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Bagno a Ripoli programma amministrative 2019

IL COMUNE CHE VORREI

Il Comune è l’ente territoriale di base, diretta espressione della popolazione. I suoi requisiti fondamentali sono: essere a contatto con la comunità locale, rappresentarne gli interessi e promuoverne lo sviluppo.

Eppure negli ultimi decenni l’amministrazione comunale si è progressivamente distaccata dalla vita dei cittadini e dai loro bisogni. Questo è avvenuto soprattutto per la necessità di operare ingenti tagli nella voce di spesa per i dipendenti, al fine di rispettare il patto di stabilità, prima, e i vincoli di bilancio, poi. Ciò ha comportato l’esternalizzazione di molti servizi e una insufficiente azione di programmazione e controllo con una netta diminuzione della qualità dei servizi stessi a fronte di una mancata riduzione dei relativi costi e di una loro ottimizzazione.
Noi di Potere al Popolo crediamo nella necessità di una inversione di tendenza radicale. Occorre innanzitutto eliminare i vincoli di bilancio per restituire al Comune la sua operatività diretta, con la gestione totalmente interna dei servizi. Siamo dunque per una RIPUBBLICIZZAZIONE dei servizi e per l’istituzione comitati degli utenti che possano esprimere un parere sul loro funzionamento, nonché sull’utilizzazione dei fonti pubblici, patrimonio della cittadinanza. Siamo perché il Comune si Bagno a Ripoli si unisca ad altri enti locali, ed ingaggi una vera battaglia per un finanziamento adeguato dei Comuni, che sono i primi erogatori di servizi al cittadino, contro gli assurdi limiti di spesa introdotti dal Patto di Stabilità prima e dal Pareggio di bilancio poi. Non solo: occorre rompere gli effetti distorsivi del federalismo fiscale che hanno condotto alla subordinazione della finanza degli enti locali alla finanza
nazionale penalizzando gli investimenti e le scelte degli enti locali, soprattutto quando tali scelte rispecchiano le esigenze dei cittadini.
Riteniamo che il distacco tra istituzioni e cittadini sia strettamente collegato non solo alle mancate risposte ai bisogni della cittadinanza, ma anche alla poca trasparenza nelle azioni dell’amministrazione locale, se non dal verificarsi di episodi di corruzione. Per questo proponiamo che il Comune provveda a pubblicare una relazione almeno trimestrale
che riassuma in termini chiari e semplici, scevri da ogni propaganda, i provvedimenti presi e quelli programmati per il futuro a breve e medio termine. Crediamo inoltre che la cittadinanza debba sentire come propria la responsabilità di vigilare sulla presenza di ogni possibile conflitto di interesse tra la gestione pubblica e gli affari privati.

Ma non basta definire i criteri etici cui attenersi. Occorre che l’amministrazione locale sia condotta con regole di gestione trasparenti, che i sistemi di controllo siano costantemente applicati, sia al momento delle nomine, con la limitazione delle trattative private, sia per l’affidamento di opere e di servizi mediante bandi di evidenza pubblica.

Occorre l’assoluta limitazione delle consulenze e del ricorso a dirigenze esterne. Riteniamo che per ridurre i costi di un ente locale, come di qualsiasi altro ente pubblico, non sia necessario ricorrere alla privatizzazione dell’ente stesso e alla esternalizzazione dei servizi, ma alla gestione della cosa pubblica con criteri di efficacia volti al bene comune.
Sono oramai decenni che si parla di analisi e certificazioni dei bilanci pubblici, di sistemi di controllo interno per la pubblica amministrazione, di verifica dei rapporti costi/benefici.

L’applicazione rigorosa e pedissequa di questo tipo di approccio per il controllo dell’amministrazione locale e pubblica, senza considerare che essa produce servizi al cittadino, ha condotto a tipi di verifiche basati unicamente sul contenimento dei costi e sulla efficienza del servizio ma non ha preso in considerazione altri due elementi
fondamentali: il grado di soddisfazione dell’utente e l’efficacia del servizio stesso.

Purtroppo molto spesso I termini efficacia ed efficienza sono utilizzati indistintamente come sinonimi. In realtà riflettono due concetti ben distinti. L’ efficacia indica la capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato, mentre l’e fficienza valuta l’abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili. I controlli finora applicati sono stati focalizzati sull’efficienza del servizio ovvero sul verificare se l’ente sia riuscito a fornire il servizio al prezzo più
basso possibile. Solo raramente è stato preso in considerazione il criterio dell’efficacia valutando la qualità del servizio offerto nel breve, medio e lungo periodo.
Riteniamo pertanto che sia fondamentale l’applicazione di criteri di controllo che facciano fulcro sull’efficacia e sulla soddisfazione dell’utente, abbinandoli allo sviluppo di un clima di collaborazione e sinergia e, al tempo stesso, al criterio di responsabilizzazione della dirigenza per i risultati ottenuti. Tutto questo condurrebbe molto più efficacemente alla riduzione dei costi e alla ottimizzazione del lavoro svolto dagli uffici pubblici, evitando duplicazioni di ruoli o mancanza di competenze, con il miglioramento dei servizi prodotti.

