post voto

Potere al Popolo Firenze: contributo assemblea nazionale

Lega e 5 stelle si apprestano a varare un nuovo governo. Molti di noi sono preoccupati, e c’è da esserlo: solo pensare a Matteo Salvini, Ministro degli Interni fa accapponare la pelle. Non bisogna però disperare: c’è un pessimismo della volontà di fondo tra chi legge il voto del 4 marzo come un consenso di massa al razzismo e al qualunquismo. Esiste infatti un altro modo di guardare al 4 marzo, quello che prima di tutto legge dentro la sconfitta del PD, una sconfitta che è la prosecuzione di quel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che con 20 milioni di NO, dai quartieri popolari delle metropoli, dalle province più abbandonate, dai posti di lavoro, dal meridione, sancì il rifiuto di massa delle politiche di austerity, del fiscal compact, dei tagli ai servizi pubblici, della deregolamentazione totale del mercato del lavoro e del peggioramento progressivo delle nostre vite. Certo, il vuoto politico aperto col referendum del 2016 è stato velocemente riempito da destra, dalla Lega in particolare, e dal 5 stelle. Ma è sul contenuto sociale del voto del 4 marzo che verrà messo alla prova il nuovo governo.

C’è un secondo elemento che va rilevato: nonostante nessuno abbia avuto la maggioranza Lega e Cinque stelle hanno trovato un accordo sul programma, e se ci saranno rotture dell’ultimo minuto sarà sicuramente sui leader e non sulle ricette. Perché Lega, 5 stelle e persino Berlusconi non sono forze incompatibili. Certo, se prestassimo ascolto a quello che hanno detto negli ultimi anni troveremmo di tutto di più: “Mai con la Lega, mai con Berlusconi, mai, mai mai!”

Eppure guardando il “contratto” di governo troviamo le solite vecchie ricette. Solo alcuni esempi:

  1. Sul lavoro non una parola sull’abolizione dei contratti precari, non una parola sulla reintroduzione dell’articolo 18, sull’abolizione del Jobs Act. Nel capitolo lavoro c’è solo il ribadire che le imprese devono pagare meno tasse, per cui Marchionne pagherà quanto l’ultimo dei lavoratori dipendenti. Ah, perla delle perle, verrà reintrodotto il voucher;
  2. Non si parla di sicurezza. L’anno scorso ci sono stati 343 omicidi, di cui una buona metà sono stati commessi in ambito familiare. In continua diminuzione da 40 anni. Sul lavoro invece sono morte, nonostante il calo occupazionale, 1250 persone. Strano che non si chiedano più ispezioni sul lavoro, che non si dica niente su questa strage (solo oggi è morto l’ennesimo operaio all’Ilva, falciato dal cavo di una gru) ma solo più poliziotti nelle strade
  3. Come m5s e Lega credono di risolvere il problema dell’emergenza abitativa: solo Firenze ci sono 130 sfratti eseguiti con la forza pubblica al mese (ecco a che servono i poliziotti) eppure loro vorrebbero sgomberare le occupazioni abitative. Non importa aver trovato una soluzione alternativa e stabile, non è specificato.
  4. Non una parola sul meridione, uno dei grandi scandali di questo programma
  5. E poi la solita retorica razzista. Vorrebbero farci credere che il problema sono gli immigrati, gli ultimi.

Questo governo avrà la stessa funzione dei precedenti: proverà a fare consenso dividendo il nostro fronte, il fronte di subalterni, mentre proverà a rappresentare pienamente una parte della borghesia italiana, quella che ha bisogno di evadere e del beneplacito statale per esistere, scendendo a patti con quei settori di borghesia più internazionalizzata. Su una cosa saranno tutti d’accordo: l’attacco contro di noi, contro i nostri.

