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Assemblea nazionale “Fuori dal virus, fuori dal fossile”

Da diversi decenni numerosi territori italiani sono devastati dalla presenza ingombrante di centrali termoelettriche, raffinerie, gasdotti e impianti anacronistici che sconvolgono il clima, l’ambiente e la vita sociale di intere comunità. Nonostante la sensibilità popolare e la mobilitazione diffusa contro il riscaldamento globale e le fonti inquinanti si siano ormai affermate a livello globale, gli affari della gigantesca industria legata ai combustibili fossili non sembrano essersi arrestati neanche durante questa pandemia.

Ancora oggi decine di progetti legati all’estrazione, al trasporto e alla produzione energetica di origine fossile continuano a essere finanziati e autorizzati dai Governi e dalle banche di tutto il mondo. A dispetto di generiche e vuote dichiarazioni “green”, politica e finanza continuano dunque a sostenere quella che a oggi è la prima causa del cambiamento climatico globale.

In Italia tutto questo assume il volto sprezzante e prepotente dei progetti TAP, SNAM, ENI, ENEL, A2A e di altre grandi opere inutili e dannose sparse su tutto il territorio nazionale. Non è un caso che i cantieri per la realizzazione del gasdotto TAP siano rimasti aperti nonostante l’emergenza sanitaria in corso, esponendo al contagio migliaia di cittadini e lavoratori. Non è un caso che il governo italiano continui a parlare di riconversione ecologica, “green deal” e uscita dal carbone puntando tutto sulla realizzazione di nuove centrali turbogas. Non è inoltre scontato che la messa al bando del carbone si completi entro il 2025 come più volte dichiarato dal ministro Costa, perché in realtà, da sempre, a dettare la politica energetica nazionale non è il Governo, bensì le grandi imprese del settore. In ogni caso quello che il Governo vorrebbe realizzare è una sostituzione interfossile che darà al gas, combustibile inquinante e climalterante, un ruolo centrale nella transizione. Un piano, questo, che non riguarda soltanto la realizzazione di nuove centrali, ma anche gasdotti, impianti di stoccaggio, rigassificatori e che prevede, per esempio nel caso della Sardegna, la metanizzazione di un’intera regione.

Siamo perciò ancora lontanissimi dal tramonto di quell’egemonia fossile che in pochi decenni ha letteralmente sconvolto gli equilibri ambientali del pianeta.

La transizione che ci propongono oggi non è soltanto inadeguata alle sfide del futuro, ma pure subalterna al profitto delle grandi aziende. Non sarà in grado di garantire null’altro: né salute, né ambiente, né occupazione.

Per questo chiediamo che si fermino immediatamente i finanziamenti e le autorizzazioni a tutti quei progetti legati alla combustione fossile; che si investa denaro pubblici per ottimizzare la rete, il sistema di accumulo e la generazione elettrica rinnovabile a emissioni zero; che si chiudano rapidamente le ultime centrali a carbone operanti in Italia; che si blocchino tutti i devastanti cantieri legati all’estrazione e al trasporto degli idrocarburi; che si lavori da subito per un futuro di giustizia ambientale e sociale.

Per questi motivi, come Potere al Popolo, parteciperemo convintamente all’assemblea nazionale “Fuori dal virus, fuori dal fossile” del 9 maggio, organizzata dalla campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”.

Al fianco dei territori in lotta contro decenni di devastazioni ambientali imposte a intere comunità dalla bieca logica del profitto. Al fianco dei movimenti per la giustizia climatica – come Fridays for Future e Extinction Rebellion – che hanno animato il 2019 ecologista. Per un futuro più giusto, più pulito, più solidale e finalmente fuori dal fossile.

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