Oggi invece i bilanci degli enti locali, Comune di Bagno a Ripoli compreso, espongono solo importi per i compensi dei Dirigenti e dei Responsabili e di pochi impiegati a livelli inferiori. Questo perché così facendo la voce per lavoro dipendente è potuta rientrare nei limiti previsti dalla legge sul pareggio di bilancio. Abbiamo così rendiconti comunali che espongono bassi livelli di spesa per i lavoratori interni in rapporto al totale delle spese. Se
però tale dato viene valutato in relazione al numero dei dipendenti emerge con evidenza che in questi anni le retribuzioni della dirigenza e delle alte fasce impiegatizie non ha subito certo un contenimento. Dal lato dei servizi, invece, visto che la legge sul pareggio di bilancio, non impone alcun limite per tale capitolo di spesa, la loro esternalizzazione non comporta alcun rischio di sforamento e la conseguente applicazione delle penali previste
in questo caso.
Quello che però non è stato considerato sono stati gli effetti particolarmente negativi sulla gestione dei servizi erogati. Primo fra tutti la mancanza di una programmazione pluriennale dei servizi e delle manutenzioni. Fino a che l’attività di manutenzione ad esempio della rete idrica o fognaria, del verde pubblico o degli immobili di proprietà
dell’ente pubblico veniva effettuata con risorse interne, era normale prevederla su base pluriennale, spesso per 20 anni, organizzando i lavori con un utilizzo efficacie ed efficiente delle risorse disponibili. Oggi questo non può più essere fatto, sia perché la programmazione è strettamente collegata con la durata dell’appalto sia perché l’esistenza
di contratti comporta rigidità estrema nello svolgimento degli impegni contrattuali. Così, ad esempio, se nel contratto di appalto con la ditta che si occupa della manutenzione del verde pubblico è previsto il taglio dell’erba quattro volte l’anno, questo verrà effettuato quattro volte a prescindere dalle condizioni meteorologiche di maggiore e minore siccità, mentre se il servizio fosse svolto da dipendenti comunali il semplice taglio dell’erba
potrebbe essere modulato secondo le necessità effettive e consentirebbe di utilizzare il tempo-lavoro residuo in altre mansioni necessarie. Non solo, la rigidità dei contratti genera elevate fonti di spesa in caso di eventi eccezionali, sicuramente non prevedibili nel contratto. Facciamo ancora un esempio sulla manutenzione dei giardini: il verificarsi di eventi straordinari, come quello che ha colpito Firenze Sud nel agosto del 2015, ma anche
non necessariamente così distruttivi, comporta la necessità di eseguire lavori con particolare carattere di urgenza che generalmente vengono pagati a prezzi molto superiori a quelli inseriti nel contratto di manutenzione ordinaria.
Per questo proponiamo come elemento fondamentale del nostro programma la ripubblicizzazione dei servizi, la riduzione delle spese di rappresentanza e collegate (meno pranzi di lavoro, meno missioni, meno macchine blu o convenzioni con autonoleggi, l’utilizzo sobrio dei cellulari di servizio), la razionalizzazione dei contributi (con la verifica dei soggetti che li percepiscono). Si auspica che vengano adottati dei parametri di efficacia per capire in quali aree ci sia effettivo esubero e quali siano gli effettivi carichi di lavoro nelle varie posizioni.

L’aumento delle risorse umane interne dovrà avvenire attraverso piani di riassorbimento delle risorse e la conseguente definizione di servizi stabili per i cittadini, fermo restando la salvaguardia della dignità e dei diritti dei avoratori, che sono prima di tutto “lavoratori subordinati” e, poi, anche “risorse umane” degli enti locali. Sappiamo benissimo che questa scelta produrrà comportamenti resistenti da parte di taluni ma il fine è quello della deprecarizzazione della P.A. e lo sviluppo di una cultura che veda gli enti locali non come risorse da sfruttare da parte di determinati soggetti privati ma l’ente che amministra le risorse dei cittadini per la soddisfazione dei loro bisogni.

