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[Elezioni europee] Analisi politica dopo le ultime elezioni in Euskadi e Navarra

Contributo dell’assemblea di Potere al popolo! Bilbao

Per chi non fosse avvezzo alle dinamiche politiche spagnole ed al peso specifico di ogni appuntamento elettorale, spiegheremo brevemente come si suddividono.

Elezioni generali per il congresso dei deputati e senatori (elecciones generales de España)

Elezioni regionali (elecciones autonómicas), dove si eleggono i governi delle comunitá autonome.

Elezioni amministrative (elecciones municipales administrativas), dove si eleggono i consigli comunali e i governi delle province.

Nelle comunità con un forte sentimento nazionalista o autonomo, le ultime due elezioni sono le più importanti, tant’è vero che i risultati cambiano sensibilmente rispetto alle elezioni generali, poiché generalmente nelle elezioni amministrative e municipali i partiti autonomi prendono molti più voti.

 

Elezioni generali per il congresso dei deputati e senatori (elecciones generales de España): il congresso dei deputati e il senato rappresentano un sistema bicamerale definito asimetrico dove il senato (camera alta) ha una rappresentazione territoriale, mentre il congresso dei deputati (camera baja) é l’organo costituzionale che rappresenta il popolo spagnolo; l’unione delle due camere si chiama Las Cortes Generales.

Le ultime elezioni nazionali si sono svolte il 28 di aprile del 2019; in Euskadi il Partido Nacionalista Vasco é stato quello che ha preso più voti circa 400.000, il PSOE con 250.000 risultava essere il secondo partito più votato, seguito da Unidas Podemos (UP) con poco più di 200.000 e come quarta forza EH Bildu, la sinistra indipendentista nazionalista.

Altre forze politiche di destra come il Partido Popular, Ciudadanos o Vox non sono riusciti ad eleggere nessun rappresentante al congresso.

 

In Navarra (che non fa parte dell’Euskadi, ma che si considera nel complesso dell’Euskal Herria, dove dinamiche politiche e partiti politici sono similari ed assimilabili a quelli baschi), la coalizione Navarra+, formata da partiti di destra nazionali e autonomi, è stata la formazione che ha preso più voti eleggendo 2 deputati.

Il secondo partito è stato il PSOE con altri due e l’ultimo partito ad eleggere un solo deputato è stato UP.

Che senso ha snocciolare questi dati? Semplicemente serve per capire come cambiano i risultati elettorali in base al tipo di elezioni politiche.

Las elecciones generales de las cortes favoriscono generalmente i partiti statali, quelli che hanno la maggioranza di deputati nel congresso, perché eletti su tutto il territorio dello Stato; nonostante ciò, i pochi deputati che i partiti autonomi riescono a portare in Parlamento sono di estrema importanza per i fragili equilibri che vive oggi la politica spagnola.

I deputati eletti nei vari partiti autonomi in queste ultime votazioni sono  38 su un totale di 350, in un governo dove la maggioranza si ottiene con 175 deputati; pertanto il loro ruolo è fondamentale e in politica questo si traduce in concessioni alla località e alla politica del territorio.

In Euskadi il PNV ha eletto 6 deputati, mentre EH Bildu 4, soprattutto quelli del PNV risulteranno essenziali per formare governo con il PSOE, il partito che ha vinto le elezioni generali.

I due deputati che Navarra+ porterà in parlamento sono assimilabili al PP, quindi sicuramente staranno all’opposizione.

Rispetto alle elezioni nazionali del 2016 i partiti che prendono più voti sono il PNV, che quasi raddoppia passando da 280.000 circa ai 400.000 sopracitati, il PSOE che aumenta di 100.000 preferenze, e EH Bildu che aumenta pure di 100.000 voti.

Unidas Podemos invece perde oltre 150.000 voti: alle precedenti votazioni fu il primo partito in Euskadi, mentre in queste ultime si attesta come terza forza politica, appena sopra EH Bildu, mentre il PP perde oltre la metà dei pochi voti che già raccoglieva precedentemente.

In Navarra la tendenza è simile: le destre nel 2016 eleggevano 2 deputati, oggi 2; il PSOE passa de 1 a 2, mentre Unidas Podemos passa da 2 a 1.

Analizzando questi dati si evince che le destre in Euskadi (in Navarra è diverso) praticamente non hanno rappresentanza e quindi il ruolo di destra e centro-destra lo svolge il PNV, un partito di tradizione democristiana, con le destre istituzionali che mantengono un trend in discesa e che sono le autentiche sconfitte di queste elezioni. Vox (nonostante il fondatore sia un basco) praticamente non esiste: i suoi 30.000 voti sono sottratti agli altri partiti come PP o Ciudadanos e in effetti sommando tutti i voti dei tre partiti si ottiene un risultato simile a quello del PSOE, più o meno ciò che è avvenuto in Navarra con la formazione Navarra+.

