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NO AL PIANO RIFIUTI DELLA REGIONE LAZIO!

Ad oggi, stiamo assistendo ad una fase di accelerazione della gestione dei rifiuti nella Regione Lazio, dovuta alla spinta nazionale data dai fondi in arrivo dal PNRR. La direzione però è quella della gestione privatistica del servizio, che porterà ad aumentare i profitti dei capitali privati, dagli industriali locali come Cerroni alle grandi multiutility come Acea, perdendo di vista la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini. Quindi, proprio in questo momento è importante mettere in chiaro qual è il modello che ci viene presentato come “green” e quali sono le esigenze, invece, della popolazione.

Le forze politiche in campo fanno fronte comune, dal governo Draghi alla Regione di Zingaretti fino al comune di Roma nelle mani di Gualtieri, senza nessuna vera opposizione al processo di smantellamento dei servizi pubblici e di deregolamentazione ambientale (come ci dimostra il DDL concorrenza).

La questione dei rifiuti romani per anni è stata gestita in modo emergenziale, sacrificando sempre gli stessi territori, creando così il contrasto tra chi la spazzatura la produce e chi si ritrova a doversene fare carico a discapito della propria salute. Come, ad esempio, gli abitanti della zona intorno la discarica di Malagrotta (Valle Galeria) o al TMB dell’AMA a Rocca Cencia. Tra i risultati di questa gestione vediamo la percentuale di raccolta differenziata ferma da anni intorno al 43-46% e una spesa esorbitante per inviare i rifiuti romani anche fuori regione.

Come affronta questa situazione di stasi il nuovo sindaco? Con una serie di impianti che seguono gli indirizzi nazionali, favoriti dal PNRR, e che non vanno in alcun modo nella direzione della sostenibilità ambientale né della risoluzione del problema dei rifiuti di Roma. Parliamo infatti, di 8 centri di racconta (le così dette isole ecologiche), due grandi biodigestori a Casal Selce (XIII municipio) e Cesano e due impianti di selezione e valorizzazione della carta e della plastica uno a Ponte Malnome (XII municipio) l’altro a Rocca Cencia senza che sia ben chiaro come questo intervento possa sposarsi il revamping del TMB. Quindi nessun’investimento previsto per il personale AMA (sottorganico di almeno 500 unità), né per il parco mezzi. Questi sono i primi due elementi imprescindibili per rendere il servizio di raccolta differenziata efficiente ed efficace. Parallelamente in tutto il territorio laziale spuntano ovunque richieste, da parte di privati, di autorizzazione per nuovi biodigestori (tecnologia fortemente finanziata dal PNRR ma non veramente sostenibile né economicamente né a livello ambientale). A questo si unisce il parere favorevole dato per la costruzione della quarta linea del termovalorizzatore Acea a San Vittore e la proroga concessa all’apertura della discarica di Albano. Quindi vediamo come gli investimenti messi in campo sono tutti indirizzati a favorire i capitali privati da un lato e dall’altro vanno verso il recupero di energia e non di materia. Come Potere al Popolo abbiamo partecipato alle singole lotte sparse sul territorio, perché ogni cittadino ha lo stesso diritti di vivere in un ambiente salubre, ma siamo anche convinti che la questione dei rifiuti sia una questione che riguarda tutti ed in modo interconnesso quindi va affrontata cambiando radicalmente il modello che ci propinano come “green”. Questo è assolutamente possibile riportando al centro il ruolo del pubblico nella gestione di un servizio così sensibile: a partire da un’imprescindibile riduzione della produzione di rifiuti accompagnata da investimenti nel servizio di raccolta differenziata al fine di ottenere frazioni di elevata qualità e riciclabili. A questo va associata un’impiantistica pubblica e di piccola taglia che sia distribuita su tutto il territorio uniformemente, prediligendo sistemi aerobici e impianti di riciclaggio e riducendo al minimo gli impianti per lo smaltimento (come discariche e termovalorizzatori).

