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Report Tavolo Giustizia, Repressione e Carcere – Inventare l’avvenire!

Questo governo mostra sempre più palesemente il suo lato più autoritario, e la repressione del dissenso e delle lotte sociali costituisce un aspetto centrale delle politiche in atto, come testimoniano i provvedimenti contro i migranti e contro chiunque voglia portare avanti manifestazioni di dissenso, o come dimostrano provvedimenti come la legittima difesa che rafforza l’idea di un diritto a servizio della tutela della proprietà più che delle persone. Tuttavia, questi provvedimenti non sono lontani da quelli del governo precedente: in molti casi, infatti, Salvini ha concretizzato o rafforzato progetti e leggi già introdotte dalla precedente gestione Minniti (su tutti, il codice per le ong, oppure il daspo urbano). L’azione di questo e dei precedenti governi scardina di fattogli elementi fondamentali dello Stato di diritto facendo della giustizia un “premio” riservato a quei pochi che possono sfuggire a un diritto sempre più punitivo nei confronti degli sfruttati, dei poveri, degli immigrati ed emarginati,contro i quali la politica istituzionale mostra il suo lato più feroce.
Sulla base della condivisione di questi presupposti, nel corso della due giorni a Napoli abbiamo proceduto a individuare gli ambiti di intervento più urgenti e più importanti, e abbiamo stabilito alcuni punti condivisi attorno ai quali portare avanti il lavoro dei prossimi mesi.

I lavori del Tavolo si sono aperti con l’intervento della “Rete di solidarietà”di Napoli che sta portando avanti un progetto di volontariato nel carcere di Poggioreale. Questo progetto è particolarmente interessante perché ha l’obiettivo di favorire una presa di coscienza da parte dei detenuti riguardo alle vere cause che determinano la carcerazione di soggetti che,il più delle volte,hanno subito (e continuano a subire) l’emarginazione da sempre riservata a chi proviene dai settori socialmente ed economicamente svantaggiati. Infatti, nella maggior parte dei casi, sono proprio le condizioni sociali a portare centinaia di migliaia di individui a non conformarsi alle regole imposte dal sistema vigente, basato sulla sacralità/inviolabilità della proprietà privata e sullo sfruttamento selvaggio del lavoro.

Sentiamo fortemente la necessità di valorizzare il lavoro della Rete di solidarietà di PaP anche perché il lavoro che viene fatto a stretto contatto con i detenuti rafforzala lotta contro le gravi condizioni di vivibilità nelle carceri italiane, di cui sono ampiamente noti i dati relativi al sovra affollamento (60 mila detenuti a fronte di una capienza poco più della metà), la grave carenza igienica delle strutture e le gravi carenze del servizio sanitario che determinano inevitabilmente un alto tasso di mortalità (non solo per suicidi da depressione) e di morbilità; e ancora, tra i motivi di sovra affollamento, la irrisoria applicazione delle pene alternative al carcere per via della vulgata ideologica reazionaria della cosiddetta “certezza della pena”, che sostituisce la “certezza del diritto” e che nella sostanza significa carcere e basta.

Il tavolo ha proseguito i lavori con il resoconto dell’assemblea organizzata e svoltasi a Torino il 9 Maggio, “Repressione e lotte sociali al tempo di Minniti e Salvini”. L’iniziativa ha visto anche la partecipazione, attraverso un intervento via Skype,dell’“Osservatorio contro la repressione”.Torino è stata, infatti,negli ultimi tempi, laboratorio di politiche repressive, e questa iniziativa ci ha permesso di dare voce e di offrire solidarietà a chi di recente è stato vittima di attacchi repressivi particolarmente violenti: ricordiamo tutti Lavinia Flavia, la maestra che ha pagato con il licenziamento l’espressione delle sue opinioni, e i cinque compagni tornati dal Rojava che potrebbero subire, insieme a un altro compagno sardo,una misura di prevenzione altamente restrittiva, che si basa su una supposta pericolosità motivata per lo più dalle loro opinioni politiche.