La gestione della cosa pubblica con criteri di efficacia deve poi essere associata ad una politica di trasparenza, informando i cittadini periodicamente sulle tematiche più importanti, perché i rappresentanti comunali sono stati da essi eletti e ad essi devono riferire l’andamento dei lavori che si stanno svolgendo e le modifiche di rilevante
importanza effettuate ai progetti già definiti. Avremmo infatti gradito, ad esempio, che il comune informasse la popolazione con chiarezza e precisione delle cause dell’interruzione dei lavori alla scuola Redi, alla variante di Grassina e dello spostamento dell’alveo del torrente Ema in via di Campigliano.
Siamo inoltre per un approccio politico dell’attività amministrativa comunale che abbia come obiettivo fondamentale la tutela dei soggetti più deboli presenti sul territorio (anziani, bambini, adolescenti, verde pubblico, sostegno dei lavoratori e delle piccole imprese). Per questo riteniamo che debba essere prioritaria la realizzazione di infrastrutture e servizi a tutela di queste categorie. Perciò, in questo periodo di crisi mordente, riteniamo che sia necessario impegnarsi sui seguenti fronti:

  •  ridurre ed eliminare le forme di precariato presenti all’interno dell’amministrazione comunale
  •  impegnarsi a vincolare gli appalti al rispetto dei diritti dei lavoratori da parte di imprese private, cooperative sociali e istituzioni comunali stesse
  • sviluppare i mercati zonali con spazi dedicati ai prodotti locali concordando coi produttori iniziative promozionali di vendita diretta in un’ottica di accorciamento della filiera e di valorizzazione dei prodotti del territorio
  • favorire l’iniziativa dei GAS (gruppi solidali di acquisto) e di GAP (gruppi di acquisto popolare)
  • effettuare accordi con la grande distribuzione affinché sui prodotti deperibili a fine giornata vengano operati degli sconti particolari per i pensionati sociali ed altre categorie a basso reddito e che la merce deperibile invenduta venga donata a centri di distribuzione ai bisognosi da individuare appositamente.
  • facilitare lo sviluppo dei lavoratori autonomi, del piccolo commercio e dell’artigianato, attraverso l’emanazione del divieto di costruzione di centri commerciali nel territorio comunale, l’accesso agevolato agli aiuti finanziari per ristrutturare le proprie aziende e fare un vero salto di qualità, monitorando costantemente la legalità delle operazioni svolte.Le scelte amministrative e politiche di questi ultimi decenni hanno penalizzato sempre di
    più le produzioni locali, il piccolo commercio e l’artigianato per favorire la grande distribuzione e le grandi imprese. Gli effetti negativi di queste scelte sono stati molteplici:

    ● la struttura produttiva fondamentale di tutta la nostra nazione si è ritrovata a subire gli effetti distorsivi della concorrenza della grande distribuzione e della liberalizzazione esasperata di orari e licenze che l’hanno portata verso forte ridimensionamento se non alla chiusura;

    ● i posti di lavoro che vengono creati dalle grandi imprese e dalla grande distribuzione sono in gran parte temporanei e con scarse garanzie per il lavoratore. Tutti gli studi su questo settore dimostrano che per ogni posto di lavoro creato nella grande distribuzione spariscono tre posti nel commercio di prossimità;

    ●molte grandi opere non vengono pensate in funzione delle necessità dei cittadini e delle imprese locali ma sono progettate per rispondere alle necessità di sviluppo delle grandi aziende;

    ● la creazione sempre più massiccia di centri commerciali svuota città e paesi distruggendo quei legami sociali che le botteghe e gli artigiani del rione garantivano;

    ●lo svuotamento delle città e dei paesi è, a sua volta, strettamente collegato al

problema sicurezza: le vie si svuotano di persone e si riempiono di auto diventando terra di nessuno, con il conseguente aumento della criminalità e l’indifferenza per i beni pubblici. Riteniamo che l’azione politica sia a livello locale che nazionale debba invece avere come finalità principale quella di creare le condizioni per un nuovo sviluppo economico- sociale. Uno sviluppo che ponga al centro dell’attenzione l’uomo quale cittadino, quale lavoratore e quale fruitore dell’ambiente in cui vive, giungendo al superamento dell’attuale contesto dove tutto è finalizzato al profitto di pochi, dove ognuno di noi si trova a vivere in maniera sempre più isolata, dove la solitudine è un fenomeno che colpisce trasversalmente tutte le fasce economico-sociali della popolazione.