L’incontro di oggi nasce, quindi, dall’esigenza di mettere in chiaro la necessità di un’opposizione netta agli indirizzi politici del governo Draghi e quindi alle scelte che impattano sul nostro territorio. Per questo è necessario contornarsi insieme con le realtà attive nel Lazio nella lotta per una gestione dei rifiuti veramente sostenibile e sana. Sono intervenuti all’incontro il Comitato raccolta fondi per Rocca Cencia, Collettivo Coniare Rivolta, PaP Civitavecchia, la Rete popolare Tiburtina, giovani della Valle Galeria, il comitato Montestallonara e PaP Castelli. A seguire un breve estratto degli interventi.

Il Comitato raccolta fondi per Rocca Cencia nasce durante l’aggiunta Marino per scongiurare la costruzione di un eco-distretto, ma è rimasto sempre attivo a causa degli impatti che il TMB dell’AMA ha sull’aera. Ad oggi hanno presentato ricorso al TAR contro il revamping di questo impianto che preoccupa moltissimo. “Nel nostro municipio arriva praticamente tutta la spazzatura di Roma – che adesso va poi a finire ad Albano. Non vogliamo essere l’ultima spiaggia per una politica che in tema di rifiuti porta ad avere altre discariche e a costruire impianti di biogas che sono assolutamente dannosi. Quello che vogliamo è che non vengano né costruiti né ampliati impianti di questo tipo, vogliamo che ci sia un reale coinvolgimento della cittadinanza riguardo la trasformazione di impianti come il TMB in risposta ad un altro modello di gestione. Come comitato sosteniamo le battaglie degli altri territori, perché bisogna uscire dalla mentalità che ciascuno pensi solo al suo pezzetto di problema, dato che facciamo parte di un unico sistema economico che continua a fare danni e sappiamo che se non si attueranno politiche volte alla riduzione dei rifiuti e ad una filiera virtuosa dei rifiuti non verremo mai fuori da queste logiche. Logiche che, al contrario, portano tanti attori economici a fare soldi sulla salute e sulle condizioni ambientali sempre degli stessi territori. Quindi sul tema dei rifiuti dobbiamo fare una vertenza generale che riguardi proprio come venga gestito questo tema”.

Il collettivo di economisti Coniare Rivolta ha analizzato il tema dei rifiuti nel Lazio dal punto di vista anche dei temi della salute pubblica, dell’ambiente, del lavoro e della giustizia sociale (analisi oggetto di un report). “La raccolta differenziata ed in particolare il porta a porta, rappresenta il salto in avanti necessario per ridurre la quantità di rifiuti da inviare a discarica o termovalorizzatori. Ma per questo servono grandi investimenti che si scontrano con l’austerità e tutti i tagli che hanno riguardato i servizi pubblici. Per questo bisogna iniziare una battaglia contro il Patto di stabilità interno e il rientro del debito che riguarda la Capitale, anche perché non si è mai vista una capitale europea dove non si investe ma si mette a repentaglio la salute e l’ambiente in nome del rientro del debito. Un altro punto critico riguarda l’impiantistica esistente, infatti la capacità di trattamento della Regione, sulla carta risulta essere superiore ai rifiuti prodotti. Ciononostante, le condizioni di manutenzione e gestione di questi impianti sono utili al mantenimento della posizione dominante dei soggetti privati che continuano a trattare con il Comune per il prezzo dello smaltimento a tonnellata. Quindi affinché l’interesse dei privati venga rimesso al proprio posto serve riportare al centro l’interesse per la salute pubblica, per il lavoro e per la salvaguardia dell’ambiente: ovvero tornando ad un modello di gestione degli impianti completamente pubblico. Bisogna, infine, sottolineare che il PNRR non rappresenta un elemento positivo per far fronte alle criticità evidenziata dato che sostanzialmente, e non solo nel settore dei rifiuti, mantiene un approccio finalizzato a garantire i profitti privati.”

