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[CAMPANIA] AGRICOLTURA, NO AL TAGLIO DEI PAGAMENTI COMPENSATIVI PER LE ZONE MONTANE!

La Regione Campania prevede un taglio fino al 75% dei fondi PSR ai pagamenti compensativi per le zone montane, a danno di contadini e piccoli agricoltori

Dopo i primi attacchi ai “martelli”, dopo i primi operai e lavoratori di industrie e fabbriche, licenziati e addirittura deceduti dopo solo 2 giorni dalla fine del lockdown, si attaccano le “falci”, i contadini, i piccoli agricoltori su cui si regge gran parte dell’economia delle aree interne.

In previsione c’è un taglio del 75% del fondo di compensazione per l’agricoltura delle aree montane (misura 13.1.1), che toccherebbe i lavoratori agricoli già in crisi dopo il lockdown.

La misura destinata a sostenere quei piccoli agricoltori che si ritrovano a resistere ad altitudine e pendenza, che come sappiamo causano un abbassamento delle rese produttive, è una misura interessata dal criterio di degressività dell’importo unitario dell’indennità ad ettaro all’aumentare della superficie.

Il taglio, quindi, interessa dei sostegni fondamentali per contadini e agricoltori più piccoli e più in difficoltà, in almeno 350 comuni campani.

Stando alla Decisione della Commissione Europea C (2020) 1909 final del 24 marzo di modifica del Programma di Sviluppo Rurale della Campania per il periodo 2014/2020, con delibera n. 162 del 31 marzo 2020, la Giunta regionale ha preso atto della Decisione con la quale la Commissione ha approvato la modifica del PSR Campania 2014-2020 – ver. 7.1 proposta dall’Autorità di Gestione del Programma, ed è stata approvata la possibilità di procedere al pagamento di un premio ridotto in relazione alla misura 13.1.1 (Pagamento compensativo per le zone montane).

L’importo disponibile per la campagna 2020 non è infatti sufficiente a coprire al 100% le richieste che potrebbero arrivare in risposta al bando.
Per questo gli importi sono ridotti del 75% rispetto alle annualità precedenti (DRD n. 88 del 21.04.2020).

La regione si riserva di ridurre o aumentare ulteriormente questa percentuale con apposito provvedimento, successivamente alla verifica delle effettive disponibilità finanziarie della misura all’esito della comunicazione da parte dell’organismo pagatore AGEA degli importi richiesti e ammessi per la campagna 2020.
Pertanto, in caso di ulteriore riduzione del premio, nulla potrà essere preteso da parte dei beneficiari.

Sono queste le risposte emergenziali per ripartire con lo sviluppo rurale?
Alimentare la guerra tra poveri a beneficio della produzione dei grandi proprietari imprenditori, che vedranno ridursi la concorrenza dei “piccoli”, di norma produttori di qualità e sostenibilità, piuttosto che di quantità e inquinamento?

A quanto pare non è una priorità mettere in campo azioni e politiche pubbliche a sostegno delle piccole attività agricole che stanno vivendo una drammatica crisi a seguito della pandemia, rischiando il collasso economico.

È incredibile constatare che pur di ripartire, pur di vedere crescere i conti in banca dei grandi proprietari, e quindi dei loro partiti, non si interessino più nemmeno dei contentini ai lavoratori, con cui hanno potuto sfruttarci nel tempo.

Vogliamo interrompere il dominio che i grandi proprietari esercitano verticalmente sui braccianti attraverso il corporativismo e lo scambio di finanziamenti tra loro e i partiti al potere, e ristabilire un’alleanza orizzontale progressista dei contadini e piccoli agricoltori con il nuovo proletariato urbano e suburbano fatto di precari, lavoratori sotto perenne minaccia di licenziamento, piccoli lavoratori indipendenti, giovani privati di un futuro e costretti ad emigrare, migranti che chiedono di essere regolarizzati, molti dei quali per sfuggire proprio ai perversi meccanismi del caporalato, e tutti coloro colpiti dai tagli ai servizi, alla spesa sanitaria, all’assistenza!

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