IL COMUNE CHE VORREI
Il Comune è l’ente territoriale di base, diretta espressione della popolazione. I suoi requisiti fondamentali sono: essere a contatto con la comunità locale, rappresentarne gli interessi e promuoverne lo sviluppo.
Eppure negli ultimi decenni l’amministrazione comunale si è progressivamente distaccata dalla vita dei cittadini e dai loro bisogni. Questo è avvenuto soprattutto per la necessità di operare ingenti tagli nella voce di spesa per i dipendenti, al fine di rispettare il patto di stabilità, prima, e i vincoli di bilancio, poi. Ciò ha comportato l’esternalizzazione di molti servizi e una insufficiente azione di programmazione e controllo con una netta diminuzione della qualità dei servizi stessi a fronte di una mancata riduzione dei relativi costi e di una loro ottimizzazione.
Noi di Potere al Popolo crediamo nella necessità di una inversione di tendenza radicale. Occorre innanzitutto eliminare i vincoli di bilancio per restituire al Comune la sua operatività diretta, con la gestione totalmente interna dei servizi. Siamo dunque per una RIPUBBLICIZZAZIONE dei servizi e per l’istituzione comitati degli utenti che possano esprimere un parere sul loro funzionamento, nonché sull’utilizzazione dei fonti pubblici, patrimonio della cittadinanza. Siamo perché il Comune si Bagno a Ripoli si unisca ad altri enti locali, ed ingaggi una vera battaglia per un finanziamento adeguato dei Comuni, che sono i primi erogatori di servizi al cittadino, contro gli assurdi limiti di spesa introdotti dal Patto di Stabilità prima e dal Pareggio di bilancio poi. Non solo: occorre rompere gli effetti distorsivi del federalismo fiscale che hanno condotto alla subordinazione della finanza degli enti locali alla finanza
nazionale penalizzando gli investimenti e le scelte degli enti locali, soprattutto quando tali scelte rispecchiano le esigenze dei cittadini.
Riteniamo che il distacco tra istituzioni e cittadini sia strettamente collegato non solo alle mancate risposte ai bisogni della cittadinanza, ma anche alla poca trasparenza nelle azioni dell’amministrazione locale, se non dal verificarsi di episodi di corruzione. Per questo proponiamo che il Comune provveda a pubblicare una relazione almeno trimestrale
che riassuma in termini chiari e semplici, scevri da ogni propaganda, i provvedimenti presi e quelli programmati per il futuro a breve e medio termine. Crediamo inoltre che la cittadinanza debba sentire come propria la responsabilità di vigilare sulla presenza di ogni possibile conflitto di interesse tra la gestione pubblica e gli affari privati.
Ma non basta definire i criteri etici cui attenersi. Occorre che l’amministrazione locale sia condotta con regole di gestione trasparenti, che i sistemi di controllo siano costantemente applicati, sia al momento delle nomine, con la limitazione delle trattative private, sia per l’affidamento di opere e di servizi mediante bandi di evidenza pubblica.
Occorre l’assoluta limitazione delle consulenze e del ricorso a dirigenze esterne. Riteniamo che per ridurre i costi di un ente locale, come di qualsiasi altro ente pubblico, non sia necessario ricorrere alla privatizzazione dell’ente stesso e alla esternalizzazione dei servizi, ma alla gestione della cosa pubblica con criteri di efficacia volti al bene comune.
Sono oramai decenni che si parla di analisi e certificazioni dei bilanci pubblici, di sistemi di controllo interno per la pubblica amministrazione, di verifica dei rapporti costi/benefici.
L’applicazione rigorosa e pedissequa di questo tipo di approccio per il controllo dell’amministrazione locale e pubblica, senza considerare che essa produce servizi al cittadino, ha condotto a tipi di verifiche basati unicamente sul contenimento dei costi e sulla efficienza del servizio ma non ha preso in considerazione altri due elementi
fondamentali: il grado di soddisfazione dell’utente e l’efficacia del servizio stesso.
