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DANA LIBERA! NOTAV LIBERI!

La storia di Dana Lauriola è la storia di una vergogna di Stato.

Dana è stata arrestata all’alba dello scorso 17 settembre. Sono andati a prenderla e prelevarla da casa sua, a Bussoleno.
D’altronde gliel’avevano promesso.

Perchè arrestare Dana?

Dana fa parte della comunità di migliaia di persone che vivono in val di Susa e da trent’anni combattono contro la realizzazione del TAV Torino – Lione.
Dana non è una criminale, non è una persona pericolosa: è, semplicemente, una donna che lotta. E in questo paese fa storcere il naso a tanti.
Perchè viene arrestata? Per una questione ridicola.
Il 3 marzo 2020, sull’autostrada Torino-Bardonecchia, centinaia di attivisti Notav protestano con un’azione dimostrativa.
Il tutto dura 20 minuti, ed è assolutamente pacifico, nessuno viene danneggiato nemmeno lontanamente: una decina di attivisti blocccarono l’accesso ad alcuni caselli con un nastro adesivo.
Dana, insieme ad altri con bandiere e striscioni, spiegava al megafono le ragioni di quella protesta, parlava con gli automobilisti, i passanti.

Cosa prevede il codice civile per un reato del genere?

Una pena di QUINDICI GIORNI!
Invece il Tribunale di Torino, dopo 8 anni, è andato a prendere Dana, rifiutandole tutte le misure alternative, condannandola a DUE ANNI DI CARCERE.

Si legge, tra le varie motivazioni, che Dana non avrebbe mai manifestato “pentimento”, non si sarebbe allontanata dal movimento notav negli anni né dalla sua casa di Bussoleno dove “potrebbe proseguire la propria attività di proselitismo e di militanza ideologica“.

Se non è vendetta questa, cos’è?
Sul caso di Dana ha preso parola anche Amnesty International, secondo cui “esprimere dissenso pacificamente non può essere punito con il carcere”.
Raccontiamo la storia di Dana, chiediamone la liberazione a gran voce. Non fingiamo che non accada, non voltiamoci dall’altra parte.
Sosteniamola e aspettiamola a braccia aperte, insieme a tutte le donne e gli uomini che in questo momento sono rinchiusi in carcere per aver disobbedito a leggi ingiuste, a provvedimenti mortiferi.

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