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INTERVISTA JASON KOSTOPOULOS (KOE) A ATENE

Come membri dell’assemblea regionale di Potere al Popolo Estero abbiamo deciso di creare uno spazio online per dare voce a formazioni politiche geograficamente lontane dall’Italia ma vicine in termini di ideali, lotte e aspirazioni. In quanto emigrati stiamo lavorando, con spirito internazionalista, a costruire legami con le altre organizzazioni socialiste e comuniste nel mondo.

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#8 Potere al Popolo! Intervista a Jason Kostopoulos di Kommounistikí Orgánosi Elládas ad Atene (Grecia)

Dopo l’incidente ferroviario, una nuova stagione di lotte in Grecia?

Dalla fondazione alla rottura con Syriza

Ciao, abbiamo deciso di intervistare il KOE proprio perché dalla Grecia recentemente sono arrivati segnali di ripresa del movimento e volevamo capire come una formazione politica come il KOE si stesse muovendo. Anche perché a breve avete congresso e elezioni. Ma prima di parlare di questo: puoi dirci quando siete nati?

La nostra storia deriva dal movimento comunista greco. Siamo legati al partito comunista, in particolare i nostri partiti antenati, il Partito Comunista Greco, il Partito Marxista di Grecia e il Partito Maoista di Grecia, che è stato sciolto al suo secondo Congresso nazionale. Poi ci fu la fondazione di Asynechia, l’organizzazione che ci ha preceduto. La nostra organizzazione si è sviluppata a partire dal 2003 gestendo le difficoltà nel mantenere attivi molti compagni, in un momento in cui  molti abbandonarono l’organizzazione  fino al suo scioglimento. Le profonde radici nel movimento comunista ci hanno dato il sostegno teorico e ideologico per iniziare. In particolare le nostre radici maoiste, ci hanno dato la convinzione che dobbiamo essere vicini al popolo, ascoltare attentamente ciò che il popolo crede e quali sono i suoi bisogni, e poi cercare di intervenire. Ci hanno insegnato che non dobbiamo considerarci noi l’avanguardia ideologica, ma cercare di aiutare un’avanguardia a sorgere all’interno del popolo.

Che tipo di relazione avete con gli altri partiti di sinistra in Grecia?

Al momento non abbiamo relazioni particolari con il resto della sinistra greca. Questo non significa che abbiamo cattivi rapporti, ma non partecipiamo ad alcuna di coalizione. La ragione principale è che crediamo che ci sia bisogno di un cambiamento massiccio nella sinistra greca sulla base degli eventi che si sono verificati nelle ultime lotte contro il memorandum e che ci sia bisogno di una profonda revisione teorica, ideologica e politica. Una sintesi di ciò che è accaduto per capire come andare avanti.

E a livello internazionale?

Le nostre relazioni internazionali con il resto della sinistra sono qualcosa che consideriamo molto importante. Abbiamo rapporti con molti partiti in tutto il mondo. Siamo sempre felici di parlare e condividere le nostre esperienze con chiunque voglia parlare con noi.

E arriviamo alla storia recente e alla vostra relazione con Syriza. Come vi siete comportati con loro? Come KOE siete stati affiliati a Syriza dal 2007 al 2015. Nel 2012 5 parlamentari della coalizione SYRIZA erano vostri membri. Cosa vi ha insegnato questa esperienza? E cosa vi ha spinto a interromperla bruscamente con la decisione di non partecipare alle elezioni lampo del 2015?

