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[LIVORNO] Basta intramoenia nella nuova sanità pubblica!

Fase 2: ripensiamo la normalità

Gli eroi della sanità pubblica: i medici ospedalieri! Ma come strutturare il futuro?

All’interno di questa categoria professionale ci sono i rianimatori, gli addetti al pronto soccorso, gli infettivologi etc, quelli che insomma hanno lavorato in questa emergenza senza risparmio di energie, rischiando e talora perdendo la propria vita sul lavoro per il Covid, questi medici sono generalmente a tempo pieno e con una visione a difesa della sanità pubblica, gratuita e accessibile a tutti senza differenze di trattamento tra pazienti, paganti e no!

Ci sono anche gli altri medici ospedalieri del SSN: gli specialisti dermatologi, ortopedici, chirurghi, cardiologi, oculisti, ginecologi etc etc , insomma quei medici che in questi 2 mesi di semiparalisi di altri servizi sanitari per l’emergenza Covid hanno dovuto lavorare con il freno a mano tirato per la cancellazione di molti esami che hanno allungato, come se ce ne fosse ulteriore bisogno, le liste di attesa.

La soluzione proposta a livello regionale da alcuni sindacati è quella di effettuare prestazioni intramoenia. Una pessima pratica da contrastare da parte della sanità pubblica.

Per chi ancora non lo sapesse, intramoenia significa entro le mura, ovvero è consentito ai medici ospedalieri di effettuare visite specialistiche in regime libero professionale A PAGAMENTO all’interno della struttura ospedaliera pubblica. Insomma il principio è che se paghi, hai un accesso più rapido alla prestazione specialistica o strumentale oltre ad avere poi un trattamento privilegiato per eventuali ricoveri o controlli successivi.

Ricordiamo per inciso che in Regione Toscana tutti i medici ospedalieri hanno avuto incentivi economici extra-stipendiali da parte del governatore Rossi, quindi anche i medici non direttamente coinvolti nei reparti COVID.

E’ una sorta di cottimo per i medici che curano a fine orario di lavoro dei pazienti con prestazioni private usando le strutture pubbliche.

Alcuni sindacati dei medici ospedalieri, in una situazione di macerie economica e sociale quale viviamo, con un tempismo perfetto, stanno attualmente protestando per la futura perdita e/o diminuzione di questo guadagno in più, si lamentano infatti che tale attività resta consentita a medici che svolgono attività libero professionale pura nel privato o in extramoenia (con decurtazione dello stipendio e blocco delle carriere nei servizi pubblici).

In realtà una cosa è la libera professione vera con il rischio di impresa e comunque in totale autonomia organizzativa ed economica, mentre diversa è l’attività di un medico pubblico in Intramoenia che la svolge nella stessa struttura ma in orario extra cioè oltre all’orario di lavoro a tempo pieno in ospedale (in quanto dirigenti svolgono almeno 38 ore di lavoro con un orario fisso legato alla organizzazione della unità operativa di appartenenza) senza rinunciare né a parte dello stipendio né a possibilità di carriera, tanto che i più coinvolti sono spesso proprio i primari. Sono inoltre frequenti i casi in cui i medici interessati a esercitare la loro professione a pagamento sono costretti a effettuare visite ed esami specialistici in orari inusuali e talora effettuano un monte ore superiore a quanto previsto dalla normativa italiana (max di 48 ore settimanali), con conseguenti momenti di stress e eccessivo affaticamento durante il normale orario di lavoro.

Questa pratica che danneggia la sanità pubblica, è favorita dal permettere guadagni extra. Ma purtroppo anche dall’appiattimento delle carriere, dalla mancanza di gratifiche economiche e di ruolo che ha portato gli ospedali a diventare quasi delle aziende con manager.

La motivazione della protesta è che la Regione Toscana, come da tempo aveva intrapreso, intende cogliere il momento per ridurre le liste di attesa, oramai insostenibili, utilizzando a tempo pieno le strutture e le strumentazioni diagnostiche, coprendo orari che attualmente sono spesso utilizzati dai medici in Intramoenia.

Insomma c’è la volontà da parte di Rossi di favorire prestazioni pubbliche a scapito dell’attività intramoenia. Sicuramente una strada da perseguire e sulla quale non si può cedere anche dopo tutti i tagli alla sanità che ha effettuato il governatore in Toscana.

I medici in intramoenia affermano d’altro canto di essere una risorsa per ridurre le liste di attesa, peccato che l’accesso a tali prestazioni, come già detto, non sia gratuito ma in regime semi-libero professionale e quindi a pagamento per i cittadini che vi accedono.

Potere al Popolo è sempre dalla parte della sanità pubblica gratuita in grado di garantire accesso e trattamento uguale per tutti i cittadini. Ridurre le liste di attesa deve avvenire con l’utilizzo di risorse pubbliche garantendo la qualità e l’omogeneità delle prestazioni.

Se i medici in intramoenia minacciano di andare a lavorare nel privato, vuol dire che in futuro saranno possibili nuove e numerose assunzioni per giovani medici in grado di rispondere alle aspettative di salute del Servizio Pubblico.

L’emergenza Covid ha insegnato a tutti che ridurre le risorse alla Sanità pubblica porta solo a incapacità di affrontare non solo le emergenze ma anche di fornire tempestive risposte di qualità per i cittadini.

Crediamo che incentivare forme di sanità sostanzialmente privata con fondi pubblici non porti a un miglioramento della qualità, al contrario, come abbiamo visto, ha portato fino ad ora solo a una incapacità di risposta ai bisogni espressi e inespressi di salute dei cittadini.

In questo momento quindi è necessario che si ribadisca in modo ancora più forte, l’importanza di destinare risorse adeguate alla sanità pubblica e dichiarare la contrarietà a forme di prestazioni come quelle intramoenia fornite a pagamento, tali da rendere diseguale l’accesso e la qualità della prestazione a seconda della differente capacità economica dei cittadini.

Chiediamo quindi che la strumentazione e le strutture ospedaliere siano a disposizioni per visite ai pazienti in modo pubblico, per più ore al giorno rispetto alla vecchia normalità che lasciava questi spazi a una sorta di sanità privata all’interno degli ospedali pubblici.

C’è quindi anche assoluto bisogno di assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale medico, infermieristico e di tutto ciò che una struttura ospedaliera necessita.

E di ampliare l’accesso agli studi universitari, spesso paralizzati da un numero chiuso troppo basso per gli attuali bisogni sanitari del paese.

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