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CAMBIAMO TUTTO! FACCIAMO IL PUNTO A SEGUITO DELLA GRANDE ASSEMBLEA DI SABATO 25 OTTOBRE

Sabato 25 ottobre, a Roma, si è svolta una grande assemblea nazionale promossa da Potere al Popolo, che ha riempito le sale del Nuovo Cinema Aquila con circa trecento partecipanti di diverse realtà organizzate, militanti di base, delegazioni territoriali, attiviste e attivisti sociali.

È stato un momento di confronto vivo e appassionato, in cui si è tracciato un percorso collettivo per rilanciare un progetto politico di lunga prospettiva che punti a costruire un blocco politico e sociale indipendente capace di sfidare anche l’appuntamento elettorale del 2027.

La consapevolezza emersa dalle decine di interventi è che in un contesto segnato dalla guerra, da una crisi economica e sociale che colpisce le classi popolari, la pace e la giustizia sociale sono inseparabili. Un’alleanza politica e sociale che va letta in prospettiva come rappresentanza indipendente nella società, per offrire alle elezioni un’alternativa al centrosinistra e alla destra, ma che mira anche a una battaglia culturale e delle idee, a costruire una visione e una pratica di mondo nuovo, di un moderno socialismo in grado di rispondere alla crisi del capitalismo che produce suprematismi, imperialismi e barbarie.

Non si può più avere nulla a che fare con i corpi intermedi legati alle istituzioni a cominciare dalle dirigenze sindacali complici CGIL, CISL e UIL, le ultime due sempre pronte a pattare con il governo, mentre la prima da un lato rincorre le iniziative dei sindacati di base, da un altro però non è conseguente nel conflitto e mira a un accordo.

Arriviamo infatti da due mesi in cui le piazze di tutte le città italiane si sono riempite di milioni di persone attorno allo slogan “Blocchiamo tutto” in supporto alla causa palestinese, esprimendo la rabbia e la speranza di chi non accetta più di guardare un genocidio in diretta con la complicità del nostro stesso Governo Meloni, degli USA, dell’UE e della Nato, e di pagare i costi di un sistema fondato sul profitto, sulla precarietà e sull’obbedienza ai diktat europei e militari. Se la destra svende il nostro paese e si rende complice di una tragedia storica, sempre più persone iniziano ad avere chiaro che l’opposizione non è più delegabile al centrosinistra che siede in Parlamento, compromesso fino al collo con il corso attuale degli eventi. Per questo il prossimo 16 novembre la forza della marea umana vista nelle piazze di questi mesi e nelle “cento assemblee” in corso nei territori si riverserà a Roma in una grande assemblea nazionale.

A quasi otto anni dopo la nascita del nostro movimento, il quadro politico italiano conferma la necessità di un’alternativa netta e credibile. Destra e centrosinistra si alternano al governo senza mai mettere in discussione i pilastri delle politiche liberiste: precarietà, privatizzazioni, subordinazione ai vincoli europei, militarizzazione. La politica si è ridotta a una spartizione di potere, mentre fuori cresce la rabbia e la solitudine di chi non si sente rappresentato. In questa prospettiva, l’USB ha ricordato lo sciopero generale indetto per venerdì 28 novembre, e la grande manifestazione da costruire assieme per il giorno successivo a Roma.

Contro tutto questo, noi vogliamo unire chi lotta per diritti, dignità e giustizia, i collettivi, i comitati di quartiere, il sindacalismo conflittuale, le esperienze diffuse di solidarietà attiva, la lotta delle donne per l’autodeterminazione, il lavoro, la libertà e contro ogni forma di violenza e sfruttamento, le lotte contro le devastazioni ambientali e le grandi opere inutili in un paese martoriato dalle conseguenze del cambiamento climatico, le realtà sociali che ogni giorno resistono alle disuguaglianze imposte dal profitto.

L’assemblea di Roma non è stata un punto d’arrivo, ma l’inizio di un processo che guarda con lucidità al 2027 come orizzonte di costruzione e maturazione politica. “Cambiare tutto” non è uno slogan: significa mettere in campo un progetto strategico capace di sfidare le compatibilità del sistema, di rompere con la rassegnazione e di proporre un’alternativa concreta alle politiche di austerità e guerra.

Nel dibattito collettivo è emersa con forza la capacità di individuare già nell’attuale finanziaria su cui sta lavorando il Governo il focus su cui concentrare la nostra lotta immediata, nella consapevolezza che l’austerità non è solo un errore economico, ma uno strumento politico per disciplinare la società e ridurre i diritti. Il governo attuale, come i precedenti, obbedisce al dogma del 3% di deficit e alla logica dei “conti in ordine”, ma i risultati sono disoccupazione, tagli alla sanità e alla scuola, precarietà crescente. Nello stesso tempo, la spesa militare aumenta e la corsa agli armamenti viene esclusa dai vincoli di bilancio: austerità per i servizi pubblici, ma fondi illimitati per la guerra.

Noi diciamo con chiarezza che non c’è giustizia sociale senza pace, né pace senza giustizia sociale. Serve un programma che unisca redistribuzione della ricchezza, riconversione ecologica, democrazia partecipata e disarmo.

Per confrontarsi nelle pratiche di lotta e non a tavolino, l’assemblea ha assunto subito i seguenti appuntamenti (oltre agli appuntamenti specifici rilanciati dai singoli percorsi organizzati e di mobilitazione):

  • 14 novembre con il No Meloni day e lo sciopero studentesco
  • 16 novembre a Roma assemblea nazionale di raccolta delle “cento assemblee” territoriali del movimento Blocchiamo Tutto;
  • 28 novembre sciopero generale promosso da USB, e 29 novembre manifestazione nazionale a Roma;
  • Riconvocarsi a dicembre nelle forme che si valuteranno opportune, per portare avanti il percorso avviato sabato 25 ottobre e iniziare a stabilizzare un “patto di consultazione permanente” con le realtà e i singoli interessati a costruirlo.

Dall’assemblea del 25 ottobre parte quindi un impegno collettivo: costruire nei territori un fronte popolare largo, inclusivo, radicato, capace di parlare ai lavoratori, ai giovani, ai precari, a chi non ha voce. È tempo di tornare protagonisti: non è vero che “non c’è alternativa”, un altro Paese è possibile!

 

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