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FERMIAMO L’AGGRESSIONE MILITARE TURCA – SOLIDALI CON IL POPOLO CURDO!

Il 15 novembre 2022, Giorgia Meloni ha avuto un incontro bilaterale a margine dei lavori del G20 in Indonesia con il "sultano" turco, Recep Tayyip Erdoğan.

A partire dalla serata del 19 novembre, una serie di attacchi aerei turchi hanno colpito diverse città curde nel nord della Siria e in Iraq, tra cui Kobane, simbolo dell’eroica resistenza contro l’ISIS nel 2014 con il sacrificio di migliaia di giovani vite.

Secondo quanto riportato da fonti locali, i raid aerei hanno già ucciso tredici civili e quindici soldati siriani, nonché distrutto un ospedale, un deposito di cereali e una centrale elettrica.

Il governo turco ha giustificato questa nuova escalation militare come risposta all’attentato avvenuto a Istanbul il 13 Novembre 2022, che ha immediatamente attribuito al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e alle Forze democratiche siriane (SDF), nonostante entrambe le formazioni abbiano negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco.

Un ruolo rilevante nella vicenda lo sta avendo il ministro degli interni Süleyman Soylu, importante esponente dell’AKP di Erdoğan da sempre ostile ai curdi, che sin dall’inizio ha puntato il dito contro PKK e YPG, senza mai fare un passo indietro neanche dopo la smentita dei diretti interessati. Negli ultimi giorni, però, stanno uscendo diverse indiscrezioni sulla stampa che indicano in ambienti vicini al principale alleato di governo, il movimento nazionalista di estrema destra MHP, e allo stesso Soylu la possibile paternità dell’attentato.

Sebbene probabilmente non conosceremo mai con esattezza chi siano veri mandanti della bomba esplosa nel centro di Istanbul, appare evidente che il governo turco stia usando questo attacco come un pretesto per legittimare la sua aggressione contro i curdi in Siria.

Il presidente Erdoğan sta cercando di raccogliere il sostegno internazionale per una nuova letale invasione, anche via terra, del Rojava, con l’obiettivo di infliggere un duro colpo al movimento curdo, e allo stesso tempo rafforzare il suo blocco di potere ed aumentare i consensi in vista delle elezioni del prossimo anno.

In tale quadro ancora una volta il popolo curdo si trova da solo a dover resistere, vista la costante vergognosa complicità dell’Europa con il sultano di Ankara.

Nel condannare e chiedere che venga fermato l’ennesimo attacco del regime turco, ci preme sottolineare la funzione dell’UE, e del nostro Paese in particolare, nella vicenda.

L’Italia, nonostante si sia vantata di far parte della coalizione internazionale contro l’ISIS, volta le spalle a chi la minaccia islamista l’ha combattuta e sconfitta materialmente.

D’altronde il nostro Paese considera da sempre la Turchia un importante alleato, come ribadito più volte in una delle ultime visite di esponenti governativi italiani ad Ankara nel luglio 2022, quando il premier Draghi e ben 5 ministri, Lorenzo Guerini (difesa), Luigi Di Maio (esteri), Luciana Lamorgese (interni), Giancarlo Giorgetti (sviluppo economico) e Roberto Cingolani (transizione ecologica”), hanno rinsaldato la cooperazione tra i due stati in molteplici campi, tra cui spicca quello militare.

Anche durante il recente summit del G20 a Bali, la neo premier Giorgia Meloni, in un incontro bilaterale avuto con il presidente della repubblica turco, ha confermato l’orientamento connivente e servile del governo precedente.

L’impunità della Turchia deriva proprio dalla complicità dell’Europa, che non osa mettere mai realmente in discussione le azioni di Erdoğan, visto il ruolo rilevante attribuito al paese anatolico in diversi campi, a partire dalla sua funzione di “guardiano” dei confini europei contro i migranti (in seguito alla dichiarazione congiunta del 2016), sino alla sua posizione strategica nella NATO in questa fase di rinnovata belligeranza dell’alleanza atlantica con lo scoppio del conflitto in Ucraina.

Un ultimo esempio in tal senso è rappresentato dalla querelle sull’ingresso nell’alleanza atlantica di Svezia e Finlandia, che si sta giocando proprio sulla pelle dei curdi, usati come merce di scambio per compiacere Ankara.

Denunciamo ancora una volta con forza la connivenza dell’Italia e dell’UE con il regime turco e pretendiamo che il nostro governo condanni l’escalation militare in atto, bloccando innanzitutto la cooperazione militare con la Turchia e la vendita di armi.

Noi non saremo mai complici di regimi criminali, e sosterremo sempre i popoli in lotta.

Viva la resistenza curda!

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