Purtroppo molto spesso I termini efficacia ed efficienza sono utilizzati indistintamente come sinonimi. In realtà riflettono due concetti ben distinti. L’ efficacia indica la capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato, mentre l’e fficienza valuta l’abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili. I controlli finora applicati sono stati focalizzati sull’efficienza del servizio ovvero sul verificare se l’ente sia riuscito a fornire il servizio al prezzo più
basso possibile. Solo raramente è stato preso in considerazione il criterio dell’efficacia valutando la qualità del servizio offerto nel breve, medio e lungo periodo.
Riteniamo pertanto che sia fondamentale l’applicazione di criteri di controllo che facciano fulcro sull’efficacia e sulla soddisfazione dell’utente, abbinandoli allo sviluppo di un clima di collaborazione e sinergia e, al tempo stesso, al criterio di responsabilizzazione della dirigenza per i risultati ottenuti. Tutto questo condurrebbe molto più efficacemente alla riduzione dei costi e alla ottimizzazione del lavoro svolto dagli uffici pubblici, evitando duplicazioni di ruoli o mancanza di competenze, con il miglioramento dei servizi prodotti.
Oggi invece i bilanci degli enti locali, Comune di Bagno a Ripoli compreso, espongono solo importi per i compensi dei Dirigenti e dei Responsabili e di pochi impiegati a livelli inferiori. Questo perché così facendo la voce per lavoro dipendente è potuta rientrare nei limiti previsti dalla legge sul pareggio di bilancio. Abbiamo così rendiconti comunali che espongono bassi livelli di spesa per i lavoratori interni in rapporto al totale delle spese. Se
però tale dato viene valutato in relazione al numero dei dipendenti emerge con evidenza che in questi anni le retribuzioni della dirigenza e delle alte fasce impiegatizie non ha subito certo un contenimento. Dal lato dei servizi, invece, visto che la legge sul pareggio di bilancio, non impone alcun limite per tale capitolo di spesa, la loro esternalizzazione non comporta alcun rischio di sforamento e la conseguente applicazione delle penali previste
in questo caso.
Quello che però non è stato considerato sono stati gli effetti particolarmente negativi sulla gestione dei servizi erogati. Primo fra tutti la mancanza di una programmazione pluriennale dei servizi e delle manutenzioni. Fino a che l’attività di manutenzione ad esempio della rete idrica o fognaria, del verde pubblico o degli immobili di proprietà
dell’ente pubblico veniva effettuata con risorse interne, era normale prevederla su base pluriennale, spesso per 20 anni, organizzando i lavori con un utilizzo efficacie ed efficiente delle risorse disponibili. Oggi questo non può più essere fatto, sia perché la programmazione è strettamente collegata con la durata dell’appalto sia perché l’esistenza
di contratti comporta rigidità estrema nello svolgimento degli impegni contrattuali. Così, ad esempio, se nel contratto di appalto con la ditta che si occupa della manutenzione del verde pubblico è previsto il taglio dell’erba quattro volte l’anno, questo verrà effettuato quattro volte a prescindere dalle condizioni meteorologiche di maggiore e minore siccità, mentre se il servizio fosse svolto da dipendenti comunali il semplice taglio dell’erba
potrebbe essere modulato secondo le necessità effettive e consentirebbe di utilizzare il tempo-lavoro residuo in altre mansioni necessarie. Non solo, la rigidità dei contratti genera elevate fonti di spesa in caso di eventi eccezionali, sicuramente non prevedibili nel contratto. Facciamo ancora un esempio sulla manutenzione dei giardini: il verificarsi di eventi straordinari, come quello che ha colpito Firenze Sud nel agosto del 2015, ma anche
non necessariamente così distruttivi, comporta la necessità di eseguire lavori con particolare carattere di urgenza che generalmente vengono pagati a prezzi molto superiori a quelli inseriti nel contratto di manutenzione ordinaria.
