I primi due mesi di questo 2019 sono stati, per tutta la comunità di Potere al Popolo, molto impegnativi. Tante infatti sono le cose da fare per sviluppare l’opposizione nel paese e per far crescere la nostra giovanissima organizzazione. Abbiamo quindi continuato il lavoro di radicamento sul territorio aprendo diverse Case del Popolo – a Pavia, a Roma, a Bisceglie – e facendo funzionare a pieno regime, con iniziative culturali e attività solidaristiche, le altre decine di strutture della nostra rete. Abbiamo sostenuto molte lotte territoriali, ambientali e sul lavoro (gli operai Treofan e Italcementi, i lavoratori Gestioncar, i giornalisti de La Città, i rider e i lavoratori a nero…), abbiamo denunciato le aggressioni subite da migranti, abbiamo costruito oltre 200 iniziative locali e un momento di dibattito nazionale come quello a Battipaglia proprio sulla questione, per noi centrale, del lavoro.
Abbiamo partecipato a presidi e manifestazioni antifasciste in occasione della “Giornata del Ricordo”, ma anche in difesa del Venezuela, paese in cui ci siamo recati fisicamente, con Giuliano Granato, per testimoniare cosa accadeva. Ci siamo dedicati a organizzare una partecipazione di massa alle date dell’8 marzo, per la centralità che attribuiamo alle questioni di genere, e al corteo del 23 marzo a Roma contro le Grandi Opere Inutili e per la difesa dell’ambiente, che sempre di più si pone come un’emergenza politica.
Infine, abbiamo curato la presentazione di Potere al Popolo alla prossima tornata amministrativa, che ci vedrà presenti nelle città di Livorno e di Firenze e in altri comuni minori (a questo proposito: invitiamo a leggere alcune linee guida che possono aiutare il dibattito nelle assemblee).
In questo ampio ventaglio di attività, abbiamo cercato anche di delineare le modalità della partecipazione di Potere al Popolo! alle prossime elezioni europee, sviluppando le decisioni sempre seguendo le indicazioni dei nostri aderenti.
È infatti evidente come le prossime elezioni europee siano un test importante sia dal punto di vista nazionale – con la partita interna al Governo fra Lega e 5 Stelle, con il probabile sorpasso della prima sui secondi; ma anche con la prova del voto per il centrosinistra a guida Zingaretti –, sia dal punto di vista internazionale, perché cadono in un momento in cui a livello europeo sembrano presentarsi solo due opzioni: il liberismo europeista del partito socialista e di parte dei popolari, e il nazionalismo liberista e altrettanto reazionario della destra orbanista, leghista e lepenista.
Coerentemente al motivo per cui siamo nati, intendiamo impegnarci anche in questo frangente a mostrare che esiste un terzo spazio a livello europeo fatto da movimenti sociali e popolari che rifiutano alla radice il liberismo che anima l’Europa delle banche e della finanza, sviluppando così collaborazioni internazionaliste. Purtroppo una legge fortemente liberticida che esiste solo in Italia prevede, per potersi candidare alle europee, dalle 150.000 alle 180.000 firme, da raccogliere su un minimo regionale di 3000-3500 firme, con ulteriori ostacoli burocratici per la certificazione. Una sfida impossibile non solo per un’organizzazione giovane come la nostra, ma per chiunque oggi in Italia non abbia una dimensione elettorale già a doppia cifra, molta visibilità mediatica e molti soldi e contatti a disposizione…
Con la consapevolezza della difficoltà di questa sfida abbiamo ciononostante provato a costruire il nostro percorso democratico. Dopo il dibattito sui contenuti svolto fra novembre e dicembre, dal 7 al 12 gennaio un primo turno di votazione in piattaforma ha stabilito al 73% la volontà di essere presenti alle prossime elezioni europee, senza sciogliere però il nodo del se andare da soli o in alleanza. Una successiva votazione, svolta fra il 21 e il 26 gennaio, dopo che erano stati avviati, come da Statuto, confronti con le altre forze politiche, ha visto prevalere al 53% la scelta di andare alle elezioni in alleanza con altre forze e costruendo una coalizione con Luigi De Magistris, movimenti sociali e altri soggetti della sinistra.
Dal 28 gennaio è dunque partito un confronto politico con le altre forze della sinistra per costruire una coalizione che da un lato fosse in grado di parlare a tutte e tutti quelli che non si riconoscono né nel populismo reazionario del Governo né nell’infinita e dannosa telenovela del centrosinistra, ma che dall’altro lato avesse una linea politica precisa, che mettesse al centro il tema della “rottura dei trattati” presente nel nostro programma e indicato anche da Podemos e La France Insoumise nel documento di Lisbona, la fine di politiche di guerra e della nostra servitù alla NATO, il rifiuto di ogni sostegno al golpe in Venezuela, la collaborazione fra i popoli, la redistribuzione della ricchezza, l’attenzione all’ambiente e alle questioni di genere.
Ci siamo approcciati a questa discussione con volontà di confronto vero, senza mettere veti, chiedendo solo di fare tesoro dell’esperienza storica della Grecia del 2015, e di indicare una chiara alternativa al PD, quindi di costruire una lista dentro cui non ci fossero soggetti che nelle stesse elezioni, amministrative o regionali si presentassero con il PD.
