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10 FAQ PER LA CAMPAGNA “VOGLIO I MIEI 161.000€!”

1. Dove avete preso la cifra dei 9.743 miliardi di euro che indicherebbe la “ricchezza netta delle famiglie italiane”?

Il dato lo si ritrova nella nota della Banca d’Italia reperibile al seguente link

Tuttavia, si tratta di un dato sottostimato. La “ricchezza netta delle famiglie italiane” è infatti di gran lunga superiore ai 9.743 miliardi di euro stimati. Ciò avviene perché la Banca d’Italia è giustamente costretta a prendere in considerazione solo ciò che è dichiarato e verificabile. Pertanto mancano all’appello:

    1. Ricchezza illecitamente esportata all’estero e nei paradisi fiscali. Non c’è una stima precisa dell’ammontare, ma per farci un’idea possiamo ricordare che nel 2014 in occasione del condono, che i politici abilmente chiamarono “voluntary disclosure”, i tecnici del Ministero dell’Economia stimarono i capitali italiani illecitamente esportati nella sola Svizzera in circa 160 miliardi di euro.

    2. Contanti, titoli, gioielli, opere d’arte, monete e lingotti d’oro presenti in casseforti e cassette di sicurezza. Quando Salvini propose il condono sulle cassette di sicurezza le stesse istituzioni hanno stimato che al loro interno i soli contanti ammontano a più di 100 miliardi di euro.

    3. Veicoli, beni mobili e immobili intestati per ragioni di opportunità fiscale alle società, ma che in realtà sono utilizzati per scopi privati estranei all’attività imprenditoriale.
      Parliamo ad esempio del classico soggetto che dichiara 1.000€ al mese e poi va in giro con il SUV intestato all’azienda di cui è titolare.

    4. Autoveicoli, barche e beni di vario genere che formalmente sono di proprietà di società estere ma che in realtà sono nella disponibilità esclusiva di cittadini italiani. Stiamo parlando dei numerosi SUV o auto sportive che solcano le nostre strade ma hanno una targa dell’Europa dell’Est e degli yacht che battono bandiera di qualche paese esotico e sono invece stabilmente ormeggiati nei nostri porti.

    5. Immobili ubicati all’estero di proprietà di cittadini italiani residenti in Italia.

    6. Beni di consumo durevoli: cioè mobili, gioielli, piccoli e grandi elettrodomestici, telefoni, computer ecc…

2. Quando parlate del valore di 9.743 miliardi di euro e dite che si tratta di “ricchezza netta delle famiglie”, cosa intendete con quest’espressione?

Per “ricchezza netta delle famiglie” si intende il dato che si ottiene facendo la differenza tra la ricchezza lorda e le passività finanziarie. Ad esempio, se possediamo una casa del valore di ‪200.000‬€, ma abbiamo in corso un mutuo con debito residuo di ‪150.000‬€, il nostro patrimonio immobiliare sarà di soli 50.000€. Lo stesso vale per gli autoveicoli acquistati contraendo un finanziamento al cui valore di mercato va sottratto quanto ancora dobbiamo all’ente creditizio. Anche i saldi di conto corrente vanno rivisti alla luce di eventuali prestiti in corso.

3.Da dove esce fuori la cifra di 161.416,058€?

La cifra è frutto della divisione della ricchezza netta delle famiglie (fonte Banca d’Italia) per il numero di cittadini italiani. La popolazione italiana al 1 gennaio risulta pari a 60.359.546 persone (fonte: ISTAT)

4. La cifra di 161.416,058 è per ogni famiglia?

No, la cifra è per ogni individuo, neonati compresi. I ‪161.416‬,058€ sono infatti la ricchezza media pro-capite e non del nucleo familiare. Ciò vuol dire che in Italia una famiglia composta da 2 adulti e 2 bambini ha un patrimonio medio netto di ‪645.666‬€.

Pertanto una famiglia di 4 persone con immobile di proprietà, ereditato o già totalmente ripagato alla banca, del valore di ‪250.000‬€, priva di debiti e con complessivi 50.000€ tra investimenti e saldi di conto corrente e con due autovetture per un valore totale di 25.000€ è comunque sotto la media di ben ‪320.000‬€! In pratica una famiglia che potremmo definire “quasi agiata” possiede appena la metà della ricchezza media.

5. Potere al Popolo vuole togliere i beni durevoli (computer, lavatrici, mobili, gioielli, smartphone) agli italiani?

Come scrivevamo sopra (domanda 1.6), beni di consumo durevoli non sono compresi nella ricchezza netta, pur ammontando secondo ISTAT e Banca d’Italia a ben 568 miliardi di euro. Pertanto la cifra di 161.416,058€ non tiene in conto cellulari, computer, ecc.. Nessuno vuole privarvi del vostro inseparabile smartphone (o almeno non Potere al Popolo!)!

