ospedali poi potrebbero trovare spazio adeguato ed anzi essere potenziati tutti i servizi di medicina del territorio, finora fortemente penalizzati (PS, laboratorio analisi, centro prelievi, consultorio familiare, CIM, medici di CA, URP, medicina del lavoro e SPRESAL, centro prenotazioni, ambulatori specialistici, medicina preventiva …..) e diventare sede di Distretto che coordini in modo realmente funzionale l’attività dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e dei medici di guardia con i suddetti servizi.

  • 2020, 15 gennaio è indetta l’asta di vendita dei due edifici e del poliambulatorio di Bra a un prezzo sottostimato, l’asta però va deserta. Scoppia intanto la crisi legata al COVID 19 che, come in tutta Italia fa emergere le gravi carenze di un sistema sanitario che si dimostra in grave difficoltà ad affrontare le emergenze legate alla medicina del territorio e orientato ormai da troppo tempo a privilegiare i così detti grandi poli di eccellenza sanitaria (come appunto vorrebbe essere anche l’ospedale di Verduno), che, fiore all’occhiello di una medicina sempre più privatizzata, sfruttando le risorse dello Stato in un connubio per quest’ultimo, ormai sotto gli occhi di tutti, gravemente penalizzante, tende a soddisfare gli interessi economici del “business plan” del mercato della salute, orientato a svilupparsi su scala globale e sempre più indifferente all’offerta di un servizio di prossimità alla popolazione, legato al sostegno della non autosufficienza, della cura a domicilio e della prevenzione.Nei concitati giorni che seguono la dichiarazione ufficiale da parte dell’OMS del dilagare della pandemia, anche all’ASL CN2, come in tutta Italia, assistiamo a un drammatico e difficilissimo riassetto del servizio sanitario e dell’assistenza ai cittadini: gli ambulatori dei medici di base trasformati in cittadelle di difficile accesso con cui si comunica con relativa facilità solo se dotati di telefono e mezzo informatico, sale d’attesa e visite (intese come esame fisico dei pazienti, sia in studio che al domicilio) pressoché abolite. In ospedale le visite e gli esami programmati che non rivestano caratteri di urgenza, sono sospesi; ambulatori e servizi sono riconvertiti, insieme ad altri reparti di degenza, all’accoglienza, cura e assistenza dei malati affetti da COVID 19. Gli ospedali di Alba e Bra si palleggiano i pazienti: ad Alba si predispongono 90 letti per malati di COVID mentre a Bra vengono trasferiti i pazienti del reparto di medicina diAlba. Intanto il 20 marzo la giunta Regionale, senza adeguato preavviso ai sindaci di Bra e Alba, decide per l’immediata chiusura del pronto soccorso di Bra (due articoli qui e  qui).

    I tamponi sono centellinati ed eseguiti limitatamente ai soli casi di pazienti con sintomatologia. Nessuna indagine di laboratorio viene messa in atto per mappare la diffusione dell’epidemia, come ne vorrebbe un approccio razionale alla gestione.