Per questo riteniamo sia necessario:
1) non concedere ulteriori spazi alla speculazione ed impedire la costruzione di nuovi centri commerciali
2) sostenere i commercianti, gli artigiani e le piccole imprese attraverso:
• l’attuazione di politiche di semplificazione amministrativa e tariffaria
• il pieno utilizzo dei fondi commerciali/laboratori esistenti agevolando i proprietari che affittano a prezzi accessibili
• la promozione di mercati di prodotti agricoli di vicinato
• l’attuazione di politiche di sostegno della c.d. filiera corta alimentare e non
• il contrasto vigile e costante del fenomeno dell’usura
• la vigilanza sul riciclaggio del danaro tramite attività imprenditoriali in quanto anche particolare forma di concorrenza sleale poiché gli esercizi commerciali coinvolti non devono generare profitto ma semplicemente provvedere al flusso di contante.

3) favorire una economia diffusa e una cultura del riciclo/riuso attraverso:
• la promozione di attività di manutenzione ad alta intensità di manodopera (rammendo, riparazione scarpe, oggetti vari e piccoli elettrodomestici) che ritardano la generazione di rifiuti
• l’incentivo delle forme di libero scambio/baratto praticate da singoli e associazioni
• il sostegno dell’esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale
• la promozione di mercatini svuotacantine, per singoli non titolari di imprese commerciali.

UN COMUNE DEMOCRATICO

Siamo per l’idea di un comune democratico, che operi nel rispetto della nostra Costituzione. Per questo ci impegniamo a far sì che venga approvata in Consiglio Comunale la delibera sull’utilizzo del bollino antifascista da richiedere alle associazioni che vorranno usufruire di immobili comunali, occupare un’area pubblica per una
manifestazione, avanzare una richiesta di contributo economico o di patrocinio del Comune per una manifestazione e, ancora, candidarsi alla gestione di impianti sportivi. Proponiamo anche, quale simbolo dell’animo antifascista che ogni comune dovrebbe avere, l’apposizione, come è stato fatto dal Comune di Vercelli, di una cosiddetta “pietra
d’inciampo” davanti a tutti gli istituti scolastici in memoria del ragazzo affogato con la pagella cucita in tasca.

Le infrastrutture

il nostro Comune è carente di infrastrutture che ridisegnino un diverso rapporto tra la cittadinanza e il suo territorio. A fronte di numerosi campi da calcio di cui quattro regolamentari non esiste un centro polisportivo comunale che dia la possibilità di svolgere nello stesso luogo e nello stesso tempo più attività sportive consentendo soprattutto alle madri, ai padri e ai nonni di limitare gli spostamenti e le difficoltà della gestione del tempo libero dei loro figli/nipoti.
Siamo inoltre in un paese che invecchia e non sono necessarie le statistiche per rendersene conto. Per questo il comune potrebbe pensare alla realizzazione di strutture
abitative stile co-housing che non devono però essere concepite come ghetto per anziani ma come luogo di socializzazione e di interrelazione tra più generazioni. Sarebbe sufficiente pensare alla realizzazione di laboratori artigianali e culturali con il contributo delle specifiche competenze degli anziani, con la supervisione delle scuole e l’assegnazione di punti scuola. Non solo, potrebbe essere previsto la restituzione agli anziani da parte dei più giovani di competenze di cui possono essere carenti, ad esempio nell’uso del PC o di altri mezzi elettronici. Perché quello che immaginiamo è un Comune concepito come luogo di integrazione e crescita culturale e personale.
Siamo carenti di infrastrutture dedicate allo sviluppo e alla promozione culturale. Manchiamo di strutture museali, anche per la testimonianza storica dello sviluppo
economico e culturale della nostra terra. Pensiamo ad esempio ad un museo sulla storia delle attività economiche tipiche del nostro territorio progettato e gestito anche in collaborazione con gli studenti degli istituti scolastici presenti nel Comune.
Promuoviamo il censimento dettagliato dei terreni agricoli di proprietà del Comune e la realizzazione ove possibile di orti sociali, di cui le scuole potranno usufruire per ricostruire il legame tra i giovani e la terra. Siamo invece assolutamente contrari al progetto di tramvia per la linea T3 così come è stato pensato dagli attuali amministratori. Diciamo NO perché:
-questo progetto prevede, a fronte di poche centinaia di metri di tratto tramviario, l’accollo da parte del nostro comune di modifiche al piano urbanistico a forte impatto
ambientale. Tutta l’area attorno al viale Europa, quantificabile in quattro stadi Artemio Franchi, oggi a destinazione agricola ed in parte soggetta a vincolo cimiteriale, sarà trasformata in area commerciale o per sovrastrutture e servizi. E così quel che un tempo è stato l’orto di Firenze sarà stravolto da una cementificazione massiva;

– le previsioni di costo pari a 40 milioni di Euro sono già esorbitanti, destinati a crescere ulteriormente e non è stata effettuata una valutazione preventiva del rapporto
costi-benefici;

– l’impegno di spesa che è stato previsto consentirebbe la realizzazione di una rete tramviaria molto più ampia e la dotazione di mezzi più moderni;

– il progetto non prevede, nemmeno per il futuro, un collegamento organico con le frazioni di Grassina e Antella.

