Campania

[Napoli] Contratto M5S-Lega da un punto di vista della questione migranti

Which Side Are You On?

Poor folks haven’t got a chance, Unless we organize“ (Pete Seeger, Which Side Are You On)

La versione finale del cosidetto “Contratto per il Governo del Cambiamento“ tra il Movimento 5 Stelle e la Lega è stato reso pubblico sabato 18 maggio.

Chi si aspettava un documento di rottura con le politiche antipopolari portate avanti negli ultimi anni di crisi, come annunciato stesso dagli esponenti di M5S e Lega, resterà deluso. Per nessuna delle contraddizioni che le classi popolari stanno vivendo – lavoro, diritti sociali e welfare pubblico – il programma prevede cambiamenti di fondo.

In questa breve riflessione non vogliamo entrare nel merito di tutti i punti del contratto, ma limitarci a quelli che toccano le condizioni di vita e di lavoro della parte più sfruttata, più marginalizzata e, per ragioni oggettive, più esposta al ricatto sociale ed economico, cioè della parte migrante delle classi popolari. Questo non per pura carità dei migranti, ma perché siamo convinti –e le nostre esperienze ce lo confermano – che ogni attacco all’anello “più debole“ delle classi popolari si rivela un attacco alla totalità delle classi popolari, indipendentemente dal colore della pelle o del passaporto.


La questione migranti come questione securitaria

La retorica xenofoba e razzita che ha marcato la campagna elettorale del leader della Lega Matteo Salvini si riflette pienamente nel punto 13 del Contratto di Governo „Immigrazione: Rimpatri e Stop al Business“: la questione migranti viene trattata esclusivamente come una questione securitaria e di ordine pubblico. Il Contratto di Governo vuole chiudere le frontiere, criminalizzare ed espellere i migranti. Per far questo, vuole lanciare „più collaborazione con la polizia giudiziaria di altri paesi europei per limitare sbarchi clandestini“, attuare „l’immediato allontanamento dal territorio nazionale di chi commette un reato“ (ma se diventa reato già solo entrare sul territorio italiano, esiste la possibilità per un migrante di non essere accusato di reato?), firmare „accordi bilaterali con paesi terzi di transito e di origine per rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio“ e „destinare i fondi per l’accoglienza al fondo rimpatri“, creando tra l’altro „sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimaptrio, con almeno una sede per ogni regione“.

Per quel che riguarda il „Business dell’Accoglienza“, il Contratto identifica la „poca trasparenza nella gestione dei fondi pubblici“, „l’infiltraizone della criminalità organizzata“ nella gestione delle strutture d’accoglienza e la necessità di „meno privati, più istituzioni pubbliche e territoriali nella gestione dei centri“. I risultati del nostro controllo popolare nei Centri d’Accoglienza Straordinaria (CAS) sul territorio napoletano dimostrano che né la malagestione, né la criminalità organizzata possono essere combattute con un semplice passaggio dalla gestione privata ad una gestione pubblica, ma che un miglioramento può essere solo raggiunto sottraendo i migranti dalle condizioni di ricatto, cioè garantendo i diritti sociali per i migranti stessi: accesso a strutture abitative degne (SPRAR), accesso ai diritti sociali (in primo luogo scuola e sanità), accesso al mercato di lavoro (permesso di lavoro).

Attacchi ai diritti sociali, culturali e religiosi dei migranti

Ma il Contratto di Governo attacca pure i (pochi) diritti sociali rimasti ai migranti. M5S e Lega prevedono di limitare la possibilità di ricongiungimenti familiari e di diminuire i sussidi sociali. Questi punti non vengono approfonditi nel Contratto, ma già possiamo prevedere delle normative che vanno contro i diritti umani ed internazionali, come tra l’altro già stiamo vedendo negli altri paesi governati dalle destre conservatrici e razziste (p.es. in Ungheria).

La comunità musulmana è particolarmente sotto attacco nel Contratto di Governo. Ci si trovano delle misure islamofobe che vogliono limitare le libertà di religione e di culto delle comunità musulmane, impedendo di fatto la costruzione di moschee e in generale di luoghi di culto, tutto in nome del contrasto al „terrorismo internazionale di matrice islamista“. Anche in questo caso le esperienze in altri paesi europei dimostrano un accentuazione del „conflitto culturale“ dopo l’introduzione di misure liberticide per le minoranze religiose (p.es. in Austria).

