
Adil è libero! È appena uscito dal Centro per l’immigrazione di Brindisi, dove era rinchiuso dall’inizio di marzo, ed è tornato a Napoli dalla sua famiglia e dai suoi compagni!
Chi è Adil? Adil è un cittadino marocchino, giunto in Italia nei lontani anni 90’, poco più che maggiorenne. Quando è arrivato non esisteva ancora il permesso di soggiorno, si soggiornava con il solo passaporto. Adil è uno di quei tipi che non ce la fa a stare con le mani in mano e fin da subito ha imparato il mestiere di muratore, fino a diventare quello che a Napoli chiamiamo “masto di fatica” ossia un operaio specializzato. Ne ha viste delle belle in trent’anni di lavoro nero in questa città…. Ma quando abbiamo occupato l’EX OPG è stato tra i primi a mettere a disposizione le proprie capacità per ristrutturare il manicomio.
Adil aveva trovato alloggio presso la Chiesa di Sant’Antonio a Tarsia, sottratta a speculazione certa nel lontano 2017 per ospitare temporaneamente le persone senza fissa dimora della nostra città, evitando loro la strada in attesa di una sistemazione degna.
Alla fine di febbraio di quest’anno la polizia ha fatto irruzione nella Chiesa, fermando Adil e Mohammed, per poi trasferirli al Cpr di Brindisi. Il tutto nel silenzio dei Padri Redentoristi, proprietari dell’immobile, della Curia, che dovrebbe soprintendere all’utilizzo dei beni ecclesiastici e del Comune di Napoli, che invece di prestare assistenza ai senza fissa dimora, come da noi più volte richiesto, nei fatti lascia gestire la marginalità sociale come un problema di ordine pubblico.
Adil e Mohammed, giunti sul territorio napoletano nei lontani anni 90’, poco più che maggiorenni, con alle spalle un trentennio buono di abusi, razzismo, di lavoro nero, si sono così ritrovati all’interno del Cpr di Brindisi, vittime dell’impianto normativo voluto dall’attuale Governo in materia di trattenimento dei richiedenti la protezione internazionale provenienti dai cd Paesi Sicuri.
Di cosa si tratta?
Il Governo Meloni ha varato diversi provvedimenti finalizzati a privare della libertà personale i richiedenti asilo provenienti dai Paesi di origine ritenuti sicuri, prevedendone la detenzione presso i famigerati Centri in Albania e presso i Cpr sul territorio nazionale. Riguardo all’irrazionalità del concetto stesso di Paese sicuro, basti pesare al fatto che l’elenco di questi paesi è stato istituito nel nostro ordinamento alla fine del 2019 dal governo giallo-verde e che comprendeva anche l’Ucraina, attuale scenario di conflitto. Elenco ampliato dall’attuale governo nel 2024.
In virtù di ciò nel corso degli ultimi mesi dell’anno scorso, l’Italia ha avviato i primi onerosissimi trasferimenti verso l’Albania ed è stato necessario l’intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea perché questi cessassero. Difatti la CEDU con sentenza C-406/22, ha messo in discussione il concetto stesso di Paese sicuro e di conseguenza i Tribunali Italiani non hanno convalidato le misure detentive, rimettendo finalmente in libertà gli stranieri vittima di questo teatrino.
Per aggirare i tribunali è intervenuto il cosiddetto emendamento Musk. Che cos’è?
Ricorderete quando Elon Musk ha sostenuto Giorgia Meloni contro i giudici che hanno giustamente fatto notare con numerose ordinanze come non si potesse deportare dei richiedenti asilo in Albania. D’altronde cosa aspettarsi da un razzista miliardario sudafricano nato del periodo dell’apartheid e figlio del padrone di una miniera di diamanti…
Sta di fatto che il Governo Meloni, per aggirare quei giudici, ha ideato un emendamento “Musk” che trasferisce la competenza del giudizio di convalida del trattenimento dei richiedenti asilo nei Cpr, dalle sezioni dei Tribunali specializzate in materia di immigrazione, alle Corti d’Appello. Sperando, probabilmente, che dei giudici poco esperti di immigrazione, già oberati da migliaia di cause, convalidassero i fermi.
Peccato per Giorgia e per Elon che non sia andata proprio così.
Grazie all’azione tempestiva dell’avvocato Bartolo Gagliani, che ringraziamo, il trattenimento di Adil nel Cpr è stato revocato, e oggi è stato liberato. Ma c’è di più, con la sentenza n.242-1/2025 la Corte d’Appello di Lecce, nell’ambito del giudizio relativo ad Adil, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, sottoponendo alla Corte Costituzionale la verifica di compatibilità del nuovo sistema normativo.
Siamo di fronte all’ennesimo tentativo (fallito) del Governo Meloni di fare propaganda sulla pelle dei lavoratori immigrati, creando un meccanismo di apartheid interno al nostro stesso paese per consentire la riduzione in schiavitù di chi lavora nel nostro paese, ma non ha la fortuna di avere i documenti giusti in tasca. Un meccanismo che si è collaudato nel tempo e di cui sono responsabili anche i vari decreti Minniti e Conte-Salvini che hanno reso sempre più precario il diritto di asilo nel nostro paese.
La buona notizia è che qualche volta, come questa volta, i razzisti al Governo perdono.
Ci felicitiamo per la liberazione di Adil e attendiamo con ansia la liberazione di Mohammed.