L’assemblea di Potere al Popolo Berlino presenta l’incontro internazionalista: Camerun – una crisi di Françafrique: https://www.facebook.com/events/2375720075982792
Dalla sua indipendenza nel 1960 il Cameroun ha avuto due presidenti, il secondo, Paul Biya regna da 37 anni dopo essere stato riconfermato al potere l’ultima volta l’Ottobre del 2018. Il candidato dell’opposizione Maurice Kamto, che ha dichiarato dal primo momento che il risultato è stato falsificato, si trova in stato di arresto. Lo stato di eccezione già da tempo dichiarato nelle province anglofone a rischio di secessione si è esteso a tutto il paese, con centinaia di arresti di membri dell’opposizione sottoposti al giudizio di tribunali militari. Djimeli F. ci introduce alla presente crisi in Cameroun in una prospettiva storica che ha le sue radici nella lotta anticoloniale e nell’instaurazione del sistema “Françafrique”. Un’occasione per riflettere anche sul peso che sta avendo in questa crisi una diaspora camerunese politicizzata nel creare appoggio all’opposizione a livello internazionale.
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Ieri Sabato 1° Giugno in Bilgisaray/ Casa del Popolo berlinese eravamo una venticinquina di cui la metà attivisti della diaspora politicizzata camerunese che sta facendo sentire la sua influenza in tutto il mondo, occupando le ambasciate e manifestando in 20.000 lo scorso 18 Maggio a Parigi, nella capitale metropolitana. I compagni Djimeli Fouofie e Médard Seplong ci hanno raccontato della presente crisi di un governo che affonda le sue radici nel sistema di perpetuazione dei legami coloniali, il sistema Françafrique, di cui il la moneta, il Franc CFA, è solo uno degli strumenti con cui la Francia si assicura il controllo sulle economie e sullo sfruttamento delle risorse naturali di 15 sue ex colonie africane. Molt* tra noi hanno per la prima volta sentito parlare della storia dell’UPC, movimento politico camerunese per la decolonizzazione degli anni 50 e del suo leader Ruben Um Niobé massacrato dalle unità speciali francesi dopo essere stato criminalizzato e costretto alla macchia. Della guerra genocida contro il popolo Bamileké che ne è seguita e che è stata negata dalla politica e dalla storiografia fino all’uscita nel 2011 del lavoro storico di Manuel Domergue Jacob Tatsitsa e Thomas Deltombe: “Kamerun: une guerre cachée aux origines de la Françafrique”.
Il presidente Paul Biya, che regna sul Camerun da 37 anni ma che ormai passa la maggior parte del suo tempo in Svizzera, lo scorso 7 Ottobre 2018 viene sconfitto nelle elezioni presidenziali da aurice Kamto ma rifiuta il passaggio dei poteri e falsifica i risultati venendo riconosciuto l’indomani come vincitore dal presidente Macron. Alle proteste di massa reagisce imprigionando Kamto e tutta la dirigenza del suo partito, il MRC, Mouvement pour la Renaissance du Cameroun facendoli giudicare da una corte militare. La repressione continua con centinaia di arresti di manifestanti che continuano a sfidare lo stato di eccezione scendendo per le strade fino ad oggi. La gestione del potere da parte del gruppo di Paul Biya viene considerata anche responsabile dell’escalation del conflitto nelle province anglofone – anche questo di origine coloniale – in cui un movimento di protesta da decenni opposto a una repressione brutale, si è trasformato in movimento secessionista.
Quello che sta facendo una differenza importante oggi anche in Camerun è la presenza di una diaspora politica che internazionalizza il conflitto in atto rendendo chiaro che nessuna soluzione si può dare in questo 21° secolo entro i confini nazionali, specialmente poi nel caso in cui questi confini risalgono ad una amministrazione coloniale.
Potere al Popolo Berlino