Abbiamo lasciato Syriza nell’estate del 2015, dopo il referendum in cui Syriza ha deciso di non rispettare la decisione della maggioranza del popolo greco. Abbiamo ritenuto che questa fosse una mossa antidemocratica che tradiva la fiducia del popolo greco. La nostra decisione non è stata così improvvisa, in quanto avevamo già criticato pubblicamente Syriza nel febbraio dello stesso anno, affermando che il governo non stava cercando di cancellare il memorandum, ma di negoziare un’altra miscela politica tra il memorandum e il suo programma. La nostra conclusione principale e più importante su Syriza è stata che la nostra ideologia e la nostra preparazione politica, nonché le dimensioni e la portata dell’organizzazione, si sono rivelate insufficienti per servire efficacemente le esigenze e i doveri che sono aumentati esponenzialmente da quando Syriza formo’ il governo. L’esperienza della sconfitta del 2015 è stata devastante per tutti. Lo è stata anche per la nostra organizzazione. Siamo quasi arrivati al punto di scomparire; non che non  avessimo più militanti, ma il colpo politico che abbiamo subito è stato molto duro per noi. Quindi,  ovviamente, siamo stati indeboliti negli ultimi anni, come la maggior parte delle persone all’interno dell’organizzazione Tuttavia, quello che voglio sottolineare è che la nostra sconfitta non è stata così importante come quella del popolo greco, perché c’è stato un momento in cui le cose in Grecia sarebbero potute andare in modo diverso e questa opportunità è andata persa. Questa è stata la vera grande sconfitta per il popolo greco e per noi. Quindi, non sarebbe giusto che la nostra organizzazione, dopo una tale sconfitta, prosperasse. Siamo stati feriti come lo è stato soprattutto il popolo greco. Dopo questa esperienza, crediamo che, affinché un Paese si possa muovere su una strada così radicale, sia necessario che coloro coinvolti nel governo o nel movimento che vogliono spingere in questa direzione debbano avere una profonda comprensione ideologica e teorica della ristrutturazione capitalistica e dei pericoli che il Paese potrebbe affrontare e dei suoi problemi e la convinzione del fatto che ogni problema debba essere risolto insieme al popolo. E’ necessaria, quindi,  una forte partecipazione delle organizzazioni e del popolo per muoversi in questa direzione.

Dall’esperienza di Syriza a oggi: il “que se vayan todos” greco, il congresso e le elezioni.

Durante gli anni del memorandum, la Grecia e il suo popolo in lotta erano una fonte di ispirazione per tutti i movimenti europei. Poi è successo qualcosa e per anni non sono stati registrati grandi movimenti di massa, almeno a nostra conoscenza. Recentemente, c’è stato un drammatico incidente ferroviario che ha evidenziato tutte le criticità del modello basato sui tagli alla spesa pubblica, e sembra che una scintilla di reazione popolare sia emersa. Vi siete uniti a questo movimento, avanzando la parola d’ordine OUST. Cosa significa? E perché parlate di OUST 2.0?

In questo momento, c’è una difficoltà nel movimento in Grecia. è come se il popolo greco, i movimenti, fossero bloccati dalla convinzione che non c’è alternativa. E questa convinzione influisce su tutto e fa sì che le persone diventino più individualiste, più concentrate sulla propria sopravvivenza, Noi crediamo che sia molto importante rompere questo blocco del pensiero. L’incidente ha aperto una breccia e allora arriviamo alla parola “Oust” che in greco è un modo rude di dire “vattene”. È stato usato dalle persone durante gli ultimi anni di lotta contro il memorandum e noi l’abbiamo ripreso. Subito dopo l’incidente, abbiamo pensato che la cosa più importante da fare fosse di concentrarsi sulle sue cause, evidenziando i problemi enormi che esistono ancora oggi in Grecia. Questa analisi delle cause aveva l’obiettivo di far ricordare alle persone la lotta che si è svolta negli ultimi anni e la necessità di riprenderla, la necessità di ricominciare a resistere. Per chiarezza, il termine “2.0” non è utilizzato per indicare che dobbiamo ripetere la lotta passata allo stesso modo. Abbiamo scelto questo termine perché il governo di Nuova Democrazia ha applicato la maggior parte delle sue politiche utilizzando lo slogan “Grecia 2.0”, indicando un supposto avanzamento del paese. Noi abbiamo affermato che se questa è la “Grecia 2.0”, allora dovrebbe esserci un “Oust” contro questa nuova versione della Grecia promossa dal governo. Permettimi di dire che non crediamo che sia veramente importante che il nostro intervento sia sempre associabile alla nostra organizzazione, come in questo caso. Riteniamo che una piccola organizzazione come la nostra debba cercare di contribuire sempre al movimento esistente, poiché il rafforzamento del movimento rafforzerà tutti i suoi partecipanti. Ecco perché negli ultimi anni non abbiamo utilizzato il nostro simbolo in ogni occasione possibile.

