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Gkn: il Governo batta un colpo. Più fatti e meno passerelle

Gkn: l’azienda rispetti gli accordi e il Governo batta un colpo. più fatti e meno passerelle

Apprendiamo dal comunicato del Collettivo di Fabbrica dei lavoratori GKN che, a dispetto dell’accordo quadro sottoscritto a gennaio da Governo e sindacati, e garantito dallo stesso Governo e dagli enti locali, l’azienda attualmente guidata da Francesco Borromeo non sta rispettando la tempistica dell’accordo.
Entro il 31 marzo infatti si sarebbero dovuti palesare al tavolo di trattativa gli investitori interessati alla reindustrializzazione dello stabilimento di Campi. E invece ieri, 20 aprile, a quasi un mese dalla data prefissata, Borgomeo si è presentato al tavolo convocato dal Mise senza nessun investitore al seguito. Questa assenza di chiarezza e il non rispetto degli accordi con la controparte sindacale, stride con l’estrema loquacità di Borgomeo di fronte alla stampa, con la quale è sempre prodigo di informazioni e rassicurazioni. L’RSU GKN ha già manifestato la propria posizione, sintetizzabile nello slogan “più fatti e meno passerelle”. Come sempre, saremo al fianco dei lavoratori, qualsiasi saranno le iniziative di lotta che decideranno intraprendere di fronte a quella che si sta configurando chiaramente come la tattica della “rana bollita”.

Dal punto di vista più politico non possiamo non notare l’assenza dei Ministri Orlando, Giorgetti e della viceministra Todde. Già a dicembre questi ultimi boicottavano l’emendamento Mantero, scritto dagli operai GKN, la cui approvazione avrebbe garantito la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento e un atteggiamento pubblico di tutela del patrimonio lavorativo e industriale nei casi di delocalizzazione. Oggi, a 4 mesi di distanza, i ministri del Governo Draghi non battono ciglio di fronte al comportamento opaco dell’azienda, nonostante gli accordi di gennaio fossero stati sottoscritti proprio al MISE. Evidentemente a questo Governo interessa più rassicurare gli imprenditori sul fatto che avranno la mano libera su qualsiasi decisione, piuttosto che intervenire a tutela dell’occupazione e a direzionare l’utilizzo futuro del patrimonio industriale del nostro paese.

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