Appena abbiamo iniziato il confronto, però, abbiamo subito dovuto registrare l’abbandono di DIEM25 e di Possibile. Questi due soggetti hanno infatti rifiutato di sedersi al tavolo con noi, accusandoci curiosamente di “sovranismo” (noi che siamo internazionalisti!), e hanno virato velocemente verso un dibattito con il liberale Pizzarotti e con i centristi Verdi di Bonelli. Ovviamente il nodo era in realtà la loro appartenenza allo spazio culturale, sociale e politico del centrosinistra.
Il tavolo si è dunque sviluppato con DEMA, PRC, Sinistra Italiana, Altra Europa e altri movimenti di base e liste civiche. Mentre abbiamo potuto registrare la sintonia con DEMA e il Sindaco Luigi De Magistris, così come con altre forze di base e pacifiste, abbiamo dovuto constatare che Altra Europa e Sinistra Italiana hanno iniziato a porre veti rispetto alla nostra stessa presenza al tavolo. Per loro saremmo stati colpevoli di insistere troppo sul tema dei trattati europei, il cui problema “è solo l’applicazione che ne è stata data in Italia”.
In realtà, oltre a questo problema di carattere “teorico”, c’era un’altra motivazione più spicciola. Avevamo infatti scoperto la volontà, da parte di Sinistra Italiana, di candidare Cofferati, il sindaco sceriffo di Bologna, già due volte europarlamentare, eletto con il PD e seduto nelle file dei socialisti europei. Di fronte alla nostra richiesta di rinnovamento, peraltro sostenuta anche da DEMA, Sinistra Italiana ed Altra Europa hanno abbandonato il tavolo. E questo nonostante si fosse vicini a una sintesi che riprendeva i temi sviluppati dalla sinistra più innovativa a livello europeo!
L’ultimo incontro è avvenuto quando si era creata una convergenza con DEMA, PRC, PaP e altre esperienze civiche e sociali, con candidature giovani, aperte ai territori su una possibile lista. La presentazione della lista però, a causa dello sbarramento delle 180.000 firme, era possibile solo attraverso l’utilizzo del simbolo del Partito della Sinistra Europea.
La disponibilità di questo simbolo è però nelle mani del Partito della Rifondazione Comunista, che al momento di “chiudere” si è riservata di confrontarsi ulteriormente con Sinistra Italiana e l’Altra Europa, con le quali condivide lo stesso orizzonte politico europeo. Nelle successive settimane abbiamo provato a sollecitare risposte, anche attraverso interviste a mezzo stampa, ma purtroppo, a parte la disponibilità di DEMA a costruire una sinistra davvero alternativa, non abbiamo registrato interesse a riprendere il confronto.
Ieri dopo due settimane, nonostante tutti i nostri tentativi di dare seguito al mandato affidatoci dalla nostra base, prendiamo atto, anche a seguito delle dichiarazioni del sindaco De Magistris che ha deciso di ritirare la sua disponibilità a una candidatura, che non ci sono le condizioni per costruire questa coalizione.
Rifondazione ha infatti deciso di mettere su una lista simile a quella delle europee del 2014, con Altra Europa e Sinistra Italiana. Questo nonostante Sinistra Italiana in molte elezioni amministrative e regionali si sia appena presentata e si presenterà con il PD.
Si tratta di una scelta a nostro avviso del tutto sbagliata, che invece di costruire un punto di vista autonomo, davvero innovativo e vicino alle classi popolari, che abbia dalla sua le Case del Popolo, l’interessante esperienza napoletana e di tante liste civiche, mira a riciclare un ceto politico per arrivare probabilmente a una ricostruzione del centrosinistra per le prossime elezioni politiche. Una scelta che ha già portato a sconfitte, prima ancora che elettorali, di visione e di entusiasmo presso gli stessi militanti.
Pensiamo che le classi popolari di questo paese, la sofferenza del nostro popolo, ma anche le sue incredibili energie e fantasie, meritino di più di ciò che esiste. Abbiamo provato a dare seguito a questo bisogno e alle indicazioni della nostra base con tutte le nostre forze, ma purtroppo la dimensione della nostra organizzazione e la realtà in cui operiamo, la mancanza di movimenti sociali che possano spingere “il nuovo a nascere”, non ci consentono ancora di sfidare la soglia delle 180.000 firme.
Per questi motivi tuttavia non smetteremo di lottare ogni giorno per produrre quel cambiamento di visione, culturale, sociale, che Potere al Popolo ha portato sullo scenario pubblico italiano. E per allargare, aggregare, far crescere la nostra organizzazione in modo che possa diventare riferimento per tutti quelli che hanno davvero intenzione di sfidare questo mondo.
Con o senza europee abbiamo tantissimo da fare, a partire dalle prossime mobilitazioni delle donne dell’8 marzo, sull’ambiente del 23 marzo, sul Venezuela del 13 aprile, e delle sfide amministrative locali.
Indietro non si torna, Potere al Popolo!