Il vostro congresso è imminente. Qual è l’umore del partito in vista di questo appuntamento?

Sono passati alcuni anni dal 2015, quindi abbiamo avuto il tempo di ripensare a quello che è successo. Ora ci stiamo avvicinando a un congresso che si terrà alla fine di aprile. Riteniamo che questo congresso sia molto importante perché dobbiamo riorganizzare le nostre forze ed essere più attivi sulla scena politica greca. Voglio sottolineare che per noi e per la mia organizzazione, ed anche per KOE, non si tratta solo del congresso, ma del percorso verso il congresso. Negli ultimi mesi abbiamo tenuto molte discussioni sulla situazione attuale e sul modo in cui il mondo sta evolvendo, sul sistema capitalista e sulla sua ristrutturazione, sulla Grecia e sull’enorme problema che il paese affronta. Queste conversazioni sono state tenute internamente tra di noi, ed anche esternamente con i nostri amici e le persone da cui possiamo avere un riscontro. Abbiamo pubblicato le nostre posizioni sul giornale e sul sito del partito. È un processo che dura da alcuni mesi e finiremo con un congresso in cui voteremo e parleremo nuovamente delle nostre posizioni e di come opereremo nei prossimi anni. Crediamo di stare entrando in una nuova era, a livello globale e in Grecia, dove c’è un bisogno molto importante di resistenza e di una nuova consapevolezza per il popolo. Quindi, pensiamo di essere in grado e di dover contribuire a questo processo e siamo felici di procedere con il congresso.Concretamente, il congresso si terrà nei locali di un’università ad Atene e durerà probabilmente un paio di giorni. Sarà aperto a tutti i membri e, almeno il primo giorno, anche ai movimenti di base e agli amici della nostra organizzazione che non sono militanti di KOE ma con cui abbiamo un forte legame: non voteranno, ma potranno parlare. Cerchiamo sempre un feedback dalle persone intorno a noi.

Dato che le elezioni sono molto vicine, questo congresso ha anche l’obiettivo di preparare la vostra partecipazione?

In realtà, KOE non parteciperà alle elezioni. Non pensiamo sia utile per la nostra organizzazione. Inoltre, crediamo che non esistano attualmente coalizioni che possano essere utili per il movimento in Grecia: da parte loro non sono state tirate le conclusioni su quel che è successo in Grecia e perché è successo. Inoltre, non c’è un programma, non ci sono proposte su come risolvere la crisi in cui si trova il paese al momento. Quindi, mancando le alternative, diremo alle persone che è molto importante votare contro i tre grandi partiti sistema, Nuova Democrazia, Syriza e PASOK. Questi partiti hanno quasi la stessa linea sulle politiche sulle privatizzazioni, sugli interessi delle élite locali e straniere, sul programma geopolitico che vogliono perseguire. Il nostro obiettivo sarà quello di far comprendere alle persone la nostra posizione, ovvero che in Grecia esiste un doppio compito per tutti coloro che si identificano come progressisti. Il primo consiste nella resistenza, intesa come una nuova forma di lotta, mentre il secondo riguarda la necessità di acquisire una nuova consapevolezza. Durante le elezioni, cercheremo di promuovere questa visione e di spiegare come possiamo tutti contribuire a realizzarla.

In passato, il vostro partito ha avuto cinque rappresentanti eletti al parlamento. Secondo te, il ruolo che i deputati del KOE hanno svolto in quel momento era coerente con i principi del partito, oppure ritieni che abbiano deviato dalla linea politica principale?