L’altra formazione che chiaramente ha perso le elezioni è stata Unidas Podemos; le faide interne non hanno tratto vantaggio e molti voti progressisti sono inspiegabilmente tornati al PSOE.

A sinistra del PNV si dividono lo scacchiere político tre forze: PSOE(PSE), con un profilo più istituzionale, il vero socio politico a livello territoriale del PNV; EH Bildu, la sinistra abertzales, nazionalista, che cerca di trasformarsi in proposta alternativa al PNV e Unidas Podemos, che in Euskadi si presenta sotto il nome basco Elkarrekin podemos.

Le elezioni nazionali per eleggere i deputati delle camera (las cortes generales) si sono svolte il 28 aprile e appena un mese dopo ci si sono state le elezioni amministrative ed europee. Il motivo per cui non si siano svolte lo stesso giorno è molto semplice: nelle amministrative o nelle regionali il peso specifico del voto cambia sostanzialmente e sensibilmente con gli elettori che eleggono i rappresentanti locali ed i partiti autonomi che hanno molta più importanza.

Il PNV infatti prende oltre i 440.000 voti (36%), vince le elezioni nelle tre province basche (Alava, Bizkaia, Guipuzkoa), vince in tutte tre le capital di provincia Gasteiz (capitale dell’Euskadi), Bilbao e Donostia.

Inoltre il PNV vince in città simbolo come Gernika, in feudi storici del PSOE (Sestao, Barakaldo), anche in feudi storici dell’alta borghesia, dove il PP faceva da padrone (Getxo); solo per rendere l’idea dei 112 comuni presenti nella CAV (comunidad autónoma vasca) appena 30 sono andati ad altri partiti che non siano il PNV.

Se volessimo indicare un chiaro vincitore, il premio lo prenderebbe il voto moderato ovvero quello del centro-sinistra, perché il PNV dove non ottiene la maggioranza assoluta si allea con il PSOE. Vince il keynesismo in fin dei conti.

Come seconda forza politica si attesta EH Bildu, che passa da essere la quarta forza politica nelle elezioni generali alla seconda alle amministrative (25%), con quasi 100.000 voti in più.

EH Bildu comunque soffre sconfitte simboliche, come la perdita di alcuni feudi in Guipuzkoa, dove é predominante e non realizza le aspettative che si speravano.

La formazione abertzale ottiene più voti rispetto al 2016 (quasi raddoppia da allora con 150.000 voti in piú) peró non riesce a contrastare il PNV, perde un comune simbolo come Donostia, non riesce a vincere – come ci si sarebbe aspettato – in Gasteiz (capitale della CAV), dove aveva investito gran parte delle proprie forze, con la candidatura simbolo di Miren Larrion, e infine perde due comuni storici in Bizkaia come Bermeo e Llodio.

Queste elezioni amministrative sarebbero dovute essere il trampolino di lancio per le elezioni regionali del prossimo anno, dove EH Bildu si presenta come unica alternativa allo strapotere del PNV, invece il risultato ha un sapore agrodolce.

Ricordiamo che dopo il processo di smilitarizzazione e il conseguente abbandono alla lotta armata di E.T.A , la fazione politica (EH Bildu) ha fatto uno sforzo considerevole per democratizzare la propria immagine e raggiungere un elettorato di sinistra che anteriormente gli avrebbe voltato le spalle. Oltre all’indipendentismo che propongono, la base ha voluto dare un immagine progressista, femminista e ecologista al partito ed assimilarlo ad una sinistra più classica; infatti in pochi comuni la coalizione post-elettorale con Unidas Podemos è servita per scalzare il PNV dal potere (solo a Durango).

In Navarra, precisamente a Pamplona (la capitale), EH Bildu vince le elezioni amministrative ma non riesce ad ottenere una maggioranza che riconfermi la propria gestione del comune, soprattutto perché i partiti autonomi hanno sofferto l’attacco a forze unificate delle destre.

Il PSOE alle elezioni regionali o amministrative si presenta come PSE (partido socialista de Euskadi).

In queste amministrative si avvantaggia dell’effetto Sanchez e supera Unidas Podemos, ottenendo un discreto 17% con 228 consiglieri comunali in totale e 26 rappresentanti alle assemblee provinciali, dove in tutte e tre sarà utile come alleato di governo del PNV.

Una volta il PSE (Partido socialista de Euskadi) era la forza progressista e proletaria che rappresentava tutta la margen izquierda (la zona alla sinistra del fiume che attraversa Bilbao, dove risiede la forza industriale dei Paesi Baschi), la zona operaia vizcaina e di Euskadi in generale, conglomerati urbani stracolmi di immigrati spagnoli, storicamente di sinistra, zone dove il nazionalismo non riusciva ad entrare. Personaggi storici della sinistra spagnola si fecero le ossa in quel territorio. Di tutto ciò non esiste più niente. Sestao, Barakaldo, Erandio, città che oramai sono saldamente nelle mani del Partito nazionalista vasco o nella formula in coalizione PNV-PSE, a sostanziare il fatto che il PSE oramai è il socio politico del PNV e la propria esistenza sul territorio si basa solo su questa coalizione.

