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[TURCHIA] Libertà per Müslüm Elma, prigioniero di Erdogan e dell’UE!

L’attacco della Turchia di Erdogan alla Siria del Nord, il progetto di pulizia etnica della regione, l’alleanza sempre più alla luce del giorno con i jihaidisti dell’ISIS, ha condotto lo sguardo del mondo su quella regione. C’è un’area, però, che incomprensibilmente rimane fuori dai radar: la Turchia stessa.

La guerra di Erdogan è, infatti, anche all’interno delle frontiere turche. Si avvale di ogni strumento possibile, dall’uso spregiudicato della magistratura, ai licenziamenti in tronco per chiunque sia sospettato di non essere allineato al “sultano”, alle misure amministrative e detentive contro oppositori e curdi, fino alla vera e propria tortura. E, purtroppo, la mano di Erdogan, arriva anche oltre i confini turchi, andando a colpire gli oppositori politici.

Müslüm Elma è uno di loro. La sua storia è una storia di resistenza alla repressione dello Stato turco, dal golpe militare del 1980 a oggi. Detenuto e torturato più volte, non si è mai piegato. Oggi il suo secondino si chiama Germania, il che rende ancor più chiaro quanto le parole pronunciate dai nostri governanti contro Erdogan siano in realtà una summa di ipocrisia. Müslüm Elma, insieme ad altre 9 persone, è accusato di appartenenza e, nel suo caso specifico, di essere a capo di una struttura estera riconducibile al Partito Comunista di Turchia / Marxista Leninista (TIKKO). Il paradosso è che il partito non rientra nella lista delle organizzazioni terroristiche, se non per lo Stato turco! E a niente è valso il fatto che l’arresto di Müslüm Elma si è prodotto sulla base di documenti forniti e firmati da funzionari della polizia turca oggi in carcere proprio per falsificazione di documenti!

I paradossi non finiscono però qui: sapete chi militava in TIKKO? Lorenzo Orsetti, “Orso”, combattente italiano caduto nella guerra di liberazione della Siria del Nord e del mondo intero dal cancro di Daesh/ISIS. Lorenzo è un partigiano del XXI secolo, un ragazzo che ha lottato per la libertà di tutte e tutti noi. E l’ha fatto avvicinandosi a TIKKO, lottando con questa organizzazione.

Qui non si tratta di essere pro o contro TIKKO, di condividerne le posizioni politiche. La lotta per la liberazione di Müslüm Elma è la lotta per la democrazia, per i diritti e per l’inviolabilità dei diritti di base di tutti gli esseri umani. Per questo ci uniamo al coro di voci che ne chiedono la liberazione immediata e la fine della persecuzione. In questione non c’è solo il regime di Erdogan. In realtà ciò che è in discussione è il significato della democrazia in Europa. Con Müslüm Elma siamo tutte e tutti meno liberi.

“Sopra di noi aleggia la spada della “democrazia” dell’Europa di oggi. Questa spada ci ricorda quella degli ottomani. Senza dubbio non piegheremo la testa di fronte a questa spada. Possiamo sopportare il dolore. Possiamo anche lasciare che le nostre vite scorrano via. Ma inchinarsi è fuori discussione.
L’ingiustizia, l’illegalità e la crudeltà non conoscono limiti, il nostro caso ne è un esempio. La nostra vita in prigionia, iniziata in Turchia nel 1980 con il colpo di Stato militare, continua ora nelle prigioni tedesche.”
Müslüm Elma

LIBERTÀ PER MÜSLÜM ELMA

Traduzione dall’inglese a cura di Roberto Cantoni

Müslüm Elma e altri nove amici sono stati arrestati nel corso di un’operazione svoltasi il 15 aprile 2015 in Germania, Grecia, Svizzera e Francia, nell’ambito della cooperazione tra Turchia e Germania. Müslüm Elma, Haydar Bern, Erhan Aktürk, Musa Demir, Seyid Ali Uğur, Banu Büyükavci e Sinan Aydin sono stati arrestati a Norimberga, Mehmet Yeşilçalı in Svizzera, Sami Solmaz in Francia e Deniz Pektaş in Grecia. Arrestati tutti all’estero, sono stati successivamente consegnati alla Germania.

Il 17 giugno 2016, presso il Tribunale regionale superiore di Monaco di Baviera, inizia il procedimento penale contro i dieci rivoluzionari. Sulla base dei paragrafi §129 a e b del codice penale tedesco sono accusati di appartenenza o di leadership nel Partito Comunista di Turchia marxista / leninista.

Nei primi mesi, i dieci rivoluzionari sono stati sottoposti a isolamento totale in custodia cautelare. Per molto tempo, le visite dei familiari e degli avvocati sono state possibili solo con un divisore di vetro interposto, per evitare il contatto fisico. I dieci erano in celle singole e non potevano entrare in contatto con altri prigionieri. Anche se sono accusati nello stesso processo, è stata loro negata la difesa congiunta e la comunicazione tra di loro.

