Se c’è un messaggio che stiamo traendo dalla pandemia da Covid-19, è che questa ha portato alla luce una serie di nodi di fondo del modello economico e sociale in cui viviamo. Un modello fondato sull’interesse dei privati e della finanza e non su quelli collettivi, che ha visto negli ultimi 30 anni smantellare inesorabilmente i diritti sociali e il welfare nel nostro paese, a cominciare dalla sanità (come abbiamo documentato in una recente inchiesta regionale sul Piemonte, https://tinyurl.com/yamcng58).
Ora, uno dei pilastri di questo smantellamento è stato il regionalismo, ovvero quella serie di provvedimenti che hanno spostato una serie sempre maggiore di competenze dallo Stato alle Regioni, acuendo le disuguaglianze al suo interno e di fatto rendendo molto difficile una risposta omogenea alla pandemia, e in generale impossibile impostare qualunque tipo di pianificazione economica e sociale. Questo peraltro in un quadro di crescente disuguaglianza sociale anche all’interno delle stesse regioni del Nord, come documentato da una recente inchiesta di Potere al Popolo (https://tinyurl.com/y8joxfo6).
La revisione del titolo V della Costituzione nel 2001 ha dato grande impulso a questo processo, di cui l’ultimo sviluppo è più recentemente quella Autonomia Differenziata che Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna stanno facendo i salti mortali per formalizzare, con la totale sintonia di fondo tra Lega (che porta avanti queste richieste nelle prime due regioni) e PD (che in Emilia, con il recentemente rieletto Bonaccini, ha fatto dell’autonomia differenziata il punto centrale della propria proposta).
Ora, anche il Piemonte, che pure sta facendo grande fatica a tenere il passo delle regioni del Nord-Est e anzi sta subendo un forte ridimensionamento del proprio tessuto produttivo (inclusa la città di Torino), accelera sulla strada dell’Autonomia Differenziata (https://lospiffero.com/ls_article.php?id=53188).
E non ci sorprende affatto trovare ancora una volta Lega e PD sostanzialmente convergenti: la Lega accelera sulla formazione di una Commissione Speciale per portare avanti la questione; il PD dà il via libera in Consiglio Regionale. Del resto, se anche qualche voce critica si leverà da quella parte politica, saranno solo scaramucce, questioni “di bastone” su chi gestisca effettivamente il processo. Ma sull’autonomia in sé, tutti d’accordo.
Non solo: dobbiamo anche questa volta rilevare la totale subalternità e complicità di Liberi Uguali e Verdi, ennesima sigla di una “sinistra radicale” che non ha altra prospettiva se non quella di fare la costola del PD: dalla partecipazione (rimanendo No Tav, per carità) alla compagine dell’ultras Si Tav Chiamparino alle ultime regionali, al disperato tentativo di Grimaldi di entrare nei progetti del centro-sinistra per le prossime comunali torinesi, rilanciando anche sul Parco della Salute (qui la nostra inchiesta su questo progetto fondato sulla ulteriore aziendalizzazione della sanità: https://tinyurl.com/ya49ba4g). Del resto Grimaldi già in passato, astenendosi su una importante delibera sulla questione, ha sostenuto che “l’autonomia differenziata è utile se serve a garantire servizi migliori per la collettività, non ad accentuare le divisioni tra le regioni” (https://tinyurl.com/y9l8o4m8). No Tav con i Si Tav, per l’autonomia delle regioni purché non aumentino le disuguaglianze tra le regioni: ai cortocircuiti dell’opportunismo non c’è proprio limite!
Noi crediamo, all’opposto, che sia necessario cambiare alla radice questo modello economico e sociale, rompendo con tutte quelle politiche di aziendalizzazione, privatizzazione e regionalizzazione: sappiamo che l’autonomia che viene portata avanti è quella delle imprese e dei loro profitti, mentre a farne le spese sono il pubblico in tutte le sue forme e i diritti sociali. Serve un cambio di sistema, servono nazionalizzazioni, pianificazione economica, redistribuzione della ricchezza e controllo popolare!