90 anni fa Gramsci scriveva che per risolvere i problemi del paese occorreva unire le istanze degli operai del nord con quelle dei contadini del Sud. Oggi dobbiamo operare una doppia saldatura, da un lato unire le lotte dei lavoratori dipendenti, contrattualizzati, con la nuova generazione più scolarizzata e più precaria della precedente; dall’altra unire le lotte delle classi popolari autoctone con quelle di chi scappa da guerra fame e miseria e viene a cercare un futuro in questo paese, senza cedere a istinti nazionalisti ed anzi rinsaldando i legami con le lotte degli altri popoli.

Che fare dunque?

Se questo è il programma che ci aspetta, il prossimo autunno dovremo affrontare una fase importante di costruzione dell’opposizione politica e sociale in Italia ad un governo che di antiborghese ha solo la retorica.

Potere al popolo può e deve diventare il perno di questa opposizione, impugnando, tanto nelle strade quanto nelle urne, quelle istanze che hanno deposto il Governo del PD e che il Governo della Lega e del M5s non saranno in grado di esaudire.

Per questo è importante portare a termine il processo di costituzione di Potere al popolo in soggetto politico autonomo.

Da qui all’autunno il coordinamento nazionale provvisorio prevede 3 tappe:

  • Il prossimo fine settimana, quello del 26-27 maggio, ci sarà a Napoli una due giorni di discussione importante. Su questo appuntamento verterà la discussione di questa sera:

In primo luogo definiremo una o più proposte organizzative, non solo in termini generali, ma anche tenendo conto, da un lato, delle nuove forme di partecipazione digitale, e dall’altro della pratica reale che vorremmo portare avanti sui territori.

Dalla discussione emersa il 17 maggio è emersa una posizione comune sul tema “organizzazione”:

  • Confermiamo il metodo di funzionamento della nostra assemblea territoriale basato sull’assemblea territoriale come organo di verifica e di indirizzo politico, sul coordinamento organizzativo come organo di concretizzazione di quell’indirizzo politico e come momento di coordinamento dei vari gruppi di lavoro (a cadenza bisettimanale). Entrambi organi aperti alla partecipazione dei singoli e delle realtà. Abbiamo delle esperienze da portare, dall’attività di solidarietà dei lavoratori alla riattivazione di veri e propri presidi di mutualismo e di socialità sul territorio, le Case del popolo;
  • Per quanto riguarda l’organizzazione generale di Potere al popolo c’è un accordo sostanziale sui seguenti principi: a) le assemblee territoriali sono l’organo di base di potere al popolo. Ad esse deve essere garantita piena autonomia perché si possa raggiungere il massimo grado di partecipazione; b) bisogna dare a tutti lo stesso peso decisionale e sperimentare una forma organizzativa che incoraggi la partecipazione attiva, le pratiche condivise e il dibattito; c) perché tutti possano certificare la propria appartenenza a Potere al popolo, come suggerito dal coordinamento nazionale provvisorio, vanno avviate quanto prima procedure di adesione a Pap dietro corresponsione di un pagamento minimo di sottoscrizione; d) il coordinamento nazionale deve essere completamente elettivo (ci si può avvalere anche di mezzi digitali per eleggere) in modo che possa essere rappresentato da chi presta la propria militanza sul territorio di appartenenza.

 

In secondo luogo, nel pomeriggio del 26, ci divideremo in quattro tavoli di lavoro (lavoro, welfare, Europa e immigrazione, ambiente e modello di sviluppo), nei quali entreremo nel merito del contenuto programmatico della nostra battaglia politica. Gli interventi sui vari temi sono interamente riportati nel Verbale

 

  • In Estate, in luogo e data che presto verranno definiti, lanceremo un campeggio, per conoscerci, perché diverse generazioni di militanti possano discutere insieme, e soprattutto perché è importante far sì che si aggreghino al progetto quelle forze giovani che ancora hanno paura ad avvicinarsi, e che pure rappresentano, dai comitati ai collettivi che animano, la parte migliore di questo paese.
  • Arrivare all’autunno con un grande momento di costituzione di Potere al popolo in soggetto organizzato, momento in cui si scioglierà il coordinamento nazionale provvisorio e verrà eletto un nuovo coordinamento espressione delle assemblee territoriali e degli aderenti a Potere al popolo.

 

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