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IL DPCM FERMA LE ATTIVITA’ NON NECESSARIE: PERCHE’ I CALL CENTER RIMANGONO APERTI?

È sabato sera (21 marzo) quando, in diretta televisiva, il premier Conte annuncia la necessità di dare una stretta ai comportamenti adottati fin’ora per bloccare i contagi da COVID-19.

Finalmente le nuove misura indicano una strada da seguire che è orientata verso il blocco della attività lavorative legate alla produzione ed erogazione di servizi non essenziali.

Troppi i morti e i contagi avvenuti sui posti di lavoro, troppi i focolai di contagi in quelle regioni e province di Italia dove si concentra il maggior numero di attività produttive, troppi gli scioperi e le proteste avvenute a macchia di leopardo in tutta la penisola. Proteste spontanee, spesso disorganizzate e che il più delle volte hanno spinto i sindacati a esigere dalle aziende il rispetto delle richieste operaie.

Stop di tutte le attività non essenziali, però attenzione: questo stop non vale per tutti. Non c’è, ad esempio, fermo per un settore, che attualmente vede impegnati in Italia 79mila dipendenti e che rappresenta un terzo del PIL italiano: non c’è, cioè, fermo per i call-centre.

Il call-centre, il lavoro agile per eccellenza, quello dove si lavora su turni, dove i dipendenti vengono spalmati sulle varie commesse, quello dove se in una sede i lavoratori protestano e rivendicano miglioramenti, l’azienda minaccia di spegnere queste proteste chiudendo sedi e aprendone di nuove in altre regioni o province in Italia, o nel resto del mondo, dove la forza lavoro costa meno.

Un lavoro per il quale è necessario un computer, una rete internet e dispositivi elettronici come cuffie e microfoni, dovrebbe essere il primo settore produttivo in cui poter attuare lo smart-working, in linea con le direttive del decreto Resto a Casa. Invece, ad oggi – mentre scriviamo – tutti i call centre, a prescindere dal reale servizio telefonico fornito, vengono considerati attività “essenziale”. Non si specifica che, tutt’al più, “essenziale” possa esser considerato solo il call centre che svolge attività inbound, che fornisce un servizio per risolvere un guasto o per dare informazioni a chi, ad esempio, richiede prestazioni all’INPS. Tutte le altre funzioni vogliamo davvero pensare siano “essenziali” e per questo impossibili da fermare?

Da quando abbiamo attivato il servizio Telefono Rosso, per raccogliere segnalazioni e fornire assistenza telefonica per i lavoratori in difficoltà, abbiamo ricevuto decine di telefonate da parte di lavoratori e lavoratrici dei call centre da più parti di Italia, preoccupati perché costretti ad andare a lavoro in condizioni di non sicurezza.

Sono diverse le aziende denunciate in queste telefonate, e tutte ci raccontano delle medesime condizioni: smart-working non attivato, turni lavorativi rimasti invariati, servizi di accesso alla struttura con “assembramenti” di persone in entrata e in uscita, postazioni lavorative condivise ad ogni cambio turno senza igienizzazione (né ordinaria, né straordinaria). Postazioni occupate a scacchiera – nel migliore dei casi! – o a distanza ravvicinata, in un contesto lavorativo dove è la voce e l’interazione con un microfono l’attività preponderante. Dispositivi di sicurezza come le mascherine, ormai una rarità o un bene di lusso, fornite solo ai team leader, o a i quadri dirigenti.

Casi di tamponi positivi sono già stati segnalati nel call centre di Almaviva a Palermo, in quello di Comdata a Marcianise nella provincia di Caserta, aziende obbligate alla chiusura per permettere la sanificazione degli ambienti ma per i quali si prevede il rientro a lavoro senza variazione alcuna.
Ora che è morto anche un giovane lavoratore di un call centre romano, Emanuele, di soli 34 anni, è ancor più necessario l’obbligo – e non il semplice invito – di ricorrere allo smart working per le sole attività essenziali e necessarie, e la chiusura di tutti i call centre non legati a queste attività.

PER LE SEGNALAZIONI AL TELEFONO ROSSO CHIAMA
Dalle 11,30 alle 13,00 – 3283965965
Dalle 13,00 alle 15,00 – 3208719037
Dalle 18, 00 alle 19,30 – 3519675727
Dalle 19,00 alle 20,30 – 327 2979156
OPPURE SCRIVI A
rete.camere.lavoro@gmail.com

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