– accettare passivamente questo progetto significherebbe accettare un modo di realizzare le opere pubbliche senza una precedente programmazione organica sulla base
delle effettive necessità dei cittadini. Occorre invece studiare quali siano i flussi di spostamento delle persone sulla base delle esigenze lavorative e scolastiche, ridisegnare la mobilità in tutto il suo complesso, non prevedendo solamente i grandi spostamenti ma anche la mobilità capillare che può essere fornita solo da piccoli mezzi su ruota, preferibilmente elettrici o ibridi (il comune di Firenze ha presentato domenica 14/02/19 i nuovi bus elettrici ma quanta parte della flotta esistente sostituiscono?);

– riteniamo del tutto scorrette le modalità con le quali la presente giunta ha provato di fretta e furia il progetto non solo senza sentire il parere della cittadinanza ma anche il parere dei consiglieri di minoranza.

Siamo contrari al ponte di Vallina ovvero alla realizzazione della proposta ANAS di variante alla S.S. 67 “Tosco-Romagnola”, che prevede il collegamento con la Strada
Provinciale 34 a livello dell’abitato di Vallina, mediante la realizzazione di un ponte che unisca le due sponde dell’Arno.
Il progetto del 2003, ancora in vigore e in attesa di Valutazione di Impatto Ambientale, prevederebbe un ponte in acciaio alto 17 metri, lungo 1 Km, su un ansa intatta e selvaggia dell’Arno (Quintole) del costo preventivato di 58 milioni di Euro.
Nell’ottica già illustrata della preservazione delle ricchezze naturali del nostro comune e dello stop al consumo di suolo, questo intervento ci appare come sovradimensionato, nonchè attrattore di traffico. Molto utile, a nostro parere, invece, sarebbe la realizzazione di una “Passerella” ciclopedonale, che unisca Vallina – zona Industriale a Compiobbi: ciò permetterebbe agli abitanti di questa frazione, ora piuttosto isolata, di raggiungere facilmente la Stazione ferroviaria della linea Pontassieve Firenze. Questo intervento, già previsto dall’ANAS nell’ambito dell’opera in oggetto, potrebbe invece essere realizzato a prescindere, per favorire una modalità di trasporto più sostenibile.
Un ponte dovrebbe essere progettato in modo sicuramente meno impattante e soprattutto interconnesso con una riformulazione della viabilità tramviaria/ferroviaria che finora non è stata pensata.

Cemento Zero

Il Comune che immaginiamo è un comune dove non si sfrutti ulteriormente il suolo, ma addirittura si operi per ridurre la superficie cementificata a favore della superficie a verde, utile anche per la prevenzione di fenomeni di allagamento. Una urbanistica pensata anche per tutelare e sviluppare i rapporti sociali. Siamo fermamente contrari ad un modello di paese-dormitorio, mero satellite della città-vetrina.
Per questo il piano urbanistico non solo non deve prevedere l’allargamento delle aree edificate, ma anche imporre il contenimento del rilascio di nuove concessioni nelle aree attualmente esistenti Dovrà invece essere promosso il recupero del patrimonio abitativo esistente anche attraverso l’introduzione di agevolazioni burocratiche e fiscali dei lavori di ristrutturazione da far eseguire rigorosamente da imprese edili appositamente certificate per regolarità dei mezzi utilizzati e del personale assunto e per rispetto delle norme sulla sicurezza.
Per il patrimonio ambientale occorre partire da un aggiornamento del censimento delle aree a verde pubblico e una ridefinizione delle stesse, con l’individuazione di quali aree destinare a orti sociali, quali riqualificare e quali proteggere. In questo ambito il nostro obbiettivo è quello di garantire la proprietà pubblica di Mondeggi Lappeggi opponendosi a qualsiasi tentativo di vendere questo importante patrimonio (terreni e villa e immobili) all’interessi dei privati. Il comune di BaR deve impegnarsi per il riconoscimento dell’Associazione Mondeggi Bene Comune e la conseguente stipula di un accordo con i ragazzi che attualmente occupano parte delle coloniche presenti sui terreni della villa e ne lavorano i campi, riqualificando sia i fabbricati che i terreni che fino al loro intervento erano in un stato di gravoso abbandono. La villa di Mondeggi, come qualunque altra area agraria pubblica, potrebbe inoltre essere utilizzata per valorizzare i prodotti locali, per la promozione di progetti di agricoltura biologica e biodinamica, per la sperimentazione di nuove colture con l’Università di Agraria, per la realizzazione di corsi proprio sul campo
per i ragazzi della Scuola Superiore di Agraria e per lo svolgimento dei loro stage, e per sviluppare nuova occupazione in agricoltura.
Rifiutiamo inoltre di finanziare le casse comunali con gli oneri di urbanizzazione. Vogliamo pertanto provvedere al trasferimento di queste entrate per finanziare una politica della casa (piano casa) rivolta alle esigenze delle fasce della popolazione in difficoltà, prevedendo una quota minima (ad es. 15-20%) di case da dare in affitto a canone sociale.
Attuare in pratica un meccanismo di trasferimento delle risorse per la manutenzione straordinaria del patrimonio edilizio comunale che crei occupazione e per l’abbattimento delle barriere architettoniche presenti sul nostro territorio in maniera diffusa. Tra i beni comuni particolare attenzione vogliamo rivolgere all’acqua Sosteniamo l’esigenza di approvare urgentemente una legge come la “Legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e per la ripubblicizzazione del servizio idrico”