I compagni di PaP Civitavecchia, attivi nelle lotte contro le centrali a carbone e le questioni ambientali legate alle attività del porto e ad oggi anche contro le proposte di biodigestori sempre nella stessa area. “Nel nostro territorio già martoriato da tanti scempi ambientali, arriva l’ultima notizia dell’autorizzazione data dalla Conferenza dei servizi della Regione Lazio per la costruzione di un biodigestore per il trattamento anaerobico di 120 000 tonnellate annue di rifiuti umidi. Autorizzazione concessa nonostante il parere negativo di ASL Roma 4, comune di Civitavecchia e sovrintendenza. Questi sono i rifiuti prodotti dalla città di Roma, dato che il nostro territorio produce solamente 10 000 tonnellate/anno. Quindi, il problema romano continua ad essere riversato sulla provincia, attraverso impianti che creano danni ambientali e che incanalano i fondi del PNRR verso il profitto dei privati. Il Piano regionale dei rifiuti di Zingaretti, appoggiato da Gualtieri, non mira ad assicurare come previsto dalle normative, la gestione indipendente dei rifiuti all’interno di ciascun ATO (come la città metropolitana di Roma). Quindi come province, periferie e cittadini di Roma rivendichiamo un sistema di gestione diverso, pubblico e basato su siti di prossimità e processi aerobici. Si tratta di una scelta politica, assolutamente non tecnica: o si sta dalla parte dei cittadini o dei capitali privati.”

Dal IV municipio la Rete popolare tiburtina coinvolta non solo nelle lotte ambientali ma anche in progetti di riqualificazione per il ripristino dei diritti dei cittadini della zona. “In questi ultimi giorni è stata approvata la delega ad Acea ATO2 per la costruzione di un nuovo biodigestore a servizio del depuratore Roma Est a Colli Aniene. In questo caso il biodigestore servirà a trattare i fanghi prodotti dall’impianto, producendo biogas e fango digerito che potrà essere eventualmente usato in agricoltura come ammendante causando quindi un doppio danno: un’ulteriore fonte di problemi ambientali per le decine di migliaia di persone che vivono a poche centinaia di metri dall’impianto e di inquinamento dei suoli agricoli nel caso il fango venisse usato come ammendante. E’ l’Acea, che ricordiamo gestisce l’intero servizio idrico integrato di Roma, a richiedere la costruzione di questo impianto non facendo nulla per migliorare effettivamente i servizi forniti ai cittadini, come dimostra il processo di esternalizzazione che ha compiuto in questi anni e che ha portato solamente ad un aumento dei costi. Tutto questo accade a Colli Aniene, quartiere di eccellenza per la raccolta differenziata porta a porta per oltre 10 anni, dove l’AMA da circa un anno ha fatto marcia indietro tornando ai cassonetti stradali, mettendo ancora di più in evidenza l’ipocrisia del nostro Comune. Dobbiamo assolutamente bloccare questa politica che vede i rifiuti solo come fonte di profitto, partendo da proposte concrete e tenute sotto controllo da osservatori popolari.”

Il comitato dei Giovani della Valle Galeria attivo da più di due anni sul territorio di Roma Ovest. “Siamo nati per far fronte alle nostre esigenze come giovani, in piena pandemia, di occuparci del nostro territorio dove veniva proposta Malagrotta 2. Oggi vediamo la notizia della bonifica della discarica di Malagrotta, notizia che però non possiamo accogliere come positiva dato che la società di privata di Maglio Cerroni proprietaria della discarica, e quindi responsabile della bonifica, ha chiesto 250 milioni di euro al Fondo sociale europeo, quindi fondi pubblici, per portare avanti la procedura di risanamento dell’area. Ancora l’ennesimo sacrificio del pubblico per sopperire agli interessi dei privati, seguendo esattamente il modello vigente per la gestione dei rifiuti. Naturalmente la Valle Galeria non è stata esclusa del piano di Gualtieri, infatti, a Casal Selce, è prevista la costruzione di un biodigestore (120 000 tonnellate di rifiuti trattati per anno). Come giovani ci stiamo opponendo a questo ulteriore piaga che vogliono infliggere al nostro territorio, ma siamo solidali con le battaglie in corso in tutta la regione. Siamo consapevoli che il PNRR non è altro che un’ipoteca sul nostro futuro stipulata in nome dei principi di falsa transizione ecologica imposti dal Governo Draghi.”

