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STIAMO VIVENDO UN’EPOCA DI CONTRADDIZIONI E NON DI CERTEZZE

È difficile comprendere la profondità del nostro tempo, le terribili guerre e le informazioni confuse che sfrecciano senza molta saggezza. Le certezze che inondano l’etere e l’internet sono facili da trovare, ma derivano veramente da una valutazione onesta della guerra in Ucraina e delle sanzioni contro le banche russe (parte di una più ampia politica di sanzioni degli Stati Uniti che ora affligge circa trenta paesi)? Riconoscono l’orribile realtà della fame che è aumentata a causa di questa guerra e delle sanzioni? Sembra che gran parte delle “certezze” derivano dalla “mentalità della guerra fredda”, che vede l’umanità come irreversibilmente divisa su due fronti opposti. Tuttavia, non è così; la maggior parte dei paesi sta lottando per creare un approccio non allineato alla “nuova guerra fredda” imposta dagli Stati Uniti. Il conflitto della Russia con l’Ucraina è solo uno dei sintomi di battaglie geopolitiche più ampie che vengono condotte da decenni.

Il 26 marzo, il presidente americano Joe Biden ha spiegato alcune delle sue certezze al Castello Reale di Varsavia (Polonia), definendo la guerra in Ucraina “una battaglia tra democrazia e autocrazia, tra libertà e repressione, tra un ordine basato sulle regole e un governo che usa la forza bruta”. Questi binomi sono frutto della fantasia della Casa Bianca, il cui “ordine basato sulle regole” non si riferisce alla Carta delle Nazioni Unite, ma alle “regole” che stessi gli Stati Uniti definiscono. Le antinomie di Biden culminano in un obiettivo politico: “Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere”, ha detto riferendosi al presidente russo Vladimir Putin. La ristrettezza dell’approccio di Biden al conflitto in Ucraina ha portato a una richiesta pubblica di cambio di regime in Russia, un paese di 146 milioni di abitanti il cui governo possiede 6.255 testate nucleari. Con la storia violenta degli Stati Uniti nel controllo di governi in diversi paesi, le dichiarazioni avventate sul cambio di regime non possono rimanere senza risposta. Devono essere universalmente contestate.

Un’integrazione europea tutt’altro che lineare

Grey Tube Shelter 1940 Henry Moore OM, CH 1898-1986 Presented by the War Artists Advisory Committee 1946 http://www.tate.org.uk/art/work/N05706

L’asse principale della guerra della Russia non è in realtà l’Ucraina, anche se oggi è lei a farne le spese. Si tratta della possibilità o meno dell’Europa di forgiare progetti indipendentemente dagli Stati Uniti e dalla sua agenda nordatlantica. Tra la caduta dell’URSS (1991) e la crisi finanziaria mondiale (2007-08), la Russia, le nuove repubbliche post-sovietiche (compresa l’Ucraina) e altri stati dell’Europa orientale hanno cercato di integrarsi nel sistema europeo, così come nell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO). La Russia ha aderito al processo di partenariato per la pace della NATO nel 1994, sette paesi dell’Europa orientale (tra cui l’Estonia e la Lettonia che confinano con la Russia) invece sono entrati a far parte della NATO nel 2004. Durante la crisi finanziaria globale, è diventato evidente che l’integrazione nel progetto europeo non sarebbe stata pienamente possibile a causa delle vulnerabilità in Europa.

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco nel febbraio 2007, il presidente Vladimir Putin ha sfidato il tentativo degli Stati Uniti di creare un mondo unipolare. “Cos’è un mondo unipolare? Non importa come abbelliamo questo termine, significa un unico centro di potere, un unico centro di forza e un unico padrone” spiegò Putin. Riferendosi al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato anti missili balistici nel 2002 (che aveva criticato all’epoca) e alla guerra illegale in Iraq del 2003, Putin disse: “Nessuno si sente più sicuro perché nessuno può nascondersi dietro il diritto internazionale”. Più tardi, al vertice della NATO nel 2008 a Bucarest (Romania), Putin avvertì la comunità internazionale dei pericoli legati all’espansione della NATO verso est e si espresse contro l’ingresso di Georgia e Ucraina nell’alleanza militare. L’anno successivo, la Russia si associò a Brasile, Cina, India e Sudafrica per formare il blocco BRICS come alternativa alla globalizzazione a guida occidentale.

La NATO globale contro Cina e Russia

Per lungo tempo, l’Europa ha fatto affidamento sulle importazioni di gas naturale e di petrolio greggio prima dall’URSS e poi dalla Russia. Questa dipendenza dalla Russia è aumentato man mano che i paesi europei cercarono di porre fine al loro uso del carbone e del nucleare. Allo stesso tempo, la Polonia (2015) e l’Italia (2019) firmarono la Belt and Road Initiative (BRI) – la Nuova via della seta – a guida cinese. Tra il 2012 e il 2019, il governo cinese formò l’iniziativa 17+1, inserendo diciassette paesi dell’Europa centrale e orientale nel progetto BRI. L’integrazione dell’Europa nell’Eurasia doveva aprire la porta alla sua – perlomeno parziale – indipendenza in politica estera. Ma questo non fu permesso. L’intera finzione della “NATO globale” – articolata nel 2008 dal segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer – fece parte della prevenzione di questo sviluppo.

