Ieri il MIT ha deciso lo stanziamento di 470 milioni di euro per il progetto filoviario nella città metropolitana di Genova.
“Si tratta del finanziamento più alto per il trasporto pubblico locale mai ricevuto dalla città di Genova” ha dichiarato l’assessore Campora. Peccato che si tratti di un finanziamento che porterà ad un peggioramento del servizio, in una città già ampiamente vessata da traffico, inquinamento, difficoltà di collegamento.
La prima criticità è la capienza, aspetto non secondario in tempi in cui occorre il distanziamento sociale. Nei filobus infatti potranno essere contenuti 115 passeggeri, contro i 150-160 dei bus attuali.
Questa diminuzione non avviene a favore di un aumento della frequenza, ma anzi molte linee verranno tagliate costringendo gli utenti a un numero frequente di cambi.
Ci concentriamo sulle zone più critiche.
In Valbisagno, dove il bus costituisce l’unico mezzo di trasporto pubblico, sparirà il 47, che permetteva di raggiungere la stazione di Brignole, sostituito dall’82 ma con una frequenza minore e bus più piccoli. Lo stesso taglio di frequenze avverrà anche per il 37, sostituito dal 356. In generale tutte le linee che dalle colline passano per piazza Ferraris termineranno lì, con una grave riduzione del collegamento col treno per chi abita nelle zone collinari. D’altra parte i bus che transitano lì come il 474, il 479 e il 480 vedranno ampiamente ridotte le frequenze. Per quanto riguarda il collegamento alla stazione, poi, il filobus transiterà da piazza Verdi e non da via Canevari, allungando il percorso di accesso al treno e tagliando il collegamento con la metro.
In centro, la linea 35 verrà soppressa e parzialmente sostituita da una finta circolare tra via Vannucci e piazza De Ferrari, che arriverà a Brignole solo nelle ore di punta. Conseguentemente, per raggiungere l’ospedale Galliera dai quartieri collinari sopra Principe occorrerà effettuare tre cambi, e senza collegamenti verso la stazione nelle ore di calma. Anche la linea 38 sarà soppressa, in parte sostituita dal 32 (che però non effettuerà più la tratta tra Caricamento e Fanti d’Italia) e dal 356, una linea di scarsissima frequenza. Anche le linee 34, 39 e 40 diventeranno circolari, con un’ulteriore riduzione del servizio.
Infine, ma non meno importante, la circolazione dei nuovi filobus sarà solo parzialmente su corsia riservata, affossando ulteriormente la speranza di un incentivo all’utilizzo dei mezzi pubblici. Nella nota del Ministero addirittura si chiede che vengano ridotte le interferenze con altre modalità di trasporto pubblico: cosa significa per Genova, una città multicentrica situata in un territorio sconnesso, dove invece sarebbe bene variegare le modalità di collegamento?
Insomma, chi beneficerà di questo nuovo investimento nel trasporto filoviario? Di sicuro non chi si avvale del servizio pubblico per muoversi a Genova! E si tratta di osservazioni che anche le associazioni ambientaliste portano avanti da mesi sul piano presentato. C’è il rischio che la riduzione del 2% nelle emissioni di anidride carbonica millantata da chi ha presentato il piano sia vanificata dall’inevitabile maggior ricorso al trasporto privato.
Chiediamo invece un vero investimento in un trasporto pubblico accessibile a tutti, efficiente, sostenibile!