  • 2020, 31 marzo, nominato commissario straordinario il Dottor Monchiero, l’Ospedale di Verduno viene inaugurato come dedicato al ricovero di pazienti Covid, in fase di remissione della malattia. Basti ad illustrare la situazione, senza ulteriori commenti, il seguente articolo di Repubblica che sottolinea la grave carenza di medici, infermieri, organizzazione e….. materassi….. https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/04/20/news/verduno_il_nuovo_ospedale_del_piemonte_e_ senza_medici_sos_alla_protezione_civile-254545282/. In tutto, a Verduno, sono stati accolti tra i 50 e 60 pazienti.
  • 2020, 29 aprile Monchiero,dopo la breve ma intensa esperienza di Verduno, si dimette dall’incarico di commissario straordinario per essere nominato presidente del neonato gruppo di lavoro di esperti a supporto dell’assessorato regionale, per valutare e formulare proposte di miglioramento dell’assistenza ospedaliera.
  • 2020, 1 maggio Da “la Stampa” “Per il presidente Cirio, «con l’avvio della Fase 2 inizia il graduale trasloco dei pazienti Covid dell’ospedale di Verduno, che si appresta a ospitare le normali attività ospedaliere dell’Asl Cn2». Il cronoprogramma prevede di iniziare già l’11 maggio con il trasferimento nel nuovo nosocomio del reparto di Medicina Interna di Bra. Il passo successivo potrebbe essere il trasferimento, sempre da Bra, di Chirurgia e poi delle altre strutture anche da Alba, per arrivare a una piena operatività di Verduno a luglio.
  • 2020 11 maggio da Gazzetta d’Alba. Con grave ritardo sulla tabella di marcia giunge la notizia che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha sbloccato i fondi utili a realizzare le varianti (compreso terzo ponte sul Tanaro, opera anche questa costosa, a grave impatto ambientale e sulla cui reale utilità si nutrono comunque seri dubbi) che dovrebbero consentire di rendere più agevole e veloce il collegamento dei cittadini di Alba e Bra con il loro ospedale, attualmente, come già fatto notare, servito da una rete stradale assolutamente inadeguata. Per l’attuazione del progetto sono stati stanziati 25 milioni di euro.E intanto, quale sorte attenderà i due vecchi ospedali?. Ci auguriamo che, alla luce degli insegnamenti che ci vengono dalla triste esperienza dell’epidemia da COVID, si desista dal volerli cedere al capitale privato e vengano utilmente impegnati per implementare e potenziare servizi utili alla medicina del territorio e di prossimità al cittadino, integrandolo in modo adeguato e funzionale, con il servizio ospedaliero, ma per far questo la gestione delle strutture preposte alla tutela della salute di tutti deve essere pubblica in toto, non asservita all’interesse del capitale privato e ad alto rischio di diventare facile preda di speculazioni finanziarie.
  • 2020 26 maggio, incredibilmente e come se la pandemia non ci fosse mai stata, l’assessore regionale alla sanità Icardi dichiara «Non è possibile riaprire il pronto soccorso a Bra, semplicemente perché oggi manca l’ospedale». Da Gazzetta d’Alba https://www.gazzettadalba.it/2020/05/icardi-non-riaprira-il-pronto-soccorso-di-bra/

In conclusione, da cittadini consapevoli dei propri doveri, ma anche dei propri diritti si chiede alle istituzioni preposte: vertici della dirigenza dell’ASL, sindaco e autorità cittadine, la massima trasparenza e coinvolgimento della popolazione in merito a

  1. scelte che interessino la gestione e l’implementazione dei vari servizi offerti in ambito sanitario, anche a livello territoriale e di medicina di prossimità
  2. la destinazione dei due ospedali Santo Spirito di Bra e San Lazzaro di Alba
  3. la tipologia di contratto che intercorre tra l’ASL,. la società MGR Verduno 2005 spa e la holding internazionale HISI, per la gestione dell’ospedale di Verduno, di cui, in seguito al prevalere all’onore delle cronache delle vicissitudini legate all’epidemia di COVID 19, non si hanno più avuto notizie ufficiali.
  4. il ripristino, con priorità assoluta, del Pronto Soccorso del Santo Spirito di Bra ed il mantenimento di quello, tutt’ora in funzione, del San Lazzaro di Alba.Il servizio di PS infatti è indispensabile per il buon funzionamento di Distretti Sanitari importanti. quali quelli vocati a presidiare la medicina del territorio delle città di Alba e Bra, con particolare riferimento all’attività di “triage” la quale, in considerazione della sua specificità, non può altro che svolgersi in strutture di prossimità, ben inserite nel contesto cittadino e facilmente raggiungibili, anche in carenza di mezzi di trasporto, dalla gran parte della popolazione.
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