Per un’organizzazione come il KOE, che non è molto grande, avere dei rappresentanti eletti è un traguardo molto importante. Tuttavia, l’esperienza di Syriza è stata costosa per noi in termini di sacrifici. Naturalmente, quando un’organizzazione si unisce a una coalizione, è legittimo aspettarsi che i partiti più piccoli siano influenzati dai più grandi. Ed è molto difficile resistere a questa pressione. E infatti, abbiamo avuto molti problemi, tra cui la perdita di alcuni membri e dirigenti che si sono fatti attrarre da una carriera politica o dalla partecipazione al governo. Per noi è stato difficile gestire la situazione perché non eravamo sufficientemente preparati. I nostri membri, ma anche alcuni dei nostri deputati, in particolare, sono stati influenzati dalla convinzione che molti problemi sarebbero stati risolti da un governo di sinistra, invece che attraverso la lotta del popolo e la lotta di classe. Naturalmente, il fatto di avere così tanti rappresentanti eletti è stato difficile da gestire per un’organizzazione come la nostra. In effetti, abbiamo perso alcuni dei nostri deputati, alcuni dei quali si sono uniti a Syriza dopo pochi mesi, mentre altri hanno scelto di non farlo. Il nuovo corso politico di Syriza fu una sconfitta per la nostra linea politica che avrebbe dovuto essere seguita. Non solo non siamo stati in grado di contrastare questa deriva, ma siamo stati anche influenzati da essa.

Gli iscritti, la comunicazione, la formazione politica, il mutualismo

Aiutateci a conoscervi. Adesso ti faccio una serie di domande che poniamo a tutte le organizzazioni che incontriamo. Potreste darci un’idea della vostra composizione sociale come partito? Chi sono i vostri membri e militanti?

C’è una grande varietà in termini di classe sociale all’interno dell’organizzazione. Direi che c’è una  grande varietà di persone che si sono unite all’organizzazione in passato e che sono ancora militanti. Provengono dal settore pubblico, dal settore privato, dalle università, dalla classe lavoratrice. Per quanto riguarda l’età, ci sono due gruppi in questo momento. Ci sono persone dai circa venticinque fino ai quaranta o quarantacinque anni; poi c’è un altro gruppo di compagni più anziani, che risalgono a quella storia cui hai accennato, ma che hanno forse sessanta o cinquantacinque anni o più..

Qual è il vostro rapporto con i nuovi media?

Stiamo lavorando anche su questo fronte, utilizzando il nostro giornale chiamato Romos, presente sui social media. Abbiamo creato un canale su YouTube con diverse interviste e video per il giornale, e stiamo cercando di coinvolgere le persone anche attraverso i social media, nonostante la resistenza che spesso si riscontra su queste piattaforme. Tuttavia, riteniamo che la comunicazione faccia la differenza soprattutto nella resistenza effettiva delle persone per le strade e nella partecipazione al movimento.

Qual è la vostra idea di mutualismo?

In quanto organizzazione popolare, crediamo fermamente nell’importanza dell’azione sociale come mezzo per entrare in contatto con le classi lavoratrici e resistere alla precarizzazione del lavoro. Dal nostro punto di vista, l’obiettivo strategico è contribuire in ogni modo possibile affinché il popolo greco possa diventare il soggetto politico e storico del cambiamento. Riteniamo che la solidarietà sia fondamentale per rafforzare i legami di mutualismo nella società, ed è strettamente legata a molte lotte avvenute nel corso degli anni. Pertanto, abbiamo partecipato a numerose azioni di solidarietà, soprattutto durante il periodo del memorandum tra il 2010 e il 2015. Tuttavia, al momento molte di queste iniziative si sono affievolite o addirittura cessate del tutto. Ci preoccupa il fatto che, da parte dei movimenti di base e soprattutto dei movimenti di solidarietà, ci sia poco o nessun tipo di azione in corso. Naturalmente, ci sono alcune ondate spontanee di solidarietà contro le catastrofi naturali, come ad esempio gli incendi boschivi o le inondazioni che si sono verificate negli ultimi anni, dove la gente cerca di aiutare gli altri. Abbiamo partecipato a queste iniziative di solidarietà, cercando di contribuire. Tuttavia, queste sono state principalmente reazioni spontanee ad eventi disastrosi che hanno causato enormi distruzioni.

Quanto è importante l’educazione politica per il tuo partito? E come fornite eventualmente questo tipo di educazione?

