Lo scorso aprile, con una improvvisa circolare ministeriale, s’introducono due nuove figure in ambito scolastico: il docente tutor e il docente orientatore.
Il docente tutor dovrebbe occuparsi, per un gruppo di 30/35 allievi, dell’ e-Portfolio degli studenti ovvero documentarne le competenze, riconoscere ogni anno un “prodotto capolavoro” del proprio studio annuale, intrattenere uno stretto rapporto con le famiglie diventandone consigliere. Il docente orientatore dovrà invece aggiornarsi sui dati territoriali e nazionali del mercato del lavoro, rendicontare alle segreterie il proprio lavoro, fare da “cerniera” con il docente tutor per veicolare l’offerta (imprese in cerca di manodopera) alla domanda (allievi delle scuole superiori).
La candidatura a tali funzioni, al momento volontaria, ha fatto registrare un significativo dissenso dei docenti in molte scuole di Italia.
Ben 5 scuole di Padova hanno votato in collegio docenti una mozione per dichiarare la propria indisponibilità a candidarsi a tali ruoli e anche dalle scuole di Torino emergono perplessità. In diverse scuole le dirigenze hanno dovuto insistere e fare pressione affinché alcuni docenti si candidassero “volontariamente”.
Cosa dovrebbero rappresentare queste due “nuove “figure? È solo l’inizio di una più profonda destrutturazione dell’attività didattica e pedagogica dell’insegnante?
Noi crediamo che questa circolare sia solo la punta dell’iceberg di una vera e propria riforma scolastica, celata dal velo del PNRR.
Noi vorremmo che i docenti orientassero gli studenti attraverso un vero percorso di conoscenza, facendo leva sugli aspetti più creativi e originali della loro personalità, lavorando su criticità e limiti. Questo lavoro, che dovrebbe essere implicito nell’attività dell’insegnante, è stato minacciato negli anni da una continua corrosione degli spazi di condivisione e dell’attività didattica: troppo spesso le ore in classe sono occupate da progetti poco organici, finanziati da fondazioni bancarie e/o multinazionali, dai progetti di Pcto, che sembrano avere l’unico scopo di portare le nuove generazioni a “servizio” del mercato del lavoro in maniera tutt’altro che critica, diremmo quasi inconsapevole. La scuola eretta a laboratorio delle tesi confindustriali.
Evidenti sono le criticità che emergono da tale proposta anche dal punto di vista retributivo. Dai parametri di compenso evidenziati dal ministero c’è il rischio che ogni ora del tutor non superi i 7 euro/ora netti, Ancora più penosa la retribuzione del docente orientatore il cui tetto massimo non arriverebbe a 5€/ora netti.
Inoltre è prevista una “formazione” obbligatoria di 20 ore non retribuita, da svolgere in orario extra scolastico e , dai dati emersi, inadeguata dal punto di vista del monte ore. La formazione così pensata svilisce ulteriormente il ruolo del docente e il ruolo che andrebbe a ricoprire. Ricordiamo che altre figure professionali dedicate a tali attività prevedono formazioni ben più consistenti.
Abbiamo la percezione e (inconsce certezze) che sia un ennesimo meccanismo ingiusto di “selezione” degli studenti . Obiettivo principale? Orientarli alla manovalanza sottopagata che tanto piace agli industriali del made in Italy.
La vera soluzione ai problemi dell’orientamento è la diminuzione del numero di studenti per classe, la vera soluzione alla dispersione è la stabilizzazione dei docenti precari. Soluzioni facili, non negoziabili. Serve spendere i soldi per una scuola di qualità, di continuità, di condivisione e accessibile a tutti.
Che sia la volta buona che la scuola torni a farsi sentire nelle strade? Che sia il momento che il corpo docenti riconosca il malessere che si vive nelle scuole e si unisca alle proteste che gli studenti hanno portato avanti negli ultimi anni dando forma a un movimento di opposizione? Questo è il nostro auspicio.
Sosteniamo e partecipiamo ad ogni riflessione che nasca nelle scuole e che dica no a questa riforma della scuola, cominciando a boicottare la figura del docente tutor e orientatore e lavorando affinché si allarghi la protesta.