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INSEGNARE A RESISTERE, CON LA PALESTINA

Abbiamo ancora negli occhi l’immagine della marea umana che, da nord a sud, ha attraversato l’Italia nello sciopero generale del 22 settembre. Migliaia di persone hanno incrociato le braccia, riempito le piazze, gridato giustizia per la Palestina. Quel vento nuovo che ha scosso il Paese ha ricevuto una enorme spinta dalla scuola: dalle studentesse e dagli studenti, ma questa volta – dopo anni di silenzio – anche dai docenti.
Docenti in piazza per la solidarietà, per la dignità, per la giustizia. Docenti che hanno avuto il coraggio di dire una verità semplice e netta: il genocidio in Palestina non può lasciarci indifferenti.

Quest’anno la scuola ha preso parola, sfidando quel silenzio che per troppo tempo ha pesato come una cappa sulle nostre aule: un silenzio fatto di paura, precarietà, isolamento, repressione. Quel silenzio figlio di una scuola pubblica martoriata da dirigenti autoritari, da burocrazia sterile, da stipendi fermi da decenni, da carichi di lavoro insostenibili, da organi collegiali ridotti a gusci vuoti.

Quest’anno qualcosa sembra cambiato. Davanti a un genocidio trasmesso in diretta e davanti alla complicità ipocrita dell’Occidente, tanti insegnanti hanno rialzato la testa, hanno rotto il silenzio, hanno imposto che dentro i luoghi della formazione si possa prendere posizione, coltivare il pensiero critico, pretendere giustizia. Hanno trovato la forza di organizzarsi, di parlare con le colleghe e i colleghi, di scendere in piazza insieme a migliaia di altre e altri.

Non è “solo” per la Palestina, anche se è soprattutto per la Palestina.
La violenza inflitta dallo Stato di Israele al popolo palestinese, e la complicità vergognosa dell’Occidente, hanno squarciato un velo: il sistema che sostiene un genocidio è lo stesso che ci vuole muti, stanchi, obbedienti, isolati, impotenti.
Questo inizio di anno, per una volta, dopo anni di isolamento e di assuefazione, dopo anni in cui chi parlava veniva zittito o ignorato, se non deriso, si è sentita la forza della solidarietà. Non più solitudine, non più impotenza: ma la consapevolezza che quell’ingiustizia era condivisa, che la rabbia diventava voce comune, che dentro e fuori la scuola ci si poteva organizzare e marciare insieme.

CONTINUARE A INSEGNARE, MAI PIÙ MUTI DAVANTI ALLE INGIUSTIZIE

È con questa consapevolezza che bisogna continuare. La scuola deve continuare a insegnare a prendere posizione: davanti al genocidio, ma anche davanti a un collega umiliato, a uno studente represso perché ha partecipato a un corteo, a ogni ingiustizia che ci attraversa.
È per questo che abbiamo pensato ad una breve Guida Pratica per Docenti, da condividere tra colleghe e colleghi, perché l’insoddisfazione e l’impotenza sono figlie del silenzio e della solitudine ma ora sappiamo che la scuola si può vivere diversamente e non vogliamo più tornare indietro

GUIDA PRATICA PER DOCENTI RESISTENTI

CONOSCI I TUOI DIRITTI
No, davvero. NON è normale restare a scuola fino alle 18 per “finire la programmazione”. NON è normale fare 10 ore in più gratis. NON è normale che la tua voce valga meno di una circolare scritta con ChatGPT dal Dirigente.

SCRIVI, CRITICA, DENUNCIA
Esponi le tue idee, confrontale con i colleghi, scrivile chiaramente. Che leggano i dirigenti, il ministro, i genitori, che non ci siano dubbi sugli ideali di giustizia che come docenti vogliamo difendere ogni giorno, su cosa vogliamo sia la scuola pubblica. Che si torni a parlare delle cattedre vacanti e dei soffitti che cadono a pezzi perché è quello che viviamo ogni giorno.

ORGANIZZATI
Parla con le colleghe e i colleghi, fonda un comitato, una rete, un collettivo. Non aspettare che sfruttamento e repressione ti logorino, esprimi il tuo malessere, condividilo con gli altri, trasformalo in forza comune, trova con gli altri nuove forme per affrontarlo.

SOSTIENI IL COLLEGA CHE PRENDE POSIZIONE
Tanti docenti hanno cominciato a parlare di Palestina due anni fa, alcuni anche prima e alcuni anche di carcere, scioperi, studenti. Siamo complici e solidali, Non lasciamoci più soli

PORTA IL MONDO IN CLASSE
Le studentesse e gli studenti di ogni indirizzo hanno diritto a trovare nella scuola un luogo in cui danno forma alle proprie idee sul mondo: parla di guerre, migrazioni, cambiamenti climatici, rivolte. Loro sono già dentro al mondo, hanno già le loro idee, ma la classe può diventare un’arena dove sperimentarsi e confrontarsi. Fai della classe il mondo e non un deserto.

SOSTIENI LE RIVOLTE DEGLI STUDENTI
Gli studenti sono dentro i grandi temi del mondo e da dentro li vivono e li esprimono. Stai dalla loro parte: se il dirigente li espelle per le loro idee, se la polizia li reprime. La loro lotta è anche la nostra!

SCENDI IN PIAZZA
Per i temi che porti in classe, per quelli che vivi quotidianamente e quelli che scuotono i tuoi studenti.  Per chi non sta in silenzio dinanzi alle ingiustizie, per i diritti, per la giustizia. Perché la scuola torni ad essere partigiana!

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