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[TOSCANA] FACCIAMO LA DIFFERENZA! SANITA’ PUBBLICA E REDDITO DI EMERGENZA

DI POTERE AL POPOLO – TOSCANA

Questo non fa che ricordarci come sia profonda e centrale la connessione tra occupazione, miglioramento delle condizioni lavorative e tutela della salute. Basti pensare anche agli effetti a cascata prodotti sulla tenuta del sistema sanitario dagli assembramenti obbligati di lavoratori e studenti pendolari sui mezzi pubblici, situazioni critiche ignorate dal governo, mai pervenuto quando bisogna toccare gli interessi di qualche imprenditore e sempre pronto invece a stigmatizzare i comportamenti individuali. Per questo è necessario dare il via a una campagna a tutto tondo su questi temi, un’offensiva politica che renda il senso generale del cambiamento che vogliamo imprimere a questa società, verso la costruzione del socialismo del XXI secolo e dunque verso un sistema più giusto e centrato sul benessere di tutti piuttosto che sul privilegio di pochi.

Dobbiamo prepararci per quando, su indicazione delle istituzioni UE e su pressione delle forze imprenditoriali, il governo cancellerà quelle poche misure di sostegno al reddito finora previste e riaprirà definitivamente la possibilità di licenziamento. Dobbiamo rivendicare al contrario un aumento dei posti di lavoro anche attraverso la riduzione generalizzata dell’orario a parità di salario, un aumento degli organici nel pubblico oggi ridotti all’osso nonché lo sviluppo di percorsi di pianificazione dell’economia, il salario minimo e un reddito di emergenza atto ad evitare un vero e proprio massacro sociale, da finanziare attraverso una tassa sulla ricchezza dei milionari e miliardari.

Guardando alla nostra regione non possiamo ignorare gli altissimi costi dei ticket sanitari, che rendono le prestazioni pubbliche costose all’incirca come quelle private, rivelando la progressiva privatizzazione delle prerogative pubbliche e lo spostarsi di queste verso il privato sociale, spesso vettore di ipersfruttamento nascosto sotto retoriche di eticità e solidarietà. Va denunciato e impedito qualsiasi ricorso al “project financing”, già utilizzato per la costruzione degli ospedali di Prato, Pistoia, Lucca e Massa che sono poi stati affidati a concessionari privati. Bisogna riprendere la lotta contro la legge regionale 28/2015 voluta dall’ex presidente Rossi, che ha aperto la strada al raggiungimento di un grave primato negativo della nostra regione: 3,1 posti letto ogni 1000 abitanti, contro i 3,2 di media nazionale. Il governatore Giani deve assegnare al più presto l’assessorato alla sanità ad una persona competente, e non ad un funzionario di partito, per riportare in mano pubblica tutto il sistema sanitario regionale, con investimenti massicci e una pianificazione del suo rilancio nella quale coinvolgere i soggetti interessati: le categorie mediche ed infermieristiche, le associazioni territoriali in difesa dei malati, i sindacati che in questi anni non hanno sottoscritto gli accordi che hanno legittimato lo smantellamento del SSR.

Consapevoli della necessità di lottare per un cambiamento profondo delle politiche fino ad ora messe in atto su questi temi, dobbiamo intanto rivendicare con forza:

  •  Assunzione massiccia di medici e personale sanitario, a partire dallo scorrimento delle graduatorie esistenti per infermieri ed OSS, dalla stabilizzazione di chi già opera nelle strutture sanitarie con contratti precari e dal reperimento delle figure specialistiche oggi carenti: infettivologi, pneumologi, anestesisti, medici di medicina generale, tecnici di laboratorio;
  •  Estensione dell’orario di apertura al pubblico dei servizi di specialistica ambulatoriale e miglioramento delle liste di attesa;
  • Organizzare gli spazi e gli strumenti – anche tramite requisizione – per sottoporre a test affidabili la popolazione della regione con una campagna di controlli a tappeto (tamponi, reagenti, macchine personale medico, infermieristico e tecnici di laboratorio). Attuazione immediata del “piano Crisanti” e obbligo di fornitura di tamponi a coloro in possesso della ricetta medica per i laboratori privati;
  • Reperimento di spazi e strutture, per l’isolamento domiciliare e per permettere l’istruzione dei nostri ragazzi, tramite una mappatura del patrimonio immobiliare nelle mani di Regione, Province e Comuni, così da aiutare i dirigenti scolastici;
  • Potenziamento del trasporto pubblico, attraverso assunzioni e riparazione/acquisto dei mezzi necessari, ed eventualmente contrattualizzando l’uso dei bus turistici (ora inutilizzati) per moltiplicare le corse diminuendo i fattori di carico degli utenti;
  • Piano straordinario per il lavoro, con la fine del blocco del turn over nelle pubbliche amministrazioni, l’assunzione di migliaia di disoccupati e precari da mettere al servizio della collettività;
  • Reinternalizzazione dei servizi essenziali, a partire da quelli sanitari. I lavoratori delle strutture private (Coop, srl, spa) che oggi sostituiscono i pubblici dipendenti vanno assorbiti in pianta stabile dagli enti locali;

Di fronte all’enorme sofferenza sociale creata dalla crisi economica e dalla pandemia, nessuno deve essere lasciato solo. Non è più rimandabile la scelta tra il foraggiare la sanità privata, il “si salvi chi può”, l’interesse egoistico, e la sanità pubblica, la pianificazione di una risposta comune, la solidarietà. Tra la barbarie del capitalismo di oggi e un nuovo socialismo del XXI secolo.

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