Crediamo fermamente che l’educazione politica, logica e teorica, o come ci piace definirla, la “preparazione”, sia fondamentale sia per il nostro partito come organizzazione, che per i nostri militanti a livello individuale. La nostra principale preoccupazione è comprendere la situazione attuale del mondo, sia a livello globale che locale, per capire la ristrutturazione del capitale e i meccanismi utilizzati dalle élite per riformare il sistema capitalistico, nonché per comprendere le tendenze attuali e la lotta in corso tra le forze capitalistiche e il popolo. Per questo motivo, stiamo conducendo numerose ricerche e approfondimenti teorici, cercando di apprendere nuove conoscenze e mantenere una conoscenza costante delle diverse aree della politica, come la geopolitica e la questione ambientale, al fine di comprendere come queste influenzino la situazione della Grecia. Riteniamo essenziale continuare la ricerca teorica e sperimentare nuove soluzioni ai problemi attuali. Abbiamo molte conversazioni con scienziati e studiosi di diverse discipline, cercando di comprendere come possiamo progredire. Inoltre, cerchiamo di rafforzare i nostri legami internazionali con altri partiti e movimenti di tutto il mondo, che possano condividere le loro esperienze e conoscenze.

La tensioni geopolitiche con la Turchia, i migranti, l’estrema destra

Tornando all’attualità, hai menzionato che presto ci saranno delle elezioni, e più o meno nello stesso periodo, credo, anche la Turchia andrà alle urne. La preoccupazione, non direi la paura, ma sicuramente la preoccupazione è che entrambe le parti, specialmente l’attuale governo di destra in Grecia e Erdogan dall’altra parte, saranno tentati di giocare la carta nazionalista, specialmente sulla questione della militarizzazione delle isole greche,  ravvivando tensioni mai sopite. Questo potrebbe portare ad un rischio  di escalation militare tra i due paesi, che era già vicino, molto vicino già alcuni mesi fa. Credi che la Grecia possa cascare nella tentazione nazionalista?

Per spiegare questo, voglio iniziare dicendo che in questo momento la Grecia sta affrontando due grandi problemi la cui sovrapposizione potrebbe portare ad una grave crisi. Una crisi che potrebbe addirittura mettere a rischio l’esistenza stessa del popolo greco e della Grecia. Il primo problema, del quale abbiamo già parlato in questa intervista, riguarda la direzione nella quale il paese è stato portato dai suoi governi, dalla borghesia nazionale e dalle élite straniere. Il secondo problema riguarda la redistribuzione del potere a livello geopolitico che sta avvenendo in tutto il mondo, e in particolare nel sud-est del Mediterraneo. Le élite straniere, in particolare gli USA e l’UE, stanno continuamente esercitando pressione sulla Grecia affinché sacrifichi una parte della sua sovranità sull’Egeo per mantenere la Turchia allineata all’ovest. Questo è molto gradito alla Turchia, che ha dichiarato pubblicamente di voler guadagnare influenza ed espandersi sull’Egeo, e che costituisce uno dei suoi obiettivi strategici come dichiarato da Erdogan e altri partiti turchi.

Senza considerare che in alcune di queste isole, migliaia di rifugiati sono detenuti come se fossero in un campo di prigionia, per il quale l’Unione Europea sta pagando milioni di euro ad entrambi i paesi : è impossibile  non è possibile non pensare che i rifugiati rappresentino anche un grande business per il governo greco.

Sì, è una tragedia e non dovremmo dimenticare di menzionare che tutte queste persone, tutti questi rifugiati, sono il risultato delle azioni militari e delle guerre condotte dagli Stati Uniti, dalle élites europee e dalla Turchia in Medio Oriente e in Siria, che hanno portato a queste ondate di rifugiati, di persone che hanno perso le loro case a causa della guerra e dell’espansione. Il modo per fermare la crisi dei rifugiati non è mettere una recinzione o costruire campi di detenzione, ma sarebbe piuttosto quello di fermare le guerre e le escalation militari e, naturalmente, di avere una distribuzione equa delle ondate di rifugiati in tutta l’Europa, in modo che queste persone possano ricostruire le loro vite. I rifugiati non dovrebbero essere trattenuti in ostaggio ai confini della Grecia e dell’Europa. Inoltre, è importante notare che i rifugiati sono in una posizione tragica perché sono stati utilizzati negli ultimi anni come arma geopolitica della Turchia. Per quanto riguarda il business a cui fai riferimento, questo è iniziato durante il governo di Tsipras, dopo che abbiamo lasciato la coalizione con Syriza. Quello che il governo di Syriza ha fatto con la crisi dei rifugiati e la costruzione del campo profughi di Moria è stato tragico, un crimine. È vero che esiste un enorme business riguardante i rifugiati, come hai detto, con l’implicazione di molte ONG e la spesa di milioni di euro per mantenere questa politica. Chiudo dicendo che stiamo affrontando una situazione in cui la politica europea imposta ai confini della Grecia, con l’avallo del governo greco, ha portato il popolo greco a reagire alla crisi dei rifugiati con grande solidarietà, giustamente mostrata dai media di tutto il mondo. È stato molto commovente vedere come le persone possano cooperare e come le persone vogliano aiutarsi tra di loro

