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LA CRISI DI GOVERNO: UNO SPETTACOLO INDECENTE

A quanto pare il Governo Draghi è giunto al capolinea, e con lui questa legislatura allucinante. Sì, allucinante, perchè ha tradito in tutti i possibili modi il voto espresso dagli elettori nel marzo 2018, sostanzialmente ignorandolo e componendo governi buoni per ogni stagione: Lega-5Stelle, 5Stelle- Pd-Italia Viva e Sinistra Italiana, fino ad arrivare all’apoteosi: governo di tutti i partiti politici, dal centrodestra al centrosinistra, riuniti intorno alla sacra figura dell’ex capo della banca centrale europea Draghi.

Di motivi per porre fine a questo esecutivo ce ne sarebbero stati tanti, tutti giusti.

Draghi e i suoi non hanno mosso un dito per le classi popolari italiane che stanno soffrendo di un’inflazione e di una speculazione sui prezzi dei beni di prima necessità devastante. Non hanno battuto ciglio davanti ai licenziamenti e all’impoverimento dilagati dopo lo scoppio della pandemia. Non hanno adottato uno straccio di provvedimento valido per mettere al centro la transizione ecologica e la messa in sicurezza ambientale del paese. Nessun salario minimo, nessuna lotta all’evasione fiscale, nessun provvedimento per potenziare scuola e sanità pubblica che vengono da tre anni drammatici.

Il Governo Draghi non è caduto per questo. Ma per squallido opportunismo, inadeguatezza e assoluta mancanza di visione strategica dell’intero arco partitico italiano.

Conte ha dato il là a una guerra di tutti contro tutti. L’equilibrio fragilissimo per cui era stato scelto Draghi – in quanto rappresentante più autorevole, “garanzia” di mediazione soprattutto intorno alla questione spinosissima dei fondi europei – è saltato. Si è frantumata l’alleanza di governo, si sono frammentati i partiti stessi, perdendo singoli o pezzi più o meno rappresentativi.

Conte ha toccato la palla per primo, il centrodestra non ha voluto lasciare a ciò che resta del Movimento 5 Stelle lo spazio di unica “opposizione” al governo proprio nei mesi che avrebbero preceduto le elezioni per la scadenza naturale della legislatura. E così, tra Conte che improvvisamente si riscopriva anticasta, e Salvini che invocava la democrazia, sullo sfondo del pianto perenne di Enrico Letta, si è arrivati alla farsa di ieri in Senato e alle elezioni anticipate nel prossimo autunno, Tragicommedia all’italiana.

Il tutto va in scena mentre alle porte di casa nostra imperversa la guerra da ormai 6 mesi, il paese si impoverisce e i lavoratori perdono potere d’acquisto schiacciati da inflazione e salari bassi. Fuori dal set decadente della politica italiana ci sarebbe tutto da fare, con urgenza, e attenzione. Ci sarebbe, per milioni di persone, da riprendersi in mano la propria esistenza, e farne qualcosa di felice e soddisfacente, insieme.

Però da questo caos c’è una via d’uscita: ricostruire un punto di vista e una rappresentanza delle classi popolari dentro le istituzioni, far sì che il popolo prenda consapevolezza della propria forza e del non aver alternative all’organizzarsi autonomamente. Si può fare, se si mettono in gioco le tante e i tanti che in questi anni non hanno avuto spazio e diritto di parola, se si tengono insieme le realtà pulite e combattive che ogni giorno si prendono cura del paese e dei problemi reali delle persone. Che i non allineati, quelli che non si sono arresi o venduti, quelli che hanno in mente un futuro per l’talia fatto di giustizia sociale e ambientale si mettano insieme per scalzare finalmente questa classe politica indecente…

Non sarà semplice e non sarà scontato ma sarà una vera liberazione!

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