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Potere al Popolo

di Paolo Cacciari

“Potere al popolo”, mi piace. Perché vuol dire “democrazia”. Demos e Kratos, popolo e potere assieme. Utile ricordarlo all’inizio di una campagna elettorale. Giusto per prendere le distanze dalle retoriche sul rito truffaldino delle elezioni e battersi contro la “trasformazione della popolazione in elettorato” – per usare una espressione di Pierre Rimbert (“Dietro le quinte del mercato elettorale” su Le Monde Diplomnatique del maggio 2017). Giusto segnare la differenza tra un’idea e un’altra di politica. Una concezione della politica come competizione per la conquista degli apparati di governo e un’altra come azione permanente per abbassare il baricentro delle decisioni, disseminare il potere, creare orizzontalità, reti civiche solidali. Giusto ripresentare – in ogni occasione – quel tanto che c’è e che si muove “al basso”, tra le macerie che ha lasciato la crisi. É necessario continuare a ricordare che una “ripresa” senza occupazione e redistribuzione della ricchezza non ci serve. Un lavoro che non produca utilità sociale è sfruttamento e alienazione. Un sistema produttivo che non rispetti salute e ambiente è suicida. Una finanza che arricchisca le rendite è criminale. La privatizzazione dello stato e del patrimonio sociale è un furto. Alzare frontiere armate per respingere chi da secoli deprediamo è semplicemente immorale. Se etica e politica – alcuni dicono fin da Machiavelli – si sono trovate ufficialmente disgiunte, di fronte al più grande sterminio in tempo di pace in corso tra il Sahara e il Mediterraneo,  è forse arrivato il momento di ridare un fondamento etico alla politica.

Mi pare anche bello che questa iniziativa dentro-contro le elezioni parta da una  tra le esperienze più significative di solidarietà e mutualismo in corso nel nostro paese. Che se ne parli è già un risultato. Sono una decina gli immobili che a Napoli sono stati liberati dal degrado e dalla speculazione e riconsegnati ad un uso collettivo e sociale. Non vedo altro modo per attuare  la Costituzione se non quello messo in atto dall’amministrazione partenopea anche per i servizi idrici. Una testimonianza dell’esistenza di un’altra possibile cultura e pratica di governo. Ma, a ben guardare, esiste un vasto repertorio di sperimentazioni di sistemi economici e di welfare alternativi che hanno come obiettivo non la massimizzazione dei profitti, ma il miglioramento dei legami sociali comunitari.

L’altra novità che fa scaldare il cuore è la voglia di auto rappresentazione politica che emerge dai promotori di “Potere al popolo!”. Un rovesciamento del discorso e del linguaggio. I movimenti sociali  rifiutano di essere intesi come  un fenomeno spontaneo, effimero, prepolitico, incapace di gestire il confronto nelle sedi istituzionali, bisognoso della tutela di un “ceto politico esperto” e si propongono invece come attori politici interi, non solo nelle piazze, ma anche nei palazzi. Non so ce la faranno, scansando insidie burocratiche e fagogitazioni varie, ma mi pare che meritino una firma per la presentazione della lista loro. Faranno bene anche a coloro che sono alla ricerca di un nuovo significato da dare alla sinistra. Ha scritto Raul Zibechi: “Sono sempre i piccoli gruppi a prendere l’iniziativa, senza tener conto dei ‘rapporti di forza’ ma guardando solo alla giustizia delle loro azioni” (Sulle piccole azioni e le grandi vittorie, www.comune-info.net 13/1/2014).

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