Temendo i grandi cambiamenti che oggi stanno avvenendo in Eurasia, gli Stati Uniti agiscono sui fronti commerciali e diplomatici/militari. A livello commerciale, gli Stati Uniti cercano di sostituire la dipendenza europea dal gas naturale russo promettendo all’Europa gas naturale liquefatto (GNL) sia statunitense che dai paesi arabi del Golfo Persico. Ma visto che il GNL è molto più costoso del gas trasportato tramite pipelines, si tratta di accordi commerciali poco allettanti. Le sfide ai progressi cinesi nelle soluzioni high-tech – in particolare nelle telecomunicazioni, nella robotica e nell’energia verde – non possono essere supportate dalle aziende del Silicon Valley, così gli Stati Uniti intensificano altri due strumenti di forza: in primo luogo, l’uso della retorica della Guerra al Terrore per bandire le aziende cinesi (adducendo considerazioni sulla sicurezza e la privacy) e in secondo luogo, manovre diplomatiche e militari per sfidare i rapporti di stabilità con la Russia.

Un’architettura di sicurezza modificata

La strategia degli Stati Uniti non ha avuto e non sta avendo completamente successo. I paesi europei hanno potuto vedere che non c’era un sostituto efficace sia per l’energia russa che per gli investimenti cinesi. Vietare gli strumenti di telecomunicazione di Huawei e impedire la certificazione di NordStream 2 poteva solo danneggiato il popolo europeo. Questo era chiaro. Ma quello che non era così chiaro era che gli Stati Uniti, contemporaneamente, avevano iniziato a smantellare l’architettura che garantiva che nessun paese avrebbe iniziato una guerra nucleare.

Nel 2002, gli Stati Uniti abbandonarono unilateralmente il Trattato anti missili balistici e nel 2018-19 lasciarono il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF). I paesi europei, attraverso il Nuclear Freeze Movement, hanno giocato un ruolo determinante nello stabilire il trattato INF nel 1987, ma l’abbandono del trattato nel 2018-19 è stato accolto con relativo silenzio da parte degli europei. Nel 2018, la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti si è spostata dalla Guerra globale al terrorismo alla prevenzione del “riemergere di una competizione strategica a lungo termine da rivali quasi pari” come la Cina e la Russia. Allo stesso tempo, i paesi europei hanno iniziato a svolgere esercitazioni di “libertà di navigazione” attraverso la NATO nel Mar Baltico, nel Mare Artico e nel Mar Cinese Meridionale, inviando messaggi minacciosi a Cina e Russia. Queste mosse hanno effettivamente provocato un avvicinamento tra Cina e Russia.

La Russia ha indicato in diverse occasioni che era consapevole di queste tattiche e che avrebbe difeso i suoi confini e la sua regione con la forza. Quando gli Stati Uniti intervennero in Siria nel 2012 e in Ucraina nel 2014, queste mosse minacciarono la Russia con la perdita dei suoi due principali porti di acqua calda (a Latakia, Siria e Sebastopoli, Crimea), motivo per cui la Russia ha annesso la Crimea nel 2014 ed è intervenuta militarmente in Siria nel 2015. Queste azioni hanno suggerito che la Russia avrebbe continuato a usare l’esercito per proteggere quelli che considera i suoi interessi nazionali. L’Ucraina ha poi chiuso il canale della Crimea settentrionale che portava alla penisola l’85% della sua acqua potabile, costringendo la Russia a rifornire la penisola attraverso il ponte sullo stretto di Kerch, costruito a costi elevatissimi tra il 2016 e il 2019. La Russia non aveva bisogno di “garanzie di sicurezza” dall’Ucraina, e nemmeno dalla NATO, ma le ha cercate dagli Stati Uniti. A Mosca si temeva che gli Stati Uniti avrebbero piazzato missili nucleari a raggio intermedio intorno alla Russia.

Andare avanti malgrado le contraddizioni

Alla luce di questi recenti sviluppi, le contraddizioni scuotono le risposte di Germania, Giappone e India, tra tanti altri. Ognuno di questi paesi ha bisogno del gas naturale e del greggio russo. Sia la Germania che il Giappone hanno sanzionato le banche russe, ma né il cancelliere tedesco Olaf Scholz né il primo ministro giapponese Fumio Kishida possono tagliare le importazioni di energia. L’India, nonostante faccia parte del Quad (Dialogo quadrilaterale di sicurezza tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti), ha rifiutato di unirsi alla condanna della Russia e alle sanzioni sul suo settore bancario. Questi paesi devono gestire le contraddizioni del nostro tempo e soppesare le incertezze. Nessuno stato dovrebbe accettare le cosiddette “certezze” che rafforzano le dinamiche di guerra fredda, né dovrebbe trascurare i pericolosi esiti dei cambi di regime influenzati dall’esterno e del caos.

È sempre una buona idea riflettere sul tranquillizzante fascino delle poesie di Tōge Sankichi, che assistette alla caduta della bomba atomica sulla sua nativa Hiroshima nel 1945, e in seguito si unì al partito comunista giapponese per lottare per la pace. Nel suo “Appello all’azione”, Sankichi scrisse:

stendi quelle braccia grottesche
alle molte braccia simili
e, se sembra che quel lampo possa cadere di nuovo,
reggi il sole maledetto:
anche ora non è troppo tardi.

Un affettuoso saluto dalla redazione di Tricontinental: Institute for Social Research,
Vijay

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