Grazie a una campagna di pubbliche relazioni e alla conseguente solidarietà internazionale, si sono potuti imporre l’abolizione dell’isolamento, la possibilità di comunicazioni congiunte in aula, e il diritto da parte delle famiglie e degli avvocati di visitare gli incarcerati senza divisori. Inoltre, i mandati d’arresto per tutti i rivoluzionari, ad eccezione di Müslüm Elma, sono stati sospesi. Tutto questo è stato possibile solo grazie alla lotta comune dell’opinione pubblica. Müslüm Elma è l’unico detenuto attualmente in carcere, dove si trova da quattro anni e sei mesi. Nonostante gli oltre 190 giorni di processo e i tre anni trascorsi dal suo inizio, non si sa ancora quando questo potrà arrivare a una conclusione.

Chi è Müslüm Elma?

Müslüm Elma è nato nel 1960 a Dersim, figlio di una famiglia curda e alevita [l’alevismo è una corrente eterodossa dell’islam, NdT]. Già politicamente attivo durante gli anni della scuola superiore, a causa di queste attività ha dovuto successivamente ritirarsi dall’università. La sua vita riflette la politica repressiva e crudele dello Stato turco nei confronti di comunisti e curdi.

Poco dopo il colpo di stato militare del 12 settembre 1980, Müslüm Elma fu arrestato per le sue attività politiche a Diyarbakır. Dopo l’arresto, è stato sottoposto a torture inumane nei centri per interrogatori di Antep, Elazig, Urfa e Diyarbakir per oltre sei mesi, per poi essere trasferito nella famigerata prigione n. 5 di Diyarbakir.

La tortura è continuata durante la sua detenzione nel sotterraneo di Diyarbakir. Per protestare contro tali centri di detenzione ha partecipato negli anni 1983 e 1984 per un lungo periodo a scioperi della fame. A causa di queste azioni e delle torture subite, soffre ancora oggi di gravi problemi di salute.

Müslüm Elma è stato rilasciato dal carcere di Diyarbakir nel 1992, ma è stato nuovamente arrestato, torturato e imprigionato un anno dopo, nel novembre 1993. Dopo un lungo periodo di prigionia, è stato rilasciato nel 2002, in seguito a uno sciopero della fame cominciato nel 2000.

A causa delle torture subite durante i molti anni di detenzione in Turchia, dei conseguenti problemi di salute e del pericolo mortale esistente, Müslüm Elma è stato costretto a lasciare la Turchia. Nel 2009, la sua domanda di asilo è stata accolta in Germania. Gran parte della vita di Müslüm Elma è consistita nel combattere la tortura disumana nelle prigioni turche. La sua storia di vita è allo stesso tempo la storia della resistenza nei sotterranei della Turchia.

Müslüm Elma ha trascorso molti anni in prigione in Turchia per le sue opinioni politiche. Oggi è imprigionato in Germania, anche a causa delle sue opinioni politiche. Le accuse a suo carico si basano su informazioni che sono state trasmesse dalle autorità di sicurezza turche a quelle tedesche. Poiché i funzionari di polizia che fornirono e firmarono questi rapporti informativi sono detenuti in Turchia per falsificazione di documenti, e poiché Müslüm Elma è perseguito sulla base di tali documenti, si tratta di una violazione dei diritti e delle libertà.

Il fatto che Müslüm Elma sia detenuto solo a causa della sua identità politica è stato confermato più volte nel corso del lungo processo. Invitiamo pertanto l’intera popolazione democratica ad unirsi alla campagna “Libertà per Müslüm Elma”, affinché Müslüm Elma riconquisti la sua libertà.

Libertà per Müslüm Elma!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

Müslüm Elma: Sopravvissuto della prigione n. 5 di Diyarbakir – in custodia cautelare per oltre quattro anni e mezzo.

Il 15 aprile 2015 il comunista turco Müslüm Elma è stato arrestato in Germania insieme ad altre persone. Prima del suo arresto, ha vissuto per anni come rifugiato politico legittimo in Germania. Il 17 giugno 2016 è iniziato in Germania uno dei più grandi processi di “sicurizzazione” dello Stato degli ultimi decenni. Oltre a Müslüm Elma, altri nove comunisti sono accusati di aver formato il cosiddetto Comitato Estero del Partito Comunista della Turchia/Marxista-Leninista, e sono quindi considerati membri o, nel caso di Müslüm Elma, il capofila, di un “gruppo terroristico straniero” secondo il paragrafo 129b del codice penale tedesco.