Lavori alle infrastrutture

Abbiamo assistito in quest’ultimo periodo all’apertura di cantieri (scuola Redi, variante di Grassina, terza corsia autostradale) che che hanno subito interruzioni o modifiche che lasciano spazio a dubbi sulla efficacia dell’operato degli assessorati ai lavori pubblici e alle grandi opere nonché dell’ufficio tecnico del Comune di Bagno a Ripoli. Per la scuola Redi lo stesso Sindaco ha ammesso in una intervista al Gazzettino del Chianti del 26/02/2019 che “appena aperto il cantiere nell’ala est, sono emerse delle difformità tra la struttura e gli atti relativi all’edificio depositati al genio civile“. Il problema è che la verifica dello stato attuale assentito (cioè la corrispondenza tra i rilievi fatti in fase di progettazione e quanto depositato al genio civile) rientra nella fase della progettazione stessa e non si comprende
come queste difformità siano potute emergere solo a posteriori. Sulla variante di Grassina insistono altri dubbi: perché non è stato provveduto alla rimozione delle sottoutenze a carico di Comune e Area Metropolitana e per quale motivo sia stata consentita la cantierizzazione di tutto il percorso quando generalmente i lavori vengono fatti procedere a tranches di qualche centinaio di metri. La mancata rimozione delle sottoutenze ha generato la causa promossa dalla ditta appaltante per impossibilità di procedere e l’estensione della cantierizzazione ha costituito la base per il calcolo della esorbitante richiesta di risarcimento. Altro elemento da chiarire riguarda lo spostamento dell’alveo del torrente Ema all’altezza di via di Campigliano. Questo spostamento non era previsto nel progetto iniziale, si è reso però necessario per un errore nella gettata dei piloni del nuovo ponte. La domanda che nasce spontanea verte l’individuazione di quale soggetto sarà responsabile di eventuali esondazioni del torrente provocate dal restringimento del suo corso. Occorrerebbe essere informati se la responsabilità ricadrà sulla società Autostrade
per l’Italia Spa o sul Comune o altro ente locale e quindi, in pratica sulla cittadinanza. Rimane il fatto che la gestione di questo comparto dell’amministrazione comunale necessita fortemente di una verifica della sua efficacia, Ha poco senso stipulare contratti di appalto inizialmente poco costosi se gli stessi non contengono le clausole necessarie per ridurre le controversie e le responsabilità che dovrebbero essere di altri.

I Servizi

Premesso l’impegno alla ripubblicizzazione dei servizi offerti, riteniamo che l’amministrazione del Comune di Bagno a Ripoli debba avere particolare attenzione ai
seguenti aspetti caratterizzati da particolare criticità.

