Emilia Romagna

Nel Pd non rimane niente della tradizione comunista

“Io non ho quel problema lì”, dice Bonaccini. Quel problema lì è il problema del comunismo. Bonaccini ci tiene a rivendicare di essere stato il primo presidente dell’Emilia-Romagna a rompere con la parte comunista: non c’è nessun partito comunista al governo in regione. In altre parole, nel Pd non rimane niente della tradizione politica emiliano-romagnola che nel dopoguerra ha saputo dirigere la crescita economica verso l’uguaglianza sociale, il welfare state e i diritti del lavoro. Ecco spiegati in pochi secondi il suo amore per i grandi imprenditori, il suo entusiasmo per la privatizzazione dei servizi sociali (a partire dalla sanità) e la competizione fra e dentro le regioni che prende il nome di autonomia differenziata.E su tutto questo è perfettamente in linea con Lega e M5s. Lo dimostra quello che lui stesso dice subito dopo: “Mentre alle europee la Lega in regione spopolava, contemporaneamente il Pd vinceva le amministrative in moltissimi comuni”. A lui sembra un segnale di una possibile vittoria. In realtà, questo dato è la conferma di come il suo partito e la Lega siano visti come la stessa cosa, uno vale l’altro: l’elettorato sa meglio di tanti analisti che ormai non c’è più differenza.Per questo abbiamo sentito la responsabilità di presentare una proposta fuori dal coro, per dare voce a quella maggioranza della società che in un'epoca estremamente rumorosa è paradossalmente messa sotto silenzio: Potere al Popolo si candida per questo, per rompere con il partito che fa gli interessi di pochi sulla pelle di tutti.

Gepostet von Potere al Popolo Emilia Romagna am Mittwoch, 13. November 2019

 

“Io non ho quel problema lì”, dice Bonaccini. Quel problema lì è il problema del comunismo. Bonaccini ci tiene a rivendicare di essere stato il primo presidente dell’Emilia-Romagna a rompere con la parte comunista: non c’è nessun partito comunista al governo in regione. In altre parole che nel dopoguerra ha saputo dirigere la crescita economica verso l’uguaglianza sociale, il welfare state e i diritti del lavoro. Ecco spiegati in pochi secondi il suo amore per i grandi imprenditori, il suo entusiasmo per la privatizzazione dei servizi sociali (a partire dalla sanità) e la competizione fra e dentro le regioni che prende il nome di autonomia differenziata.
E su tutto questo è perfettamente in linea con Lega e M5s. Lo dimostra quello che lui stesso dice subito dopo: “Mentre alle europee la Lega in regione spopolava, contemporaneamente il Pd vinceva le amministrative in moltissimi comuni”. A lui sembra un segnale di una possibile vittoria. In realtà, questo dato è la conferma di come il suo partito e la Lega siano visti come la stessa cosa, uno vale l’altro: l’elettorato sa meglio di tanti analisti che ormai non c’è più differenza.
Per questo abbiamo sentito la responsabilità di presentare una proposta fuori dal coro, per dare voce a quella maggioranza della società che in un’epoca estremamente rumorosa è paradossalmente messa sotto silenzio: Potere al Popolo si candida per questo, per rompere con il partito che fa gli interessi di pochi sulla pelle di tutti.

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