Il Partito Comunista della Turchia/Marxista-Leninista è un’organizzazione vietata solo in Turchia. Non è vietata in Germania né in alcuno degli altri paesi europei, e non figura in nessuna delle liste nazionali e internazionali di terroristi. Né Müslüm Elma né gli altri nove comunisti sono accusati di violenza o di altri reati punibili, a esclusione dell’affiliazione al partito.

I dieci comunisti arrestati nell’aprile 2015 nell’ambito di massicci interventi di sicurezza – in qualità di criminali altamente pericolosi – erano, prima del loro arresto, parzialmente sotto inchiesta penale dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale dal 2006. E nonostante la loro presunta pericolosità, le autorità di sicurezza non avevano sentito la necessità di intervenire per nove anni per fermare le presunte attività dell’organizzazione.

Procedimento penale politico nell'interesse della Turchia

L’azione penale contro Müslüm Elma e gli altri nove comunisti è stata possibile solo perché il Ministero Federale della Giustizia ha concesso la sua autorizzazione. Ai sensi dell’articolo 129b del codice penale tedesco, il procedimento penale per l’appartenenza a un gruppo terroristico straniero può essere perseguito solo se esiste un’autorizzazione ministeriale. La concessione di questo cosiddetto mandato di persecuzione è una decisione politica, per la quale sono stati decisivi gli interessi di politica estera della Germania.

Negli ultimi anni il presidente turco Erdogan ha ripetutamente e fermamente chiesto alla Germania di perseguire i sostenitori del PKK residenti in Germania e le organizzazioni comuniste vietate in Turchia. Inoltre, accusa la Germania di offrire rifugio a persone che egli ritiene dei terroristi.

Pertanto, questo processo penale può essere compreso nell’ambito di una procedura condotta nell’interesse della politica estera tedesca nei confronti della Turchia. Ciò va di pari passo con l’estensione del campo di applicazione pratica dell’articolo 129b del codice penale tedesco alle organizzazioni non elencate a livello internazionale come organizzazioni terroristiche e non vietate in Germania.

Iter processuale

Di conseguenza, è difficile per la corte condannare i dieci comunisti. Hanno difeso le loro convinzioni politiche nei procedimenti e sono rimasti in silenzio. La difesa ha ripetutamente chiesto la cessazione del processo e la revoca dell’autorizzazione alla persecuzione, indicando il carattere autocratico e non rispettoso della dignità umana dello Stato turco. Durante il processo, hanno avuto luogo sia il tentativo di colpo di Stato in Turchia, sia il contrattacco [da parte delle forze armate, NdT], ed è stato prima imposto e poi sospeso lo stato di emergenza. Di fronte agli occhi del mondo, l’esercito turco ha invaso la città curda di Afrin nel nord della Siria, in violazione del diritto internazionale, e ha occupato le aree curde nel nord della Siria. Nessuno di questi eventi ha portato il tribunale a chiudere il procedimento, anche se ciò sarebbe stato legalmente possibile. Persino il governo federale, che si è impegnato a favore dei diritti umani e delle intese tra le nazioni, non è stato ancora costretto a porre fine al suo sostegno legale al regime di Erdogan e a ritirare l’autorizzazione all’azione penale.

Al contrario, il tribunale ha basato le sue prove su risultati e documenti che derivano dallo scambio di informazioni tra la polizia e la Turchia, e i cui autori sono ora in parte imprigionati per falsificazione delle prove e per aver fatto parte di un’organizzazione terroristica in Turchia.

Eccesso di detenzione preventiva

Non s’intravede la fine del procedimento. Il processo dura ormai da più di tre anni, con più di 190 giorni di tribunale. Müslüm Elma è l’unico dei dieci imputati rimasti in custodia cautelare, per oltre quattro anni e sei mesi. Tuttavia, il tribunale ha chiarito di voler condannare tutti e dieci ad alte pene detentive.

Sopravvissuto a Diyarbakir

La natura politica del caso è evidente anche nella persona di Müslüm Elma. Prima di essere imprigionato in Germania, Müslüm Elma è stato incarcerato in Turchia per due decenni a causa delle sue convinzioni politiche. È uno dei sopravvissuti alla prigione n. 5 di Diyarbakir, dove è stato incarcerato poco dopo il colpo di stato militare del 1980 e sottoposto a torture inimmaginabili e ad altre atrocità. A tutt’oggi, è segnato dalla lunga prigionia e dalla tortura. Tuttavia, questo non ha impedito alla magistratura tedesca di esporre Müslüm Elma a un isolamento quasi totale nei primi mesi della sua detenzione preventiva e di continuare a tenerlo in custodia cautelare per più di quattro anni. Dal punto di vista della difesa, questo dimostra l’alto prezzo costituzionale che lo Stato tedesco è disposto a pagare per servire gli interessi di Stati alleati ingiusti.

Gli avvocati difensori di Müslüm Elma

Avvocato Stephan Kuhn
Avvocata Antonia von der Behrens

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