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Solo a causa del crescente disordine

Abbiamo deciso di tradurre l’ultima newsletter di “Tricontinental: Institute for Social Research” – un istituto di ricerca internazionale, con sedi in India, Sudafrica, Argentina e Brasile. Buona lettura!


Trentaseiesima newsletter 2021

Care compagne, cari compagni,

Saluti dalla redazione del Tricontinental: Institute for Social Research

Qualche giorno fa ho parlato con un’alta funzionaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le ho chiesto se sapesse quante persone vivono la loro vita sul nostro pianeta senza scarpe. Il motivo per cui le ho fatto questa domanda è che avevo in mente la Tungiasi, una malattia causata dall’infezione che deriva dall’ingresso della femmina di una pulce della sabbia (Tunga penetrans) nella pelle. Questo problema ha una varietà di nomi in molte lingue diverse – da jigger o chigoe a niguá (in spagnolo) da bicho do pé (in portoghese) a funza (in Kiswahili) o tukutuku (in Zande). È un problema terribile che deturpa i piedi e rende difficile la mobilità. Le scarpe impediscono a queste pulci di entrare nella pelle. Non era sicura del numero, ma presumeva che almeno un miliardo di persone dovesse vivere senza scarpe. La tungiasi è solo una malattia tra le tante causata dalla mancanza di accesso alle scarpe, insieme ad altre come la podoconiosi che affligge chi cammina sul terreno rosso di argilla vulcanica che infiamma i piedi in America centrale, negli altopiani africani e in India.

Un miliardo di persone senza scarpe nel 21° secolo. Centinaia di milioni di loro sono bambini e bambine, spesso impossibilitatə ad andare a scuola per mancanza di scarpe. Eppure, l’industria calzaturiera globale produce 24,3 miliardi di paia di scarpe all’anno, vale a dire tre paia di scarpe per ogni persona sul pianeta. Il settore calzaturiero produce un grande giro di affari: nonostante la crisi indotta dal COVID-19, si stima che il mercato globale delle scarpe valga 384,2 miliardi di dollari (2020), e dovrebbe crescere fino a 440 miliardi di dollari (2026). I maggiori consumatori di scarpe vivono negli Stati Uniti, in Giappone, in Germania, nel Regno Unito, in Francia e in Italia; i maggiori produttori di scarpe vivono in Cina, India, Brasile, Italia, Vietnam, Indonesia, Messico, Tailandia, Turchia e Spagna. Molti di coloro che producono scarpe in un paese come l’India non possono permettersi di acquistare le scarpe che producono, nemmeno le ciabattine infradito più economiche disponibili sul mercato. Le scarpe presenti sul mercato sono più che sufficienti per tuttə, ma non ci sono abbastanza soldi nelle mani di centinaia di milioni di persone per comprare queste scarpe. Lavorano e producono, ma non possono permettersi di consumare abbastanza per una vita decente.

Una crescente povertà

Nel giugno 2021, la Banca Mondiale ha pubblicato il suo studio Prospettive economiche globali, che ha riscontrato un aumento della povertà “per la prima volta in una generazione”. Gli analisti della Banca hanno scritto che “il COVID-19 è destinato a causare danni a lungo termine alle condizioni di vita della popolazione più vulnerabile”. Nei paesi a basso reddito, 112 milioni di persone già affrontano l’insicurezza alimentare. “La pandemia è anche destinata a peggiorare il reddito e le disuguaglianze di genere, dato il suo effetto negativo sproporzionatamente maggiore per donne, bambini e lavoratrici/lavoratori non qualificati e precari, nonché i suoi effetti negativi sull’istruzione, la salute e gli standard di vita”, conclude lo studio.

Prima della pandemia, 1,3 miliardi di persone vivevano in povertà multidimensionale e persistente; le loro privazioni sono state aggravate a causa del modo in cui la pandemia è stata gestita dai governi e dalle imprese. Tra le persone che vivono in estrema povertà nel mondo, l’85% vive in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana; la metà delle persone estremamente povere del mondo vive in soli cinque paesi: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Bangladesh. La Banca Mondiale stima che due miliardi di persone vivano al di sotto della soglia di povertà sociale (ossia povertà messa in relazione con la prosperità delle singole economie).

Rurali, giovani e sottoistruitə…

L’anno scorso, il rapporto della Banca Mondiale Poverty and Shared Prosperity 2020: Reversals of Fortune ha sottolineato che “le persone che sono già povere e vulnerabili stanno sopportando il peso della crisi”. Il rapporto ha sottolineato il ruolo della pandemia di COVID-19 nell’aumento dei livelli di povertà, ma ha aggiunto a ciò l’impatto negativo dei cambiamenti climatici e dei conflitti. Le persone povere, secondo i dati della Banca Mondiale, “rimangono prevalentemente rurali, giovani e sottoistruitə”, con quattro persone su cinque che vivono al di sotto della soglia di povertà internazionale che risiedono nelle aree rurali. Le donne e le ragazze sono sovrarappresentate tra chi è poverə e affamatə. Sulla base di questa analisi, la Banca Mondiale esorta i governi a migliorare le misure di welfare per fornire sollievo a disoccupatə e lavoratori/lavoratrici poverə. La Banca, però, non ha nulla da dire a chi lavora in agricoltura o ha lavori nel settore informale, il cui lavoro produttivo riceve così pochi compensi. Ecco perché centinaia di milioni di loro – in luoghi come l’India, come mostra il nostro dossier n. 41 sono nel bel mezzo di una grande rivolta.

