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SOLIDARIETA’ CON I PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI IN SCIOPERO DELLA FAME

solidarietà Palestina

Potere al Popolo esprime la propria solidarietà ai prigionieri politici palestinesi che sono in sciopero della fame dallo scorso 25 settembre per chiedere la fine della detenzione amministrativa, una pratica disumana, che è anche una concretizzazione della strafottenza del potere degli stati che la applicano.

Israele, infatti, ha ereditato e portato avanti con grande determinazione questa pratica che risale al mandato coloniale britannico. Si tratta di arresti compiuti senza capi d’accusa, in base a “prove segrete” e senza processo, che durano sei mesi e possono essere rinnovati praticamente all’infinito. Non a caso sono centinaia gli e le detenutə palestinesi che trascorrono anni in questa condizione. Al momento le persone palestinesi in detenzione amministrativa sono circa 743, su un totale di prigionierə politichə di circa 4650.

La maggior parte dei detenuti che hanno intrapreso lo sciopero della fame sono vicini al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, tra di loro ci sono persone che rappresentano degli importanti punti di riferimento per le proprie comunità e per il popolo palestinese, come ad esempio Nidal Abu Aker e Ghassan Zawahreh che hanno trascorso anni in detenzione amministrativa; Salah Hamouri, avvocato franco-palestinese e difensore dei diritti umani, ma anche leader di organizzazioni studentesche come Ziad Qaddoumi. La risposta alla loro giusta protesta da parte della potenza occupante è stata un generale inasprimento delle condizioni detentive. Per i prigionieri in sciopero, infatti, è stato disposto l’isolamento per alcuni, e la proroga della detenzione per altri. I prigionieri però non demordono e portano avanti la protesta all’insegna dello slogan: “La nostra decisione è libertà”.

Siamo con loro, insieme a tutta la comunità palestinese che si è prontamente mobilitata per porre fine a una pratica che non colpisce solo il detenuto, ma è una forma di tortura e di punizione collettiva che lede le famiglie e l’intera società. Una pratica che, come spesso accade, non si ferma ai confini della Palestina storica, ma che viene presa a modello anche da altre realtà statuali, comprese quelle sedicenti democratiche nelle quali noi viviamo. Cos’altro è la detenzione di persone straniere nei nostri CPR, e nelle istituzioni equivalenti in giro per l’Europa, se non una detenzione amministrativa sotto mentite spoglie?

Saremo sempre al fianco del popolo palestinese nella nostra comune lotta contro l’imperialismo e tutte le sue ramificazioni.

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