Giovedì 24 maggio siamo stati in presidio all’ospedale ginecologico Sant’Anna di Torino per pretendere che non ci siano più obiettori nelle strutture pubbliche e nelle farmacie, perché il diritto alla salute e all’autodeterminazione siano reali.
La L.194/’78 è certamente una conquista ottenuta grazie alla lotta delle donne unite in un grande movimento dal basso, che denunciò l’oppressione dello Stato e del Vaticano, soprattutto verso le donne delle masse popolari, le proletarie, costrette ad abortire clandestinamente e con metodi pericolosi che spesso portavano anche alla morte.
Pur consapevoli di alcuni limiti presenti nella L.194, dopo 40 anni siamo nuovamente in piazza per denunciare come sia fortemente in pericolo il diritto alla salute per le donne, a causa del crescente numero di medici e infermieri obiettori che, più che difendere principi personali e credo religioso, ostacolano pericolosamente la libertà e la salute delle donne, in uno Stato che peraltro si proclama laico. Pertanto ci opponiamo fermamente all’obiezione di coscienza e alle politiche dei governi che già da anni stanno praticando tagli alle strutture ospedaliere anche nei reparti in cui si praticava l’aborto.
In molte Regioni, oggi, è quasi impossibile il ricorso all’IVG e la percentuale di obiettori nella penisola raggiunge vette altissime con una media nazionale del 70%: Basilicata (85,2%), Bolzano (l’81.3%) Campania (83,9%), Molise (85,7%), e Sicilia (80,6%) Veneto (76.7%), e tranne in Val d’Aosta, la percentuale non scende mai al di sotto del 50%.
Il clima oscurantista che sta attraversando l’Europa, promosso in Italia da fanatici movimenti proLife (come i manifesti, di Citizen Go, comparsi a Roma con la frase “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”) e dai partiti di destra, è un palese attacco al diritto d’aborto che, con i connessi tagli ai servizi, diventa sempre più una minaccia per la difesa della nostra salute e della nostra autodeterminazione. E’ altresì una vera e propria guerra alle classi popolari che, anche in questo caso, vedono negarsi il diritto ad abortire, nelle strutture pubbliche, da medici obiettori che, poi, si propongono abortisti in strutture private, come anche in Spagna hanno denunciato le donne in lotta contro il progetto di legge Gallardon, gridando “Le ricche abortiscono, le povere muoiono”.
E allora noi non accettiamo più alcun compromesso e lottiamo unite per l’abrogazione dell’art.9 dalla Legge 194, dicendo a gran voce:
Fuori gli obiettori dalle strutture pubbliche e dalle farmacie