Estero

ANCHE IN ASIA ORIENTALE CONTINUA L’ATTIVISMO CONTRO LA COMPLICITÀ CON ISRAELE

Come PaP Estero abbiamo conosciuto attivisti ed attiviste della Taiwan Alliance for a Free Palestine (TWAFP) sabato 20 settembre 2025, in occasione dell’azione di protesta da loro organizzata a Taipei. Il sit-in di protesta si è tenuto davanti alla Nangang Exhibition Hall 1, dove dal 18 al 20 settembre c’è stata la Taipei Aerospace & Defense Technology Exhibition, una fiera occasione di incontro di imprenditori e commercianti di armamenti.

La protesta è durata circa due ore, dalle ore 14 alle 16, slogan e battere di tamburi e coperchi di pentole hanno intervallato gli interventi di attivisti e attiviste che hanno espresso il loro dissenso avendo l’obiettivo di rendere consapevole la collettività riguardo alla complicità di imprese taiwanesi nel genocidio israeliano a Gaza e denunciare l’inazione del governo di Taiwan nell’indagare e ostacolare questa complicità (vedi il documento Taiwanese companies’ complicity in Israel’s ongoing genocide). Durante la protesta abbiamo preso contatto con Yang Kang a cui poi abbiamo rivolto alcune domande.

***

Sabato 20 settembre durante l’azione di protesta abbiamo parlato personalmente e abbiamo espresso apprezzamento per lo slogan stampato sulla tua t-shirt e per l’intervento che avevi appena fatto al microfono in cui con veemenza hai messo in risalto che la vigente democrazia è evidentemente contraddittoria e incompleta perché convive con e trae profitto dalla colossale violenza e ingiustizia commessa ai danni di tante persone. Poi ti abbiamo chiesto se eri soddisfatto della riuscita dell’azione di protesta in corso. Ci puoi dare un giudizio dettagliato sulla giornata di protesta del 20 settembre, facendo riferimento al maggior numero di aspetti possibili (tra gli altri: difficoltà organizzative, numero e composizione sociale dei partecipanti, svolgimento, rapporti con le autorità di polizia, risultati di breve e lungo termine).

Yang Kang: È stato difficile organizzare questa protesta. Nella nostra protesta ad agosto davanti al Ministero degli Affari Esteri abbiamo organizzato la prima discussione di gruppo per coinvolgere più partecipanti e promuovere più azioni che fossero organizzate dalla collettività piuttosto che dai membri della Taiwan Alliance for a Free Palestine. Come conseguenza questa mobilitazione contro la Taipei Aerospace & Defense Technology Exhibition è l’accumulo di centinaia di ore di discussioni e di ricerca svolta da un gruppo di volontari. Abbiamo avuto circa 100 persone nella protesta, di cui più del 60% di popolazione locale, taiwanesi. Questa è anche l’unica volta in cui la polizia ha rifiutato di approvare la notifica di assembramento, il che potrebbe aver contribuito alla poca partecipazione.

Nonostante la poca presenza credo che siamo riusciti a spostare l’attenzione pubblica sul commercio delle armi. È la prima volta che una protesta considerevole viene organizzata contro una fiera della tecnologia e credo che la nostra presenza abbia così introdotto il concetto di responsabilità della filiera di produzione nella nostra industria della tecnologia, sullo sfondo di questo genocidio in atto. Credo che, indipendentemente da quanto il contributo possa essere piccolo, abbiamo modificato il dialogo.

Potresti per favore ora inserire la giornata di protesta del 20 settembre in un contesto più ampio parlandoci dello sviluppo del movimento taiwanese di solidarietà nei confronti del popolo palestinese negli anni recenti? E a questo proposito: qual è il coinvolgimento diretto dei lavoratori nel movimento di protesta? E più in generale: quali sono gli ostacoli più grandi che il movimento ha dovuto e deve affrontare?

 Yang Kang: Storicamente Taiwan ha avuto da molto tempo organizzazioni che lavorano per la causa palestinese, specialmente negli sforzi di organizzazione sindacale e in spazi di sinistra. Certamente un impegno organizzativo per l’intera società civile è stato riacceso dopo il 7 ottobre per rispondere all’assalto su vasta scala a Gaza, ma Taiwan ha un suo proprio contesto storico riguardante il sostegno alla Palestina: negli anni Ottanta anche più anziane generazioni dell’ala pro-indipendenza annotarono stimoli che ricevettero dalla Palestina.

Una delle sfide più serie con le quali ci siamo confrontati è la diffusa apatia del pubblico, il fascino per una sicurezza da garantire per mezzo di un fronte economico contro la Cina aveva fatto sembrare necessario costruire e proteggere questa “filiera produttiva non rossa” e tutto il male che essa contiene.

Nelle ultime settimane la mobilitazione popolare in Europa ha mostrato aspetti incoraggianti. Utilizziamo l’aggettivo incoraggiante senza allegria: infatti questi avvenimenti arrivano quando così gran parte della tragedia è consumata, però certamente non sono inutili.