Per questo proponiamo come elemento fondamentale del nostro programma la ripubblicizzazione dei servizi, la riduzione delle spese di rappresentanza e collegate (meno pranzi di lavoro, meno missioni, meno macchine blu o convenzioni con autonoleggi, l’utilizzo sobrio dei cellulari di servizio), la razionalizzazione dei contributi (con la verifica dei soggetti che li percepiscono). Si auspica che vengano adottati dei parametri di efficacia per capire in quali aree ci sia effettivo esubero e quali siano gli effettivi carichi di lavoro nelle varie posizioni.
L’aumento delle risorse umane interne dovrà avvenire attraverso piani di riassorbimento delle risorse e la conseguente definizione di servizi stabili per i cittadini, fermo restando la salvaguardia della dignità e dei diritti dei avoratori, che sono prima di tutto “lavoratori subordinati” e, poi, anche “risorse umane” degli enti locali. Sappiamo benissimo che questa scelta produrrà comportamenti resistenti da parte di taluni ma il fine è quello della deprecarizzazione della P.A. e lo sviluppo di una cultura che veda gli enti locali non come risorse da sfruttare da parte di determinati soggetti privati ma l’ente che amministra le risorse dei cittadini per la soddisfazione dei loro bisogni.
La gestione della cosa pubblica con criteri di efficacia deve poi essere associata ad una politica di trasparenza, informando i cittadini periodicamente sulle tematiche più importanti, perché i rappresentanti comunali sono stati da essi eletti e ad essi devono riferire l’andamento dei lavori che si stanno svolgendo e le modifiche di rilevante
importanza effettuate ai progetti già definiti. Avremmo infatti gradito, ad esempio, che il comune informasse la popolazione con chiarezza e precisione delle cause dell’interruzione dei lavori alla scuola Redi, alla variante di Grassina e dello spostamento dell’alveo del torrente Ema in via di Campigliano.
Siamo inoltre per un approccio politico dell’attività amministrativa comunale che abbia come obiettivo fondamentale la tutela dei soggetti più deboli presenti sul territorio (anziani, bambini, adolescenti, verde pubblico, sostegno dei lavoratori e delle piccole imprese). Per questo riteniamo che debba essere prioritaria la realizzazione di infrastrutture e servizi a tutela di queste categorie. Perciò, in questo periodo di crisi mordente, riteniamo che sia necessario impegnarsi sui seguenti fronti:
- ridurre ed eliminare le forme di precariato presenti all’interno dell’amministrazione comunale
- impegnarsi a vincolare gli appalti al rispetto dei diritti dei lavoratori da parte di imprese private, cooperative sociali e istituzioni comunali stesse
- sviluppare i mercati zonali con spazi dedicati ai prodotti locali concordando coi produttori iniziative promozionali di vendita diretta in un’ottica di accorciamento della filiera e di valorizzazione dei prodotti del territorio
- favorire l’iniziativa dei GAS (gruppi solidali di acquisto) e di GAP (gruppi di acquisto popolare)
- effettuare accordi con la grande distribuzione affinché sui prodotti deperibili a fine giornata vengano operati degli sconti particolari per i pensionati sociali ed altre categorie a basso reddito e che la merce deperibile invenduta venga donata a centri di distribuzione ai bisognosi da individuare appositamente.
