Il 23 Febbraio ricorrerà l’anniversario della chiusura dei Teatri, Cinema e luoghi Culturali a causa del triste inizio della crisi sanitaria. Quella che poteva essere un’occasione di rinnovamento totale del sistema lavorativo e delle politiche sociali grazie alle proposte avanzante dalle realtà autorganizzate delle lavoratrici e lavoratori si è rivelata l’ennesima risposta sorda e cieca delle istituzioni che nulla hanno fatto per attuare misure reali a favore della classe lavoratrice e delle piccole realtà produttive e associative, preferendo a queste i soliti grandi enti e fondazioni che hanno avuto la possibilità di non rendicontare il Fus ricevuto. Come al solito questi soldi non sono andati a tutelare il lavoro annullato causa covid ma sono serviti, nella maggior parte dei casi, per fare cassa. Ecco che allora il Mibact si è trovato costretto a stanziare circa 10 milioni per risarcire i lavoratori delle repliche ed eventi saltati, cifra che al momento non è sufficiente a coprire l’intera platea di domande accolte, quando sarebbero dovute essere le grandi produzioni e enti a garantire la remunerazione a chi avrebbe dovuto prestare la propria attività in queste strutture cosicché il ministero avrebbero dovuto tutelare solo chi invece avrebbe dovuto lavorare per altre aziende extra fus. Una doppia elargizione di soldi pubblici che non han fatto gli interessi della classe lavoratrice.
Continuiamo infatti a constatate che le lavoratrici e i lavoratori hanno pagato, e pagano ancora, sulla propria pelle non solo le scelte inefficienti di sostegno al reddito, ma anche tutte le conseguenze di anni di politiche che hanno aumentato il lavoro precario, nero, grigio, sfruttato e non tutelato.
Al momento la chiusura dei Teatri, dei Cinema e degli spazi culturali, oltre che all’annullamento di tutti gli eventi di intrattenimento, è prevista fino al 5 di marzo, salvo ulteriori proroghe. Ma proprio questa possibile riapertura desta preoccupazione. Se quella del 15 di giugno è stata una falsa ripartenza dove solo una piccola percentuale delle lavoratrici/tori ha ripreso un’attività lavorativa e mediamente solo per poche giornate, quella che si prospetta sarà ancora peggiore. Una ripartenza senza protocolli di sicurezza, senza misure di continuità di reddito, senza una particolare attenzione ai piccoli Teatri, alle piccole produzioni, alle piccole realtà che, con il legittimo contingentamento del pubblico, non solo non ci guadagnerebbero ma non coprirebbero neanche i costi. Ripartire alle stesse condizioni di prima e in questa situazione vuol dire ancora più precarietà, lavoro sfruttato, paghe a ribasso, concorrenza feroce. Sarà una giungla.
Se il governo Conte è stato nemico delle lavoratrici e dei lavoratori, il governo Draghi sarà forse anche peggiore. Troviamo al Ministero del lavoro Orlando e al Mise Giorgetti. Ai Beni culturali è stato invece riconfermato Franceschini, presumibilmente uno dei peggiori ministri che questo dicastero abbia avuto. Il ministro della riforma dei Teatri in un’ottica di ripartizione del Fus in maniera quantitativa e non qualitativa; della visione aziendalistica della cultura e dello spettacolo; dei bandi a titolo gratuito per chi lavora; delle regalie alle grandi produzioni, enti e Fondazioni; della dismissione della gestione del patrimonio artistico-culturale; delle esternalizzazioni e dismissioni dei corpi stabili; dell’utilizzo del lavoro volontario e gratuito; della Netflix della Cultura e dello streaming.
Non solo questo Ministro e questo Governo non ci rappresentano, ma sono un Ministro ed un Governo che non ci meritiamo.
Le nostre proposte
- Istituzione di un reddito di emergenza che assicuri una continuità di reddito per tutte le lavoratrici e i lavoratori;
- Istituzione di un fondo specifico per la sopravvivenza e ripartenza delle piccole realtà associative, i piccoli teatri e le piccole realtà produttive;
- Creazione di un nuovo modello di disoccupazione, di indennità e di reddito, che tuteli realmente le lavoratrici e i lavoratori e che sia specifico per un settore caratterizzato da una discontinuità retributiva. Su questo troviamo completamente inadeguate le due proposte presenti in parlamento: la Orfini/Verducci (Pd) e la Gribaudo/Carbonaro (Pd e M5s)
- Rinnovamento dei criteri del Fus in un’ottica di vera politica culturale, rifiutando la concezione aziendalistica del settore
- Valorizzazione, creazione e finanziamento di presidi culturali di prossimità
- Stabilizzazione delle precarie e dei precari degli enti pubblici (Fondazioni Lirico Sinfoniche, Musei ecc.)
- Investimento dell’1,5% del Pil nel settore culturale
- Creazione di cassetti previdenziali ex Enpals specifici per tutte le lavoratrici e lavoratori del settore che non sono riconosciuti, dal punto di vista contributivo e contrattuale, come tali;
Per tutte queste ragioni scenderemo in piazza il 23 Febbraio alla giornata nazionale indetta da Professionist* dello Spettacolo e della Cultura – Emergenza Continua e dalla Rete Intersindacale Risp condividendo in pieno le loro istanze, che sono anche le nostre, e appoggiando e sostenendo la richiesta di una “tempestiva convocazione di un Tavolo Interministeriale che coinvolga lavoratrici e lavoratori del settore spettacolo e cultura, al quale siedano Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali”. Solo dall’esperienza di chi lavora e che ha pagato nella propria esistenza anni di ingiustizie si possono attingere proposte ed idee per rivoluzionare questo sistema.
Il 23 Febbraio sarà una grande mobilitazione di piazza di opposizione dura e strutturata a questo Governo e a questo Sistema per un futuro migliore per tutte e tutti!
Potere al Popolo! Cultura e Spettacolo