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Cremaschi: “Un evviva a tutte le manifestazione di oggi tratte a una”

di Giorgio Cremaschi

Oggi è un giorno di manifestazioni in tutta Italia, tutte di grande valore ed unite da un tessuto comune: il ripudio dell’oppressione e della violenza di sesso, di razza, di classe e la lotta contro un potere politico che vuole giustificare o legittimare tale violenza.
A Roma la manifestazione nazionale contro il Decreto Salvini è la prima sacrosanta risposta, tante altre ne dovranno venire, alla legge razzista e liberticida che organizza la caccia alle streghe contro i migranti e la persecuzione degli sfruttati e dei poveri. Una legge infame, che colpisce le persone in quanto tali e non i delitti, a meno che questi “delitti” non siano l’ occupazione di fabbriche o case, i picchetti sindacali, la richiesta di elemosina. In questi casi la legge rispolvera il peggio del codice fascista Rocco. Del resto la legislazione fascista costituisce la prima fonte ispiratrice del Decreto Salvini, anche se, va sempre ricordato, le premesse ad esso sono contenute nelle ignobili misure adottate dal suo predecessore Minniti.
In cinquanta città italiane oggi si manifesta contro la violenza sulle donne e contro la legge Pillon, che a quella violenza vuole dare un contributo significativo. Il leghista Pillon , c’è sempre di mezzo un politico della Lega quando tornano in politica orrori che credevamo superati, vuole distruggere i diritti delle donne soprattutto se povere, e dei figli, nel caso di separazione o divorzio. La legge Pillon, con la giustificazione ipocrita di una finta parità tra i sessi e dell’unità della famiglia, vuole restaurare un potere patriarcale di stampo medioevale. Del resto questa legge fa tutt’uno con l’aggressione alla libertà delle donne sull’aborto e con la campagna per la unicità e la sacralità della famiglia eterosessuale. È una offensiva reazionaria a tutto campo, che alimenta i suoi mostri e li fa crescere con il veleno accumulato da decenni di distruzione dei diritti, dell’eguaglianza e della solidarietà sociale. E così dopo tanto predicare a favore della competitività e della inevitabile selezione sociale, dopo la distruzione dei diritti sociali, anche i diritti civili ed umani vengono messi in discussione e ciò che fino a poco tempo fa veniva considerato come inconcepibile, si afferma come legge e governo.
Le manifestazioni di oggi sono una risposta diffusa alla spinta reazionaria che si sta affermando in risposta alla crisi economica e sociale. Esse sono un atto di resistenza ed il segno positivo del risveglio diffuso delle coscienze. Le manifestazioni di oggi tutte assieme formano una base da cui ripartire. Tutte tranne una.
A Torino oggi un guazzabuglio di industriali e sindacalisti loro amici, di piddini e leghisti, di ricchi interessati e poveri ricattati, manifesta per il SI al TAV. Come hanno dichiarato gli organizzatori della manifestazione, l’esempio è quello della marcia dei quarantamila, che mise fine alla vertenza alla FIAT del 1980. Questo paragone richiama la frase spesso usata da Marx: la storia si ripete due volte, la prima come tragedia la seconda come farsa.
La tragedia fu la manifestazione di alcune migliaia, poi il regime mediatico li moltiplicò in quarantamila, di crumiri organizzati direttamente dalla direzione della FIAT, che nell’ottobre del 1980 riuscì a spaventare le direzioni sindacali e a costringerle ad accettare il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro, contro il quale gli operai avevano scioperato per trentacinque giorni. Quella manifestazione fu una tragedia non solo per la sconfitta operaia che ne seguì, ma per la svolta reazionaria che essa impresse alle relazioni sindacali e sociali di tutto il paese. L’Italia ingiusta e reazionaria di oggi ha nel suo DNA tutte le scorie della marcia dei quarantamila, non si può essere contro il Decreto Salvini, il Jobsact, la precarietà del lavoro e dei diritti e dare un giudizio positivo su quella manifestazione, che diede il via alla marcia indietro dell’Italia.
Coerentemente e farsescamente gli organizzatori della manifestazione SI TAV di oggi si richiamano a quella orribile marcia, con una differenza. Che quella manifestazione allora effettivamente voleva una svolta, voleva la restaurazione del potere dell’impresa, dei profitti e del mercato contro i diritti sociali e del lavoro., che con tanti sacrifici si erano affermati nel paese. Mentre il corteo di oggi vuole la continuità con la devastazione dell’ambiente, con le Grandi Opere che servono solo a chi le costruisce, con un sistema che, con il ricatto del lavoro, impone qualsiasi danno alle persone e alla natura. Contro tutto questo da più di venti anni si battono i NO TAV in Valle Susa: essi vogliono la svolta, i SI TAV invece vogliono continuare nel disastro.
Oggi in Italia ci sono decine decine di manifestazioni per il progresso e la giustizia, alle quali se ne contrappone una sola regressiva e reazionaria, il che tutto sommato è un buon bilancio. Anche se il potere e i mass media di regime cercheranno di dare a quest’ultima e unica, la forza che da sola essa non avrebbe mai. Esattamente come avvenne per la marcia dei quarantamila.

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