- facilitare lo sviluppo dei lavoratori autonomi, del piccolo commercio e dell’artigianato, attraverso l’emanazione del divieto di costruzione di centri commerciali nel territorio comunale, l’accesso agevolato agli aiuti finanziari per ristrutturare le proprie aziende e fare un vero salto di qualità, monitorando costantemente la legalità delle operazioni svolte.Le scelte amministrative e politiche di questi ultimi decenni hanno penalizzato sempre di
più le produzioni locali, il piccolo commercio e l’artigianato per favorire la grande distribuzione e le grandi imprese. Gli effetti negativi di queste scelte sono stati molteplici:● la struttura produttiva fondamentale di tutta la nostra nazione si è ritrovata a subire gli effetti distorsivi della concorrenza della grande distribuzione e della liberalizzazione esasperata di orari e licenze che l’hanno portata verso forte ridimensionamento se non alla chiusura;
● i posti di lavoro che vengono creati dalle grandi imprese e dalla grande distribuzione sono in gran parte temporanei e con scarse garanzie per il lavoratore. Tutti gli studi su questo settore dimostrano che per ogni posto di lavoro creato nella grande distribuzione spariscono tre posti nel commercio di prossimità;
●molte grandi opere non vengono pensate in funzione delle necessità dei cittadini e delle imprese locali ma sono progettate per rispondere alle necessità di sviluppo delle grandi aziende;
● la creazione sempre più massiccia di centri commerciali svuota città e paesi distruggendo quei legami sociali che le botteghe e gli artigiani del rione garantivano;
●lo svuotamento delle città e dei paesi è, a sua volta, strettamente collegato al
problema sicurezza: le vie si svuotano di persone e si riempiono di auto diventando terra di nessuno, con il conseguente aumento della criminalità e l’indifferenza per i beni pubblici. Riteniamo che l’azione politica sia a livello locale che nazionale debba invece avere come finalità principale quella di creare le condizioni per un nuovo sviluppo economico- sociale. Uno sviluppo che ponga al centro dell’attenzione l’uomo quale cittadino, quale lavoratore e quale fruitore dell’ambiente in cui vive, giungendo al superamento dell’attuale contesto dove tutto è finalizzato al profitto di pochi, dove ognuno di noi si trova a vivere in maniera sempre più isolata, dove la solitudine è un fenomeno che colpisce trasversalmente tutte le fasce economico-sociali della popolazione.
Per questo riteniamo sia necessario:
1) non concedere ulteriori spazi alla speculazione ed impedire la costruzione di nuovi centri commerciali
2) sostenere i commercianti, gli artigiani e le piccole imprese attraverso:
• l’attuazione di politiche di semplificazione amministrativa e tariffaria
• il pieno utilizzo dei fondi commerciali/laboratori esistenti agevolando i proprietari che affittano a prezzi accessibili
• la promozione di mercati di prodotti agricoli di vicinato
• l’attuazione di politiche di sostegno della c.d. filiera corta alimentare e non
• il contrasto vigile e costante del fenomeno dell’usura
• la vigilanza sul riciclaggio del danaro tramite attività imprenditoriali in quanto anche particolare forma di concorrenza sleale poiché gli esercizi commerciali coinvolti non devono generare profitto ma semplicemente provvedere al flusso di contante.
3) favorire una economia diffusa e una cultura del riciclo/riuso attraverso:
• la promozione di attività di manutenzione ad alta intensità di manodopera (rammendo, riparazione scarpe, oggetti vari e piccoli elettrodomestici) che ritardano la generazione di rifiuti
• l’incentivo delle forme di libero scambio/baratto praticate da singoli e associazioni
• il sostegno dell’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale
• la promozione di mercatini svuotacantine, per singoli non titolari di imprese commerciali.
UN COMUNE DEMOCRATICO
Siamo per l’idea di un comune democratico, che operi nel rispetto della nostra Costituzione. Per questo ci impegniamo a far sì che venga approvata in Consiglio Comunale la delibera sull’utilizzo del bollino antifascista da richiedere alle associazioni che vorranno usufruire di immobili comunali, occupare un’area pubblica per una
manifestazione, avanzare una richiesta di contributo economico o di patrocinio del Comune per una manifestazione e, ancora, candidarsi alla gestione di impianti sportivi. Proponiamo anche, quale simbolo dell’animo antifascista che ogni comune dovrebbe avere, l’apposizione, come è stato fatto dal Comune di Vercelli, di una cosiddetta “pietra
d’inciampo” davanti a tutti gli istituti scolastici in memoria del ragazzo affogato con la pagella cucita in tasca.