Tutto qui? Certo che no! Perché la „questione migranti“ non viene trattata solo nel punto 13 sull’immigrazione, ma in tanti altri punti dove la discriminazione sociale ed economica dei migranti viene accentuata e, in questo modo, creata una separazione razziale al di dentro delle classi popolari, tutto secondo la logica „divide et impera“. Si parla di finanziamenti per il welfare familare „a sostegno dei servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane“ (punto 18: Politiche per la famiglia), del „rimpatrio di occupanti abusivi stranieri irregolari“ (punto 23: Occupazioni abusive) e di „chiusura di tutti i campi nomadi irregolari; obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l’allontanamento dalla famiglia o perdita della responsabilità potestà genitoriale“ (punto 23: Campi nomadi).

Quindi, sono tre i traguardi del M5S e della Lega riassunti della parte sull’immigrazione del Contratto di Governo: 1. Gestire la questione migranti sempre più in modo securitaria e repressiva, così da poter criminalizzare i migranti stessi ed avere maggiore legittimità per la loro espulsione. 2. Ridurre i diritti sociali dei migranti, accentuando in questo modo la loro esclusione ed esponendoli ancora di più a condizioni di ricatto sociale ed economico. 3. Creare una divisione dentro le classi popolari opponendo lavoratori italiani e migranti, sfruttati e ipersfruttati, e occultando in questo modo le condizioni di vita e di lavoro simili nelle quali noi tutti ci ritroviamo, italiani e migranti.

E i migranti italiani?

L’arroganza razzista e classista dei leader del M5S e della Lega si esprime nel totale silenzio sulla questione dei migliaia d’italiani che ogni anno emigrano all’estero. Negli ultimi cinque anni, il numero di persone italiane che hanno lasciato il paese ha largamente superato il numero di migranti che entrano in Italia. Infatti, ogni anno più di 125.000 italiani emigrano all’estero per ragioni economiche e di lavoro. Tra questi si trova il 40% di giovani tra i 18 e i 34 anni ed il 50% provenienti dal Mezzogiorno. E si tratta solo delle cifre ufficiali, cioè di tutti quelli che sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE). Ognuno di noi ha quindi un figlio, una cugina, uno zio o una nipote che è dovuto partire per trovare lavoro all’estero e che, in molti casi, si vede confrontato a situazioni di discriminazioni salariali e sociali per causa della provenienza. Che cosa propone il Contratto di Governo in termini di lavoro, welfare, sicurezza sociale? Assolutamente niente!

Ripartiamo dalle mobilitazioni degli esclusi per i diritti di tutte e tutti

Il Contratto di Governo presentato dal M5S e dalla Lega s’iscrive quindi nella tradizione degli ultimi governi che hanno preceduto questa coalizione, ma approfondisce la divisione delle classi popolari : Attaccare i più deboli e creare così il contesto sociale per quella „guerra tra i poveri“ che così difficile rende l’unità degli sfruttatti e degli oppressi. Negli ultimi tre anni, però, abbiamo dimostrato che con le mobilitazioni collettiva si riesce a strappare dei miglioramenti e delle vittorie. La manifestazione del 18 maggio a Napoli, con la partecipazione di più di 10.000 persone tra migranti ed italiani, deve essere vista come punto di partenza di una svolta nella politica migratoria e di lotta contro un governo che si è confermato razzista, una manifestazione per l’espansione dei diritti per tutte e tutti.

Oggi più che mai siamo costretti a decidere da quale parte stare, con chi ci vuole divisi o con chi lotta, quotidianamente, per una vita degna. “I popoli poveri non hanno nessuna speranza, a meno che non ci organizziamo“ così cantava Pete Seeger, storico musicista americano impegnato nella causa dei lavoratori, nel 1931. Anche noi l’abbiamo ripetuto tante volte negli ultimi mesi di mobilitazioni: Divisi siamo niente, uniti siamo tutto! Restiamo umani!

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