6. Potere al Popolo vuole togliere la casa di proprietà agli italiani?

Sono in molti ad averci accusato di un tale “misfatto”. E si citano dati come quello secondo cui l’80% degli italiani vivrebbe in una casa di proprietà. Dunque “Voglio i miei 161.000€!” non avrebbe alcun senso, perché ognuno di noi godrebbe già di una ricchezza – immobiliare – di un valore più o meno simile.

È assolutamente falso e fuorviante. Vivere in un casa di proprietà significa che si risiede in un immobile di cui è titolare almeno un familiare. I nuclei familiari in Italia sono in media composti da 2,4 persone e il valore medio degli immobili ad uso abitativo è di ‪170.000‬€. Ciò vuol dire che la ricchezza media derivante da beni immobili sarebbe pari a circa 70.000€ (170.000€ diviso 2,4 componenti per nucleo familiare è uguale a 70.833€) a testa e quindi abbondantemente al di sotto dei ‪161.000‬€.

Tra l’altro la situazione è ben peggio di così considerato che, come spiegato in precedenza (domanda 2), questo calcolo sarebbe corretto solo se le abitazioni fossero state tutte acquistate senza contrarre un finanziamento. Invece, circa il 20% dei proprietari paga regolarmente un mutuo.

7. Circa metà della “ricchezza lorda” è composta però da abitazioni e l’80% di esse è costituito da prime o seconde case. Con la campagna “Voglio i miei 161.000€!” andate dunque a colpire un bene primario e necessario come le case in cui abitiamo!

È bene puntualizzare un po’ di cose:

  1. Non tutte le “prime case” sono uguali. Ci sono quelle che costano diversi milioni di euro e quelle che valgono poche decine di migliaia di euro.

  2. L’80% del patrimonio immobiliare non è composto esclusivamente dalle abitazioni di residenza ma, per l’appunto, anche da seconde case. Ci sono soggetti che possiedono diverse “seconde” case, sia per svago che per investimento. Molte, tra l’altro, pur risultando in utilizzo esclusivo ai proprietari, sono in realtà messe a reddito tramite la pratica degli affitti in nero o della locazione per brevissimi periodi (vedi case vacanze presenti sulle famose piattaforme di affitti brevi).

  3. C’è poi il capitolo delle false “prime case” dichiarate tali solo per ragioni di opportunità fiscale e che sono in realtà vuote o messe a reddito per mezzo delle pratiche precedentemente descritte.

8. La cifra di 161.416,058€ è errata, perché all’interno considerate anche il debito pubblico sotto forma di titoli di stato che sono, per l’appunto, anche debito del popolo. Il calcolo corretto darebbe dunque una cifra pro-capite di 110.000€.

Falso. Il debito pubblico ammonta infatti a circa 2.300 miliardi di euro. Vale a dire meno di un quarto della ricchezza privata netta delle famiglie. Ma chi detiene questo debito? Ognuno di noi in parti uguali? No! Solo per il 5% è detenuto da risparmiatori e imprese italiane. Il grosso del debito pubblico è in mano ai grandi investitori internazionali (35% del totale), dalle banche italiane (26% del totale); seguono poi fondi e assicurazioni (18% del totale) e per finire Banca d’Italia e Bce (16% del totale).

9. La campagna “Voglio i miei 161.000€!”, se vittoriosa, metterà nelle mie tasche 161.000€?

No. Per noi ricchezza non è solo quella individuale che si concretizza nell’accumulo e nello scambio di beni. Con i miei/nostri 161.000€ non vogliamo acquistare un costoso e inquinante SUV, ma, ad esempio, potenziare e rinnovare il parco dei mezzi del trasporto pubblico locale (TPL), per renderlo maggiormente efficiente ed eco-compatibile – considerato anche che ad oggi è ben più obsoleto di quello della maggior parte dei Paesi europei – in modo da fare a meno delle auto private. Non vogliamo i 161.000€ per comprare una casa in montagna o al mare, ma per dare un tetto alle migliaia di persone che oggi non ce l’hanno. I 161.000€ li vogliamo non per pagare una salatissima retta di un ospedale privato o di una mensa privata, ma per finanziare sanità, scuola, ricerca, per creare posti di lavoro. Non vogliamo i 161.000€ per acquistare azioni, CDS e altri strumenti finanziari, ma per investirli nel benessere collettivo e in quello del nostro amato pianeta.

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