In Germania sabato 27 settembre a Berlino hanno manifestato circa 100.000 persone per la fine del genocidio a Gaza e della complicità del governo tedesco. La manifestazione „All Eyes on Gaza – Stoppt den Genozid!“, la piú grande in Germania finora, sembra dare una immagine del cambiamento in corso nel posizionamento dell’opinione pubblica tedesca nei confronti dell’azione di Israele a Gaza. Il corso tragico degli eventi e l’impegno insistente dell’attivismo sociale e politico pare abbiano sconfitto finalmente un elemento di mistificazione che fino a “ieri” ha vinto: in Germania infatti fino a ieri dominava come dogma il principio irrazionale della solidarietà senza condizioni con lo Stato di Israele e l’accusa di antisemitismo veniva utilizzata con successo dagli apologeti della politica israeliana come strumento per mettere a tacere la critica. Questo avveniva incredibilmente anche nel partito Die Linke, dove posizioni razionali non riuscivano ad affermarsi.

In Italia per il 22 settembre il sindacato USB ha proclamato lo sciopero generale in sostegno della popolazione di Gaza e della Global Sumud Flotilla. Questo sciopero ha avuto successo: cortei di protesta di lavoratori, studenti e attivisti si sono tenuti nelle maggiori città dal nord al sud Italia. Tra di essi un ruolo importante è stato svolto proprio anche dal nostro partito Potere al Popolo.

Il 3 ottobre il sindacalismo di base ha proclamato ancora uno sciopero generale per la Global Sumud Flotilla – a cui ha anche aderito il sindacato confederale CGIL –  contro l’aggressione a imbarcazioni civili che trasportano cittadini italiani, aggressione interpretabile come attacco all’ordine costituzionale Italiano e alla salute e sicurezza di lavoratori e volontari italiani a bordo. Ancora più persone sono scese in strada, il governo diceva 500mila, gli organizzatori oltre un milione. E dopo il 3 ottobre e dopo l’ulteriore partecipata giornata di mobilitazione del 4 ottobre, si sono avuti ancora alcuni e sono in corso altri presidi in diverse città. Il sindacato USB promuove una Cassa di Resistenza e di lotta, fondo a supporto di chi dicendo no al genocidio mette a rischio le proprie condizioni di esistenza. Una caratteristica della mobilitazione italiana è stato il protagonismo e il coraggio degli operai portuali (porti di Genova, Livorno, Ravenna, Taranto, Trieste) che hanno fermato le navi cariche di armi per Israele.

Abbiamo menzionato questi aspetti di due Paesi differenti, Germania e Italia. Le differenze tra questi contesti e Taiwan sono certamente grandi, non è quindi con lo scopo di un confronto immediato e complessivo che li nominiamo, ma con l’obiettivo di scambiare informazioni e impressioni, parlarci nominando elementi che ci stanno a cuore o con i quali ci misuriamo nelle realtà che viviamo. Del resto, nonostante le dijerenze partecipiamo alla stessa realtà internazionale e in essa veniamo formati.

In che modo la discussione internazionale è presente e ha un effetto a Taiwan dentro e fuori la Taiwan Alliance for a Free Palestine (TWAFP)? Potresti fare degli esempi?

Yang Kang: È motivante essere testimoni dello sforzo organizzativo e della realizzazione di una coalizione di giusta rabbia in Europa. Taiwan è peculiare per il modo in cui è integrata all’interno della comunità globale e per la doppia coscienza che ne è emersa: accogliamo con favore l’idea di diventare uno stato canaglia e ignoriamo tutte le norme internazionali, ma allo stesso tempo siamo preoccupati dall’idea di essere esclusi dalla partecipazione all’arena degli affari globali: alcuni definirebbero la Corte Penale Internazionale e l’ONU “influenzati dalla Cina e senza potere reale”, ma essendo allo stesso tempo furiosi che Taiwan non ne possa prendere parte.

Avendo questo sullo sfondo, penso che l’organizzarsi in Europa non solo abbia indicato che il sostegno alla Palestina è numericamente consistente, ma ci abbia ricordato anche che un’alleanza internazionale per la giustizia e le norme rimane possibile. Anche le alleanze all’interno delle Nazioni Unite, come il Gruppo dell’Aia, avevano indicato il rischio di essere complici di Israele in questo genocidio.

Hai idee e/o proposte concrete riguardo a come sviluppare la solidarietà e collaborazione internazionale tra movimenti che operano in diverse parti del mondo?

Yang Kang: Sarebbe infruttuoso ricercare la solidarietà senza riconoscere la sofferenza degli altri. Penso che sia essenziale comprendere l’apatia generale di Taiwan sullo sfondo dell’ansia geopolitica reale e corporea con la quale essa e la sua popolazione si confronta.

Vuoi aggiungere qualcosa? Domandare tu a noi qualcosa? O condividere con chi legge qualcosa? Altrimenti ti ringrazio e ti dico arrivederci: mi auguro, ci auguriamo, di approfondire la conoscenza reciproca e la collaborazione in uno spirito internazionalista!

Yang Kang: Niente da aggiungere. Solo Free Palestine!

Related posts
LazioNewsRegioniTerritori

[ROMA] ACCERCHIAMO IL MINISTRO SALVINI, SIMBOLO DELLA POLITICA FILOSIONISTA E GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO.

LazioNewsRegioniTerritori

[ROMA] BLOCCHIAMO TUTTO! OGNI QUARTIERE È PALESTINA.

Tavoli tematiciTavolo Guerra e antimilitarismoTavolo scuola universita ricerca

No al bavaglio contro la solidarietà al popolo palestinese! Blocchiamo il ddl Gasparri!

NewsPrincipale

NO ALLA PARTITA ITALIA ISRAELE

Lascia un commento