Altra questione affrontata dai membri del Tavolo è stata la necessità di rilanciare le presentazioni dell’opuscolo sul decreto sicurezza di Salvini intitolato “Loro si organizzano e noi?”. Questo lavoro di critica al decreto Salvini è stato il frutto del lavoro di analisi tecnica e politica di alcuni membri interni ed esterni a PaP, e rimane a disposizione di tutti i compagni che intervengono su tematiche e settori toccati dal decreto, ormai diventato legge. La decisione a cui si è pervenuti come Tavolo,è che a breve seguiranno due nuove presentazioni dell’opuscolo a Firenze e a Salerno, impegnandoci a costruire ulteriori iniziative di diffusione e di discussione.

La trattazione di questi aspetti più operativi, ha sempre tenuto presente il quadro generale di un sistema giuridico che ha subito diversi tentativi di riforma, ma che è diventato sempre meno funzionale, anche a causa della progressiva distrazione di finanziamenti devoluti al suo corretto funzionamento, a favore del potenziamento della macchina repressiva o della costruzione di nuove strutture detentive. Se da una parte, dunque, l’accesso al diritto diventa più difficile (aumento dei costi, lungaggini burocratiche, difficoltà ad arrivare alla fine di un processo, scarse possibilità di utilizzo di misure alternative alla detenzione,che favoriscono un reinserimento sociale dell’individuo, proprio per quei soggetti,economicamente e socialmente deboli,che ne avrebbero più bisogno), dall’altra, – se si esce dal contesto penale –si assiste al ricorso sempre maggiore a strumenti extra giuridici per la risoluzione delle controversie, spesso affidati a figure private.Queste pratiche creano uno sbilanciamento del diritto in favore del più forte e favoriscono l’erosione dei più elementari diritti democratici. Tale processo è particolarmente visibile nel diritto del lavoro(dove la figura del mediatore spesso gestisce le controversie tra lavoratore e datore di lavoro) e si traduce in una conferma dell’aspetto di classe dell’esercizio del diritto, e nella progressiva separazione del diritto dalle pratiche volte a costruire la giustizia sociale.

Nei prossimi mesi, il tavolo giustizia, carcere e repressione continuerà il suo lavoro attraverso l’organizzazione di iniziative nazionali, che permettano di riflettere su temi particolarmente rilevanti per la costruzione di un’opposizione sociale.In particolare,siamo impegnati nella costruzione di una iniziativa nazionale a Firenze, sull’introduzione delle zone rosse; probabilmente sullo stesso tema prepareremo un’iniziativa anche a Salerno. In seguito, ci sposteremo a Napoli per un’iniziativa sul carcere, e infine (per ora) costruiremo a Roma un’iniziativa control’ergastolo e il 41bis, auspicabilmente insieme al Movimento anti-penale.
Il 20 Luglio,inoltre, saremo presenti all’iniziativa che ricorda le torture e la violenta repressione di Genova nel 2001, culminati con l’assassinio di Carlo Giuliani. La nostra partecipazione a questi momenti di dibattito nazionale,in particolare l’adesione convinta al Movimento anti-penale e il nostro impegno nella costruzione di questo soggetto,nonché la costruzione di iniziative e di momenti di approfondimento, risponde alla necessità di dar vita aduna vera e propria battaglia pubblica contro la repressione che si perpetua su tutti i livelli, da quello più brutale e visibile, a quello più subdolo e nascosto, ma che ha sempre nei deboli, nei poveri e negli emarginati, il suo bersaglio prediletto.

Per rafforzarci da questo punto di vista, è importante portare avanti nella maniera più larga possibile, insieme a quelle realtà già attive su questi temi, le battaglie per la depenalizzazione dei reati sociali, per l’ampliamento delle misure alternative alla detenzione, per l’abolizione del 41bis e dell’ergastolo,in un’ottica di diritto penale minimo, e per la riaffermazione di istituti come la protezione umanitaria per i migranti.Si tratta di una piattaforma minima che si pone come obiettivo la costruzione di una coscienza pubblica e collettiva che sia di alternativa al giustizialismo diffuso, e che ristabilisca i diritti per ogni persona e per ogni cittadino, rafforzando una lotta per la costruzione di un diritto che si fondi sulla giustizia e non sulla mera applicazione della legalità.

Napoli, 11 maggio 2019

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