Parlando dei pericoli attuali, se ve ne sono, che mi puoi dire di Alba Dorata?

Alba Dorata ha perso gran parte della sua influenza ed è un partito molto più piccolo rispetto a quello che era in passato e non crediamo che i partiti di estrema destra si rafforzino. Ciò nonostante, l’ideologia estremista di destra e antidemocratica esiste ed è applicata non solo dalla destra, ma anche dalla Nuova Democrazia, e persino dalla coalizione dei tre partiti sistemici. Al momento, il sistema politico non sembra necessitare di un rafforzamento dei partiti di estrema destra. Tuttavia, questo non esclude la possibilità che possano essere rinforzati in futuro, come è già accaduto in passato.

Parlando delle prospettive future

Vorrei concludere un argomento che non è direttamente collegato alla situazione in Grecia. Ieri stavo guardando su una rivista del Regno Unito una vignetta satirica in cui c’erano due persone, una nel Regno Unito e l’altra in Francia, entrambe con la stessa radio che annunciava enormi tagli al budget sociale dei rispettivi governi. La reazione britannica era “beh, è ora di preparare una tazza di tè” e la reazione della francese era “beh, è ora di preparare un cocktail Molotov”. Quindi mi chiedevo, noi in Italia guardiamo alla Francia come a qualcosa di speciale o diverso perché non riusciamo replicare la stessa cosa nei nostri paesi. Anche dalla Grecia hai la stessa prospettiva? Pensi che sia possibile ricreare in un prossimo futuro quel tipo di slancio che avete vissuto in Grecia nel 2015, durante la firma del memorandum e il referendum per il no alla UE, quando siete riusciti a portare migliaia di persone nelle piazze?

Quello che sta accadendo in Francia è fonte di speranza per tutti coloro che vogliono un cambiamento sociale e credono che viviamo in un mondo molto pericoloso e ingiusto. Non so se possiamo effettivamente replicare quello che sta accadendo in Francia, ma come organizzazione crediamo che viviamo in un’epoca in cui la crisi multistrato darà vita a molte forme di resistenza, anche simili a quelle che vediamo in Francia. Tuttavia, non so se saremo in grado di ricreare qualcosa di simile nel prossimo futuro. Riteniamo che sia necessario rafforzare la resistenza di fronte ai problemi del paese e che i movimenti in Grecia necessitino di una nuova forma di consapevolezza. Dobbiamo capire perché abbiamo perso nel 2015 e cosa deve accadere in Grecia. Al momento non si tratta solo di opporsi al neoliberalismo o a certe politiche, ma la Grecia ha enormi problemi che richiedono un modo completamente diverso di operare per ottenere un cambiamento sociale efficace ed efficiente. Questo implica la relazione con l’UE, gli USA, e l’indipendenza dalle tre forze capitaliste maggiori (Cina, Russia e USA) che sono quasi in guerra tra loro. Dobbiamo cercare di essere indipendenti da queste forze e non condurre guerre, perché questo è un paese piccolo e rappresenterebbe un problema molto grande. Inoltre, dobbiamo cercare di trovare soluzioni sull’economia e sulla crisi climatica, andando contro l’economia di guerra. Per questo, è necessaria una nuova consapevolezza che possa trovare proposte e posizioni su questi enormi problemi che affronteremo nel prossimo futuro. Se mancheremo di questa consapevolezza e di alternative, sarà difficile replicare un movimento del genere. Dobbiamo trovare un’alternativa per quanto riguarda i nuovi grandi problemi.

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