Viabilità e trasporti
Il problema dei trasporti è una delle grandi questione che assumono caratteri nazionali. In tutti i sondaggi emerge come uno dei problemi che investono quotidianamente i cittadini. Noi siamo per un modello di viabilità che proponga soluzioni ecosostenibili, funzionali e modulabili in base alle esigenze della cittadinanza. Per questo proponiamo l’introduzione del bilancio sociale e ambientale per una mobilità sostenibile che evidenzi i costi umani, sociali, sanitari, ambientali, economici e gli sprechi che i trasporti producono sul territorio e che siano posti alla base delle scelte prese. Questo significa anche che le grandi opere infrastrutturali devono essere valutate in funzione dei costi ambientali e sociali, motivo per cui diciamo no all’attuale progetto di tramvia. Per quanto riguarda la situazione specifica di Bagno a Ripoli, possiamo constatare come anche sul nostro territorio la privatizzazione dell’azienda di trasporti fiorentina (ATAF) abbia portato ad una riduzione della qualità del servizio, già non eccellente in partenza. Le corse serali degli autobus che da Firenze raggiungono il nostro territorio sono scarse, e per le linee 31 e 32 sono praticamente scomparse. Anche i previsti miglioramenti successivi alla messa in funzione della linea tramviaria verso Careggi, sono stati soltanto parziali. Le corse del 23 B in molte fasce orarie sono ben lontane dalla frequenza di una ogni 15 minuti pubblicizzata ormai quasi un anno fa sul sito del Comune. L’estrema lunghezza dell’itinerario di questa linea, oltretutto, fa sì che i mezzi accumulino spesso notevole ritardo, divenendo inaffidabili.
Riteniamo che vadano intraprese azioni volte alla ripubblicizzazione del trasporto collettivo. Segnaliamo come con la cifra corrispondente al costo della tranvia per Bagno a Ripoli si potrebbero comprare 1000 (mille) bus elettrici a ricarica veloce. Non ignoriamo che l’attuale propensione per grandi mezzi o tramvie sia anche legata alla possibilità di risparmiare sul costo del lavoro, riducendo il numero degli autisti. Per l’utenza, specie quella residente in zone periferiche o piccole frazioni, sarebbero invece più funzionali mezzi di dimensioni più piccole ma con maggiore capillarità di linee frequenza di corse, nonché estensione dei trasporti nelle ore serali.
Nel frattempo potrebbe essere pensata una convenzione con il servizio taxi che preveda una forma di carpooling nelle ore notturne: la possibilità di prenotare corse che colleghino Bagno a Ripoli e le sue frazioni a Firenze ad orari prestabiliti da parte di soggetti diversi, a prezzo accessibile.
Occorre ripubblicizzare anche il servizio di trasporto e la mensa per la scuola sempre ai fini di una ottimizzazione dei costi e anche ad una maggiore garanzia dei diritti dei lavoratori.
Riteniamo necessario prevedere alla gratuità del parcheggio antistante l’ospedale di Santa Maria Annunziata per la particolare funzione che svolge.

Verde pubblico
La gestione diretta del verde pubblico consentirebbe risparmi di costo e migliore qualità del servizio. Un esempio per tutti. Gli alberi di via Alighieri e via Macchiavelli straziati allo stesso modo dei tigli del viale di accesso a Grassina. L’amministrazione uscente ha operato la scelta di capitozzare tutta l’alberatura con il rischio di creare in ogni pianta lungo i tagli fatti l’ingresso di acqua e batteri creando così marciumi interni alla pianta che la danneggiano fortemente e creano per il futuro maggiori rischi collegati al crollo di rami, se non dell’intero albero, sulla sede stradale. Un servizio interno invece avrebbe potuto prevedere un diradamento programmato per eliminare i rami più a rischio ma non creare danni alla pianta che peraltro non avrebbe perso il suo aspetto originario.

Rifiuti
La gestione dei rifiuti rappresenta un elemento chiave del nostro programma perché riguarda gli stili di vita, il modo di produrre, distribuire e controllare le merci. Il comune di BaR potrebbe diventare il comune pilota per l’introduzione della distribuzione delle merci a zero imballaggi di plastica oltre che continuare e migliorare la strategia dei rifiuti-zero. Intendiamo inoltre combattere la cultura dell’usa e getta, incentivando azioni di recupero, aggiustatura e riutilizzo di oggetti di uso comune e piccoli elettrodomestici. Come già accennato nel capitolo riguardante le attività artigianali, ci proponiamo di agevolare l’apertura di attività che operino in tal senso (ciabattino, piccola sartoria…). Il Comune dovrebbe inoltre offrire gratuitamente i propri spazi per eventi ed iniziative di tutoraggio all’autorecupero, sia organizzati da parte di associazioni già esistenti, come ad esempio quella dei Restarters, sia da lanciare autonomamente, invitando e coinvolgendo artigiani attivi sul nostro territorio o pensionati. Molti oggetti sono comunque disegnati industrialmente in modo da non poter essere aggiustati. A questo proposito sarebbe nostra intenzione aprire un osservatorio/gruppo di studio sulle categorie di prodotti in relazione alle caratteristiche che ne rendano più o meno agevole la riparazione, anche coordinandoci con esperienze già attive in altre parti d’Italia, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica e chiarire che il problema dei rifiuti non è solo questione di scelte individuali, ma che è strettamente legato alle filiere di produzione.

