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Criminalizzazione dell’antifascismo e insegnamento

Dopo le cariche di venerdì sera al corteo antifascista in risposta alla sfilata anti-abortista di Forza Nuova la macchina della repressione non si è fermata. Una delle compagne fermate durante il corteo è stata violentemente attaccata domenica dal sedicente giornalista Enrico Ferro del Mattino di Padova. In un inaccettabile articolo viene messa alla gogna dell’opinione pubblica la vita privata di una compagna, e le sue scelte. Viene costruito un mostro da dare in pasto ai più feroci commenti dei lettori. In particolare a creare scandalo sembra essere l’inconciliabilità tra la militanza antifascista e la professione di insegnante: il mostro – ritratto in una foto a lato mentre viene portato via dalla polizia – è l’insegnante dei vostri figli, ci dice Enrico Ferro, e questo non lo potete accettare.

Non è il primo caso di criminalizzazione pubblica di un’insegnante impegnata in attività politica: la storia di Lavinia Flavia Cassaro, docente torinese ripresa mentre si rivolgeva in modo accalorato contro le forze dell’ordine o il caso dei corsi di educazione di genere che la giunta leghista della provincia di Trento ha sospeso accusando le educatrici di essere inadeguate a ricoprire tale ruolo in quanto attiviste per i diritti delle donne e delle soggettività lgbtq+, sono solo due dei molti esempi che potremmo fare. In tutte queste situazioni viene messa in dubbio la possibilità che un’insegnante possa decidere di impegnarsi nella militanza politica poiché non sarebbe in grado di garantire quella neutralità che sola può essere funzionale al mestiere della docenza; che insegnamento e militanza non sono compatibili.  Ma questa neutralità di cui ogni docente dovrebbe essere portatore non è nient’altro che accettazione dell’ideologia dominante, inadeguatezza di quel pensiero critico che l’insegnante dovrebbe, per contratto, coltivare nei suoi allievi.  L’idea della doppia e contraddittoria vita – insegnante la mattina, militante la notte (manco fosse Batman) – non è sostenibile: M.G è una professoressa di matematica e una militante antifascista, ed è giusto che sia così. Dobbiamo essere noi a ricordare al Mattino di Padova, ai suoi giornalisti, ai celerini in tenuta antisommossa e al questore che ha lasciato sfilare il vergognoso corteo di Forza Nuova e che l’antifascismo è un valore costituzionale e che l’insegnante antifascista ricopre la sua piena funzione civile? 

Prima i manganelli della polizia sui manifestanti pacifici poi la criminalizzazione mediatica: la repressione è calata in queste forme sul corteo di venerdì sera, sul movimento antifascista padovano e in generale sul movimento femminista che in questi mesi e in queste settimane sta mostrando tutta la sua forza; ed è caduta là dove fa più male: sulla singola compagna, sulla sua vita privata e sul suo lavoro. Non possiamo rimanere inermi di fronte a questo attacco violento, intimidatorio e sommario nella peggiore tradizione repressiva del potere; non possiamo rimanere inermi perché è un attacco verso tutte e tutti noi e verso l’intera categoria degli insegnanti che si vorrebbe appiattita sull’accettazione del mondo così com’è. Un attacco che in modo meschino colpisce chiunque pensi che il mondo possa e debba essere un posto migliore. Non ci faremo intimidire.

Nessuna rimarrà da sola.

Tocca una tocca tutte.

Invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere questa lettera aperta al Mattino di Padova “Insegnanti e Antifascismo” scritta dal Coordinamento Regionale Veneto per la Scuola Pubblica, in solidarietà alla prof.ssa che è stata colpita da questa violenta campagna diffamatoria: https://sites.google.com/view/insegnantieantifascismo/insegnanti-e-antifascismo

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