L’8 marzo le donne di tutto il mondo sono scese in piazza al grido di “Non una di meno!” per denunciare la violenza agita dagli uomini e che non si esprime solo con un pugno in faccia, ma si manifesta anche sotto forma di discriminazione economica, di violenza psicologica e di attacco alla libertà di scegliere per se stesse, sul proprio futuro, sul ruolo che si vuole giocare nel proprio mondo privato e nella collettività.
Viviamo un’epoca caratterizzata dall’aggressione alla democrazia, realizzata con metodo, organizzata a tutti i livelli – istituzionale, politico, culturale, fisico – e che non ha confini, come dimostra la recente vittoria della peggior reazione delle destre, da Bolsonaro in Brasile, a Trump negli Stati Uniti, a Orbàn in Ungheria, fino alla formazione pienamente sessista e liberticida rappresentata dal governo giallo-verde in Italia.
Il governo italiano ha dichiarato guerra alle donne da subito, con l’istituzione del Ministero della famiglia e della disabilità, che già a partire dal nome riporta il welfare nella dimensione domestica del lavoro di cura, da sempre a carico delle donne. In pochi mesi l’attacco si è intensificato con il ddl Pillon in materia di separazione, divorzio e affido dei minori, che cancella le conquiste di decenni di lotta e soprattutto riduce i figli e le figlie a semplici oggetti di scambio se non bottino di guerra nei conflitti tra coniugi in separazione.
L’attacco alle donne va però oltre: dall’abominio dei “cimiteri per bambini mai nati”, di cui è stato alfiere Matteo Renzi, alle mozioni per la presenza delle associazioni pro-vita negli ospedali e nei consultori promosse da destra e sostenute anche da rappresentanti PD nelle istituzioni, come nel caso di Verona, quando nel consiglio comunale si è sferrato un vero e proprio attacco politico alla legge 194, già fortemente disattesa a causa dell’eccessiva presenza di medici obiettori.
Da molto tempo a Verona l’alleanza tra estrema destra e mondo cattolico conservatore tenta in ogni modo di limitare la libertà delle persone di decidere sul proprio corpo e di vivere liberamente la propria sessualità. I casi più eclatanti sono stati il rifiuto nel 1995 delle pari opportunità per le persone LGBTQ+ e la prima mozione anti-abortista approvata in Italia, che dichiara Verona “città a favore della vita” e destina fondi pubblici ad associazioni cattoliche pro-life. Verona, nota al mondo come “la città dell’amore”, assomiglia sempre più ad una “città dell’odio” verso la diversità, un laboratorio di fascistizzazione che fa da innesco per tutta la penisola.
Ma le donne resistono. Sono pronte, arrabbiate, indignate e determinate a non lasciare nemmeno un centimetro di spazio politico senza opporsi con tutte le forze collettive.
Potere al Popolo il 30 marzo sarà in piazza a Verona, per sostenere le lotte femministe e il contrasto al rigurgito di patriarcato che avrà il suo apice dal 29 al 31 marzo nell’ambito del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, patrocinato da Ministero per la famiglia e le disabilità, Regione Veneto e Provincia di Verona. Un summit mondiale che vuole raccontare e costruire un’idea di “famiglia naturale” chiusa, sessista, contraria ai diritti e alle differenze, condannando il divorzio, la libera scelta sull’aborto e le coppie non eteronormati. L’evento infatti raccoglierà le voci più reazionarie e oscurantiste “per affermare, celebrare, difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”, con la partecipazione attiva del Presidente del Parlamento europeo Tajani, di Matteo Salvini, Marco Bussetti, Lorenzo Fontana, rappresentanti della Chiesa, ed esponenti dei governi europei tra i più discriminatori e pericolosi per l’autodeterminazione delle singole persone e la libertà di tutte e tutti. Insomma, un coacervo di soggetti che, in nome della difesa della vita e della famiglia, dimentica le vite morte in mare e le famiglie devastate dalle guerre e dalle carestie o massacrate con la complicità dei governi europei.
Non si può evitare di ricordare che questo Congresso mondiale riceve finanziamenti e sostegno politico da associazioni di estrema destra e da integralisti interconfessionali provenienti da tutto il mondo.
Potere al popolo lotta perché i diritti di tutte le persone siano garantiti e tutelati al di là del sesso, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Potere al popolo lotta perché sia garantito il diritto all’autodeterminazione di ogni persona.