Turismo
Per quanto riguarda il turismo, Bagno a Ripoli dovrebbe evitare di essere percepita semplicemente come una periferia fiorentina o come un capoluogo dell’agriturismo di lusso, per sviluppare invece una vocazione propria. A questo fine riteniamo utile puntare sul turismo lento: bicicletta e trekking. Il nostro territorio, in gran parte collinare e già punto di partenza di sentieri e strade vicinali, si presta particolarmente a tale scopo. I flussi di turismo legati a queste attività sono andati costantemente aumentando nel tempo in tutta Europa e non si sono ridotti nemmeno a seguito della crisi economica. Oltre ad avere basso impatto ambientale, incentivano la manutenzione del territorio, favoriscono la riscoperta di borghi e frazioni isolate e di pievi minori. Presentano benefici diffusi anche per quanto riguarda la nascita di attività collaterali, quali il noleggio di biciclette, il trasporto dei bagagli, il pernottamento e la ristorazione in zone lontane dagli itinerari più sfruttati, lasciando una fetta di introito all’economia locale molto maggiore rispetto turismo di massa, che si affida quasi sempre ad intermediari.

La sicurezza
Questo è un tema caldo che molte forze politiche stanno cavalcando a fini strettamente elettorali ma anche e purtroppo per abituare gli italiani alla necessità di un controllo penetrante della loro vita privata incrementando a dismisura il senso del pericolo e l’intolleranza nei confronti del “diverso” e delle fasce più deboli della popolazione. Noi riteniamo che la vera risposta da dare in tema di lotta alla criminalità è quella che prevede politiche di tutela del lavoro, del diritto alla casa, di sviluppo sostenibile, di  integrazione culturale. Il posizionamento di telecamere, illuminazione a giorno, fino a presidi dei “controlli di vicinato” risolvono solo localmente e temporaneamente il problema postandolo semplicemente in altre zone e alimentano un clima di sospetto che avvelena la comunità.
Non vogliamo vivere in un Paese dominato dalla paura e dall’odio per il più povero; vogliamo un Paese dove si metta al centro la manutenzione dei territori, la sicurezza del e sul lavoro e la lotta alla criminalità organizzata.

Diciamo NO al Decreto Salvini perché, abolendo i progetti di inserimento, lasciando migliaia di persone senza diritti, senza lavoro e senza un tetto, non rende le nostre città più sicure. La vera sicurezza è il lavoro stabile, scuole e ospedali funzionanti, un reddito vero per i disoccupati, trasporti efficienti e servizi per i cittadini.
Diciamo NO al Controllo di vicinato perché non possiamo delegare a semplici cittadini poteri di sorveglianza che solo lo Stato, a mezzo di corpi di polizia appositamente preparati e sempre e solo sotto stretto controllo della magistratura, può arrogarsi.
La delazione come dovere civico è vergognosa e pericolosa

L'accoglienza

L’aggregazione è uno strumento fondamentale per far fronte ai problemi che attanagliano la società odierna, la solitudine, il degrado, la violenza.
Pensiamo ad un comune in grado di sviluppare accoglienza nei confronti dei giovani anche attraverso il recupero di edifici abbandonati da adibire in parte a luoghi di incontro per i ragazzi per lo svolgimento di quelle attività che generalmente non trovano spazio nelle abitazioni e nei condomini. Pensiamo ad ambienti distribuiti nel territorio comunale dedicati alla pittura e a laboratori artigianali che possano anche costituire punto di incontro tra esperienze generazionali per mantenere vivo quel sapere che sta rapidamente scomparendo. Pensiamo ad una sala-musica per i gruppi emergenti.
Immaginiamo questi spazi autogestiti per la responsabilizzazione degli utenti. Abbiamo in progetto la realizzazione di uno sportello di ascolto diretto tra i ragazzi ed il
comune ed uno sportello di aiuto per l’inserimento nel mondo del lavoro che costituisca un supporto pragmatico anche nelle cose più basilari come la redazione di un curriculum vitae. Perché se è pur vero che la popolazione sta invecchiando è nei giovani che  abbiamo le risorse più dinamiche ed energiche per il futuro e crediamo che da loro possano pervenire contributi più che interessanti.
Pensiamo ad una collaborazione con i ragazzi perché si diffonda sempre più la cultura del bene comune e del rispetto di ciò che appartiene alla comunità ancor più di quanto sia proprio., anche anche promuovendo giornate per il recupero ambientale di aree in stato di abbandono e non, da considerare produttive anche di punti scuola.
Pensiamo ad altri sportelli quali gli sportelli antiviolenza pensati in modo particolare per le donne, agli sportelli antiusura per la difesa dei commercianti e degli imprenditori.
Pensiamo ad uno sportello per le startup e ad un luogo dove possano iniziare a sviluppare le loro attività fino alla formazione di un gruppo di consulenza specifico per
supportare quei tanti giovani portatori di nuove idee imprenditoriali che possano contribuire allo sviluppo di tutto il territorio comunale.

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