Le parole del sindaco Manfredi per giustificare la Delibera di Giunta, che introduce modifiche allo Statuto dell’unica azienda idrica italiana completamente pubblica, l’Abc di Napoli, non ci tranquillizzano e non ci convincono per niente. Questo perché, sulla questione “acqua pubblica”, dal Referendum del 2011 ad oggi, non abbiamo visto una sola legge che abbia favorito l’esito referendario.
Siamo abituati a promesse mancate e colpi di mano sia a livello locale che nazionale e sappiamo che dietro un provvedimento apparentemente “innocuo”, spacciato per “buono”, si nasconde sempre un inganno, un cosiddetto “pacco” (fregatura) per i cittadini e le cittadine.
I cambiamenti apportati da Manfredi e dalla sua Giunta allo Statuto di ABC, ad una settimana circa dallo scadere dell’attuale Consiglio di amministrazione, sono di chiara rottura con il carattere democratico e partecipativo sancito dal Referendum del 2011 e incarnato nello Statuto che ha dato origine all’azienda speciale Acqua Bene Comune, sempre nello stesso anno.
Manfredi spiega alla stampa che l’aver reso “non obbligatoria” ma opzionale la presenza in Consiglio di amministrazione dei due membri provenienti dalle associazioni ambientaliste, non è da considerarsi un atto ostile ma un passaggio necessario per rendere la “società più snella” e risolvere così problemi tecnici e lungaggini che impedivano di chiudere i bilanci o di partecipare a gare per reperire finanziamenti.
Guardando ad altre modifiche apportate allo Statuto, apparentemente più banali, come la cancellazione di termini che segnano un chiaro indirizzo politico come “ecologico” o “partecipato”, non possiamo che convincerci che Manfredi, più che migliorare la gestione di ABC, punti al suo completo smantellamento. L’azienda speciale Acqua Bene Comune, concepita per restare fuori dalle logiche del profitto e del mercato, gestita con la partecipazione di cittadini, ambientalisti, lavoratori e dall’amministrazione comunale, sta per scomparire!
La Giunta Manfredi, nel nuovo Statuto, non si è limitata a volere il totale controllo dell’azienda estromettendo di fatto la componente ambientalista dal Cda, ma ha sminuito e mortificato anche il Comitato di sorveglianza, ora definito di “partecipazione”, cambiando la sua funzione ed eliminando l’obbligo dell’amministrazione comunale di dare adeguate motivazioni al Comitato nei casi di decisioni divergenti. In sostanza, lo ha reso un semplice spettatore.
Come fidarsi delle “ragioni” addotte da Manfredi quando tutto indica che la Giunta sta preparando il terreno per una conversione di ABC, da azienda speciale completamente pubblica a Società per azioni con capitale misto o privato?
Perché dovremmo fidarci di Manfredi, lo stesso che non firmò il documento redatto dai Comitati per l’acqua pubblica, in cui si chiedeva, alle ultime elezioni comunali, a tutti i candidati a sindaco di Napoli, qualora fossero stati eletti, di difendere “con le unghie e con i denti” l’acqua pubblica e la nostra azienda speciale ABC?
Assistiamo da 13 anni alla “cancellazione” dell’esito referendario in cui 27 milioni di cittadine e cittadini sancirono che sull’acqua pubblica non si sarebbe dovuto più fare profitto in forza del fatto che “il diritto all’acqua potabile e sicura ed ai servizi igienici, è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani” come riportato dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010.
Lottiamo da anni, insieme ai comitati territoriali, al Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica, ai sindacati, alle realtà sociali e di movimento, contro i continui attacchi ai servizi pubblici. Non ultimo il DDL Concorrenza, da Draghi definito come una delle riforme “abilitanti” per accedere ai fondi europei di Next Generation UE, riversati nel PNRR, “una riforma essenziale per la crescita del Paese e il rilancio dell’economia”.
Attraverso mobilitazioni, campagne di informazione, giuristi ed esperti vari, abbiamo mostrato come il DDL Concorrenza, in ogni suo passaggio relativo alla gestione dei servizi pubblici locali, in particolare quelli definiti a rilevanza economica, desse risalto al privato, all’impresa, agli investimenti, al libero mercato, mentre rendeva più farraginosa la procedura di affido agli Enti Locali che intendevano attivare aziende “in house” di totale proprietà pubblica.
Quella battaglia l’abbiamo persa quando, con un colpo di mano, il Governo uscente ha cancellato i compromessi raggiunti e ha fatto sparire dal testo del decreto qualsiasi possibilità di costituire aziende speciali consortili completamente pubbliche per la gestione dei servizi locali.
Nonostante tutto questo, non ci siamo mai arresi. Continuiamo la nostra battaglia contro il DDL Concorrenza e contro tutti i provvedimenti, locali e nazionali, che calpestano la volontà del popolo italiano, che senza se e senza ma, vuole che la gestione dell’acqua sia “RES PUBBLICA”, cosa pubblica di tutti e di tutte, per tutti e tutte.
Per questo, Potere al Popolo sarà in prima linea per non far approvare la Delibera di Manfredi e la sua giunta al prossimo Consiglio Comunale e continuerà a stare al fianco dei Comitati per l’acqua pubblica, a sostenere la protesta di Padre Alex Zanotelli che ieri si è fatto incatenare ad un albero di fronte al Municipio di Napoli con un cartello che lascia intendere all’amministrazione comunale che abbiamo capito bene quale “pacco” ci riservano le loro modifiche allo Statuto: “VIA I MERCANTI DELL’ACQUA!!!”