Il disordine è la norma

Nessuno dei rapporti della Banca Mondiale indica un percorso chiaro che consenta a tuttə noi di uscire da questa catastrofe. Il linguaggio nelle conclusioni di queste relazioni è tiepido e debole. “Dobbiamo impegnarci a lavorare insieme e a lavorare meglio”, osserva la relazione della Banca mondiale. Non c’è dubbio che la cooperazione sia essenziale, ma la cooperazione su cosa, per chi e come? Esaminando alcuni dei pacchetti offerti in paesi come l’Indonesia, la Banca Mondiale offre una gamma di misure:

  1. Rilanciare il settore sanitario.

  2. Aumentare i programmi di protezione sociale per le famiglie a basso reddito sotto forma di trasferimenti di denaro, sussidi per l’elettricità e aiuti alimentari, nonché espandere i sussidi di disoccupazione a chi lavora nel settore informale.

  3. Implementazione di detrazioni fiscali.

Queste sono misure attraenti, richieste di base dei movimenti sociali di tutto il mondo. Tali richieste fanno parte del programma cinese di riduzione della povertà delle “tre garanzie e due assicurazioni”: garanzie di alloggi sicuri, assistenza sanitaria e istruzione e assicurazioni di cibo e vestiti. Questi sono documentati in dettaglio nel nostro studio sull’eradicazione della povertà assoluta in Cina, che esamina come il paese ha sollevato 850 milioni di persone dalla povertà a partire dalla rivoluzione cinese del 1949, una riduzione della povertà che ammonta al 70% di quella raggiunta globalmente. La Banca Mondiale, a differenza del governo cinese, dimostra la sua incoerenza quando chiede una riduzione della tassazione delle imprese come parte del quadro per la riduzione della povertà!

Che tempi quelli in cui viviamo; siamo chiamatə ad essere ragionevoli in un mondo in cui il disordine è la norma, il disordine della guerra, delle inondazioni e delle pestilenze di ogni tipo. Anche la Banca Mondiale registra il fatto che, anche prima della pandemia, la tendenza era verso il disordine, verso la disumanizzazione. I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse Moderna: Povertà, Guerra, Disperazione Sociale e Cambiamento Climatico sono scatenati sul mondo. Questo sistema non ha risposte ai problemi che crea.

Un miliardo di persone senza scarpe.

There Is No Alternative?

Uno dei grandi svantaggi della nostra attuale inflazione di atrocità è la sensazione che nient’altro che questo incubo sia possibile. Non sembra possibile immaginare alternative. La derisione emargina il pensiero di un futuro diverso. Quando si innescano dei tentativi di creare questi futuri diversi – cosa che gli esseri umani resilienti tentano sempre di fare – coloro che sono al potere si sforzano di eliminarli. Il sistema scivola inesorabilmente verso il fascismo dall’alto (per ingabbiare le persone “superflue” nelle carceri e nei ghetti) e verso il fascismo dal basso (per foraggiare pericolose forze sociali razziste, misogine e xenofobe). È meglio per chi detiene il potere politico ed economico fare in modo che nessun modello di alternativa possa prosperare. Metterebbe in discussione l’affermazione che ciò che governa il mondo ora è eterno, che la Storia è finita.

Sfondare il disordine

Dopo che i nazisti presero il potere in Germania, il drammaturgo Bertolt Brecht si rifugiò a Svendborg (in Danimarca). Lì, nel 1938, Brecht scrisse una poesia per affermare che era giunto il momento di concentrarsi sul disordine e di aprire la porta a un futuro diverso:

Solo a causa del crescente disordine
Nelle nostre città di lotta di classe
Alcuni di noi hanno ora deciso
Di non parlare più di città in riva al mare, neve sui tetti, donne
L’odore delle mele mature nelle cantine, i sensi della carne, tutto
Ciò rende un uomo completo e umano
Ma parlare in futuro solo del disordine
E così diventare unilaterale, ridotto, invischiato nell’affare
Della politica e nel vocabolario secco e indecoroso
Dell’economia dialettica
Così che questa terribile coesistenza angusta
Di nevicate (non sono semplicemente fredde, lo sappiamo)
sfruttamento, carne attratta, giustizia di classe, non generi

L’approvazione di un mondo così ambiguo; il diletto
Nelle contraddizioni di una vita così macchiata di sangue
Tu capisci.

Le nostre vite sono macchiate di sangue. La nostra immaginazione è ossificata. La necessità di sfondare il disordine è immensa. I piedi, con o senza scarpe, marciano verso l’odore della frutta matura e la vista delle città in riva al mare.

Con affetto,
Vijay

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