Elkarrekin Podemos ottiene a queste amministrative appena 100.000 voti (7,35%), un’ulteriore perdita dalle ultime elezioni nazionali, con una caduta verticale in percentuali e in voti dal 2016. Si spera che sia il fondo dal quale ripartire. Bisogna dire che queste sono le prime elezioni amministrative in cui UP si presenta con una sola marca ed in un modo organico, e possiamo quindi considerare – come dice il segretario Lander Martinez – che UP abbia oramai ottenuto uno spazio identitario dal quale ripartire e proporre il proprio programma.

In effetti nelle tre capitali basche, oltre che confermarsi, aumenta in numero di consiglieri: questo dimostra come in un certo senso UP sia una formazione che riscuote maggiori risultati nei territorio urbani, mentre le zone rurali continuano ad appoggiare EH Bildu come forza di sinistra.

Vox o Ciudadanos non hanno elementi da poter analizzare, sono praticamente fuori dalla vita pubblica, mentre invece il PP perde quasi un 40% dei voti e ha appena rappresentanza con consiglieri comunali. Le zone tipicamente borghesi dei Paesi Baschi (la margen derecha) praticamente hanno cambiato colore politico e considerano che un partito come il PNV sia più appropriato per gestire i propri interessi.

In Navarra ,  si sono svolte le elezioni amministrative e anche le regionali, oltre naturalmente alle europee.

La situazione in questa regione é molto complessa: da sempre esistono due forze sociali contrapposte, ovvero una componente statale, spagnolista, rappresentata dai partiti di destra PP, Ciudadanos e UPN ed una autonoma, più assimilabile alla cultura basca, rappresentata dai partiti nazionalisti (EH Bildu, Geroa Bai).

Inoltre lo scacchiere si completa con il PSOE (qui PSN) e forze progressiste come Unidas podemos e Izquierda-Ezquerra.

Alle precedenti elezioni regionali, il blocco autonomo e la sinistra vinsero sia per il governo regionale che per il comune di Pamplona; dopo queste ultime elezioni invece la situazione è estremamente fragile: alle comunali, come detto prima, EH Bildu vince ma non ha la maggioranza ed alle regionali succede il contrario ma con lo stesso problema.

Le destre si uniscono e vincono le elezioni, però non raggiungono la maggioranza. Hanno appena 19 consiglieri e ce ne vorrebbero 26; la chiave per la governabilità ce l’ha il PSN che con i suoi 11 consiglieri e può scegliere – sicuramente non una scelta facile – mentre si parla addirittura di ripetere le elezioni.

Navarra rappresenta infatti quello che é la dicotomia spagnola, ovvero una società polarizzata fra stato e nazioni, due forze costantemente contrapposte che non trovano mai un punto d’accordo. In molti casi il PSOE risulta essere la cerniera fra i due mondi, ma le ipocrisie politiche elettorali gli impediscono di prendere delle decisioni… decisioni che comunque dovrà prendere in questa legislatura per risolvere per esempio la questione catalana.

Alle europee generalmente i partiti autonomi si presentano insieme in un’unica lista ad altri affini delle altre regioni; per poter essere presenti in tutto il territorio statale, per esempio EH Bildu va assieme a Ezquerra republicana, ottenendo così 3 deputati. Il PNV invece ha creato una coalizione propria assieme a CC (Coalizione Canaria) ed altre firme minori, rompendo la tradizionale alleanza con CIU, oggi Junts x Catalunya (il motivo è stato il rifiuto della candidatura dell’esiliato Puigdemot).

Alcune forze catalane hanno appoggiato la versione light del PNV. Il risultato é stato che il Partito Nacionalista Vasco ha preso all’incirca 3.000 voti in Catalunya con, al contrario, Puigdemont che ne ha ottenuti 6.000 in Euskadi. Di conseguenza il PNV porta in Europa un deputato e JxC due.

Le conclusioni non sono semplici da fare, a livello nazionale il PSOE vince le elezioni però ha solo due strade: fare un accordo con le forze autonome nazionaliste o patteggiare con qualche partito di destra che gli possa offrire i deputati necessari per formare una maggioranza. Le due opzioni sono diametralmente opposte rispetto alle politiche economiche e sociali che si potrebbero sviluppare.

Le stesse dinamiche si presentano in Navarra, da sempre laboratorio politico nella storia spagnola, mentre invece in Euskadi la società è quasi totalmente nazionalista, dove l’alternativa ad un partito nazionalista è un altro partito nazionalista. Gli equilibri si giocano fra due forze progressiste, ovvero il PSE, socio favorito del PNV, e Unidas Podemos, che oggi – sopratutto in Euskadi – deve trovare la propria dimensione, trasformare le proprie percentuali in qualcosa che possa essere o una coalizione di governo o un’opposizione costruttiva.

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