Fonte: Left
di Giuliano Granato
Momentum è il movimento di base che dal 2015 sostiene Jeremy Corbyn e ha contribuito in modo decisivo ai suoi successi. In gran parte sono giovani. Il loro segreto? L’uso smart della rete, e un linguaggio che parla ai disillusi. Una delegazione della lista Potere al popolo è sbarcata a Londra per incontrarli e condividere le proprie esperienze “parallele”
Birkenhead è una città di quasi centomila abitanti, posta proprio di fronte a Liverpool. Ma, a differenza della vicina metropoli, Birkenhead non ha avuto né i Beatles né una squadra di calcio famosa in tutto il mondo. Tranmere rovers F.c., il nome della squadra di football locale, dice probabilmente qualcosa solo agli appassionati di calcio inglese. E anche il festival musicale che si tiene in città, il Wirral live, non ha il richiamo di altri ben più rinomati.
Ciononostante, proprio al Prenton Park, lo stadio della squadra di casa, è nato uno dei cori più “virali” della campagna di Jeremy Corbyn. Maggio 2017, c’è il festival di musica. Corbyn esce sul palco, malgrado i suoi collaboratori lo abbiano sconsigliato. Temono fischi e un effetto boomerang.
Corbyn insiste e «il suo coraggio paga», come ci racconta Lewis Bassett, trentenne organizzatore di Momentum a Lambeth e Southwark (Londra). «A Birkhenhead – prosegue Lewis – è stato scritto un piccolo pezzo di storia del Labour». Mentre Jeremy Corbyn si avvia a concludere il suo breve discorso, infatti, nasce il coro che avrebbe poi caratterizzato tutta la campagna elettorale. Quel «oh, Jeremy Corbyn» che dopo qualche settimana in migliaia e migliaia avrebbero gridato a Glastonbury. Altro festival, altro successo.
Ma chi è che canta il coro, che acclama Corbyn come fosse una rockstar, a Birkenhead come a Glastonbury, a Islington come nel resto del Regno Unito? In grande maggioranza sono giovani, fino a poco tempo fa completamente disillusi. Della politica non ne volevano sapere nulla. Gli anni del “blairismo” prima – di quella third way che in Italia in tanti si ostinano a voler presentare come novità politica – e dei governi Tories (conservatori) poi, avevano contribuito ad allontanare percentuali sempre più ampie di popolazione dalla partecipazione politica.
«Entusiasmo» è la parola che, per farci capire cosa si sia generato in questi ultimi anni in Inghilterra, utilizza Laura Parker. L’abbiamo incontrata alla Soas (School of oriental and african studies), storica università londinese, teatro negli ultimi anni anche delle mobilitazioni (spesso vincenti) del personale universitario e dei cleaners, gli addetti alle pulizie degli edifici. Laura, 47 anni e coordinatrice nazionale di Momentum, sabato 6 gennaio ha partecipato al primo incontro al di fuori del Belpaese di Potere al popolo, il movimento politico italiano nato meno di un mese fa a partire dalla proposta dell’Ex opg Je so’ pazzo di Napoli e oggi in corsa per raccogliere le firme necessarie alla presentazione della candidatura alle prossime elezioni parlamentari. E in un Paese come l’Italia, in cui si parla addirittura di un possibile tasso di astensionismo giovanile al 70%, la straordinaria mobilitazione politica dei giovani inglesi non può lasciare indifferenti. Momentum ne è stato un attore fondamentale, riuscendo in pochissimi mesi a costruire una struttura di 31mila membri e circa 200mila sostenitori, in gran parte, per l’appunto, giovani. «L’austerity di questi anni ha colpito pesantemente le ultime generazioni – ci racconta -.
Sono aumentate le tasse universitarie, sono stati ridotti i “benefits”, sono stati inventati contratti di lavoro sempre peggiori. E in più se sei giovane la “colpa” ricade sempre su di te.
Vieni continuamente sminuito e ridicolizzato ». Istintivamente, vengono in mente i vari epiteti con cui i giovani sono stati appellati nel nostro Paese: «sfigati», «choosy», «bamboccioni». E quando emigrano “tanto meglio”, «perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi» (Poletti dixit). «Con Corbyn qualcosa cambia – continua intanto Laura -. Lo capisci subito quando lo senti parlare. Non ci sono formalità inutili, si sente un’autenticità fino ad ora quasi sconosciuta.
Che non è espediente retorico, ma deriva dalla coerenza che Jeremy ha mantenuto in tutta la sua vita. Si è sempre opposto alle peggiori misure dei governi labouristi, dalla guerra in Iraq ai tagli ai servizi pubblici, passando per le riforme del mercato del lavoro. E per i giovani – ma non solo per loro – tutto ciò si traduce in credibilità. È così che centinaia di volontari hanno partecipato alla campagna elettorale, mettendo a disposizione il proprio tempo libero senza null’altro in cambio che un senso di appartenenza ad una collettività che sta cercando di trasformare il Paese ». Il successo nel coinvolgimento giovanile è ancor più significativo se si pensa che Momentum e Corbyn hanno dovuto affrontare media ostili, che inizialmente hanno negato quasi ogni spazio, poi hanno cominciato a trasmettere l’idea di un progetto che, se vincente, avrebbe portato alla fine del Labour prima e del Paese poi.
Di fronte al muro eretto dai media mainstream, Momentum ha deciso di investire le proprie forze per arrivare su quei canali che i giovani utilizzano di più: i social network. «La nostra campagna sui social è stata incredibile. Abbiamo utilizzato innanzitutto un linguaggio che fosse comprensibile, facendo uso di un diverso ventaglio di mezzi espressivi. Ad esempio con le campagne #Grime- 4Corbyn e Rize up Uk, frutto del coinvolgimento di artisti, musicisti, cantanti, che avevano un pubblico cui non saremmo arrivati altrimenti. Siamo riusciti a comunicare a milioni e milioni di persone. I video di Momentum sono diventati virali, al punto che un utente su tre di Facebook Uk ne ha visto almeno uno.
E si tratta di una comunicazione seria e divertente allo stesso tempo. Basta con messaggi pesanti e noiosi. Si possono fare le cose in un altro modo e la nostra campagna sui social network ne è la dimostrazione. Senza dimenticare l’altro pilastro: il porta a porta, il contatto diretto con la popolazione, basato su un lavoro pregresso di raccolta dati, così da avere un quadro chiaro delle persone con cui si va a parlare».
Non è sorprendente quindi che il quotidianoThe Independent poche settimane fa, parlando proprio dei movimenti politici nascenti in Italia, citasse Momentum e Corbyn tra i modelli di riferimento.
Se l’obiettivo è una politica che trasformi l’esistente, «una rottura reale», per usare le parole di Laura, allora gli spunti che vengono dalla Gran Bretagna non possono essere ignorati.