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CULTURA E SPETTACOLO: RIPARTIRE SENZA LAVORATORI?

Lunedì 11 maggio, in seguito alle comunicazioni del CTS riguardo la possibilità di una ripartenza del settore culturale, il Mibact ha voluto incontrare Agis, Federvivo e Anfols per discutere l’ipotesi di una riapertura.

Peccato che sia mancato totalmente il dialogo con le lavoratrici e i lavoratori.

Pensare ad una ripartenza delle attività culturali e dello spettacolo dal vivo, senza coinvolgere direttamente chi opera nel settore, dimostra chiaramente la scarsa considerazione e lo scarso interesse che le istituzioni hanno sempre nutrito riguardo il tema dei diritti e delle tutele di questo comparto.

Riaprire senza aver prima di tutto creato un reddito di emergenza strutturale e inclusivo per il medio e lungo periodo, senza aver varato al contempo un efficace protocollo di sicurezza, vuol dire condannare migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Il pubblico sarà dimezzato, così come il personale e gli artisti che potranno lavorare. Di conseguenza, gli incassi saranno dimezzati ma le spese da affrontare tra sanificazione e dispositivi di sicurezza saliranno. Questo vuol dire che la riapertura non sarà possibile per tutti. Gli esclusi dagli scarsi ammortizzatori sociali varati fino ad ora, insieme a coloro che avranno beneficiato di quel minimo sussidio stanziato, dal 1 giugno, si ritroveranno a rischio, senza reddito né prospettive.

Non ci può essere una riapertura senza aver prima istituito un reddito di emergenza, senza aver discusso le norme per il riconoscimento giuridico e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, senza aver prima ripensato e rivoluzionato l’attuale sistema culturale e dello spettacolo dal vivo che, mai come durante quest’emergenza, si è dimostrato fallimentare.

La corsa alla riapertura, alla produttività, per zittire la mobilitazione di tanti gruppi autorganizzati riuniti in un movimento nazionale, dando un’immagine di ritorno alla normalità, dimostra quanto il profitto sia sempre al centro di tutto e sempre a discapito di chi lavora.

Noi non torneremo sui nostri palchi, ai nostri strumenti, nei nostri musei, nei nostri anfiteatri finché questo sistema di degrado del nostro lavoro non sarà rivoluzionato.

Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo

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