Nella stessa area il Comitato Montestallonara, si occupa dei piani di zona e delle questiona ambientali che soffre questa zona. “Il nostro comitato nasce dall’unione degli abitanti del piano di zona Montestallonara che si trova a soli 2 km dalla discarica di Malagrotta, in un territorio ormai irrimediabilmente inquinato. A seguito di nostre denunce è stata finalmente avviata un’indagine che ha dimostrato come le nostre case siano state costruite su una discarica abusiva e che gli inquinanti presenti in falde siano anche di tipo cancerogeno. Ci sentiamo doppiamente truffati perché queste case di edilizia residenziale pubblica sono il frutto di investimenti a fondo perduto della Regione Lazio, regalati all’intoccabile lobby dei costruttori romani per costruire scientemente abitazioni a due passi dalla discarica più grande d’Europa e su montagne di spazzatura. Questa è un’altra faccia della gestione dei rifiuti romani. Ancora una volta è stata sacrificata la nostra salute (abbiamo il 28% di morti in più rispetto al resto della città, come riscontrato anche in altre aree stuprate come la nostra) per favorire il profitto dei privati. E questo processo continua, con il biodigestore voluto da Gualtieri a Casal Selce (proprio difronte la discarica di Malagrotta) e l’attività dei due TMB che continuano a rendere irrespirabile la nostra aria. Non possiamo accettare che l’amministrazione pubblica si nasconda dietro la parola bio per ferire ancora i nostri territori con ulteriori impianti inquinanti.”

PaP Castelli ha seguito, tra le altre, la questione della discarica di Albano al momento elemento nevralgico del sistema lazione dei rifiuti. “Contro la ripresa dell’attività della discarica di Roncigliano, nel comune di Albano Laziale, si riorganizza il Coordinamento No Inceneritore, attivo ormai da anni sul territorio. La discarica era stata chiusa temporaneamente dopo l’incendio al TMB del 2016, al quale non è mai seguita una vera bonifica. Ma da qualche mese i camion carichi di rifiuti hanno ripreso gli sversamenti (2500 dal 2 agosto) sotto gli occhi dei cittadini che mantengono un presidio permanente, 24h su 24. Si tratta di una nuova aggressione contro il territorio voluta dalla ex-sindaca Raggi, che sull’onda dell’emergenza rifiuti ha riesumato una vecchia autorizzazione disconosciuta nei mesi successivi dall’Ufficio VIA. Il settimo invaso della discarica, già per metà colmo, è arrivato oggi al piano della campagna circostante. Le analisi dell’acqua dei piezometri interni al sito hanno rilevato altissimi livelli di idrocarburi e metalli pesanti, ma un dato ancora più allarmante è che le stesse sostanze sono state identificate anche in pozzi privati limitrofi adoperati da migliaia di abitanti. E nelle vicinanze sorgono ospedali e scuole. Adesso una nuova ordinanza di Gualtieri parla addirittura di sovrabbancare, producendo una schiena d’asino sopra la discarica. Si tratterebbe di nuove tonnellate di spazzatura. Di fronte allo stupro del territorio di Albano, continuiamo a chiedere la chiusura immediata del sito e la sua bonifica. Soprattutto considerando che una nuova minaccia si affaccia all’orizzonte: quella di un impianto a biogas che è ancora nella prima fase della conferenza di servizi. Mentre gli investitori privati moltiplicano le pressioni per autorizzare più in fretta possibile, la risposta della popolazione si è levata decisa come sempre. Si manifesta nel territorio cittadino contro il nuovo progetto, che coinvolge tra gli altri la solita Ecoambiente di Cerroni. Alla protesta si uniscono tutte le voci delle lotte circostanti. Da Ardea e Aprilia, minacciate anche queste da impianti a biogas, passando per Magliano Romano e Fonte Laurentina, destinate dall’amministrazione a trasformarsi in discariche a cielo aperto.”

Da tutti gli interventi è emerso nettamente come le lotte dei cittadini pongono all’agenda politica un tema centrale che è quello della necessità di un modello alternativo rispetto a quello che ci viene proposto. La questione di Roma è emblematica nel piano nazionale, e non riguarda solo i rifiuti ma tutti quelli che sono i servizi pubblici, dalla casa alla sanità. Per questo rilanciamo un piano di mobilitazione che parta sicuramente dai diversi territori ma che faccia convergere le singole lotte verso una netta opposizione, complessiva, all’attuazione del piano rifiuti della Regione. Attraverso il controllo popolare porteremo avanti un piano di opposizione e di proposta di Roma come città pubblica.

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