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Come noi nel mondo. Malesia, conversazione con il Parti Sosialis Malaysia

Come membri dell’assemblea regionale di Potere al Popolo Estero abbiamo deciso di creare uno spazio online per dare voce a formazioni politiche geograficamente lontane dall’Italia ma vicine in termini di ideali, lotte e aspirazioni. Come recita il documento politico di Potere al Popolo!, in quanto emigranti stiamo lavorando, con spirito internazionalista, a costruire legami con le altre organizzazioni socialiste e comuniste nel mondo. In questo spazio troverete le nostre conversazioni (in formato testo, audio o video), con alcuni degli esponenti di queste organizzazioni nel mondo. Questa rubrica d’informazione, inevitabilmente incompleta ma in costante divenire, vuole essere un contributo per analizzare l’incredibile quantità di aspetti in comune (e le differenze) fra la nostra esperienza e quelle a livello internazionale.
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#2 Potere al Popolo! intervista al Partis Socialis Malaysia

IL PARTI SOCIALIS MALASYIA, Come noi nel mondo. Malesia, conversazione con il Parti Sosialis Malaysia

Un’intervista con Sivarajian Arumgan, segretario generale del PSM

OGGI SONO IN COMPAGNIA DI SIVARAJIAN ARUMUGAM UNO DEI FONDATORI E SEGRETARIO GENERALE DEL PARTI SOCIALIS MALAYSIA O PSM COME NORMALMENTE VIENE RICONOSCIUTO. CON LUI PARLEREMO DELLA SITUAZIONE POLITICA E SOCIALE IN MALESIA.
IL PSM E’ STATO COSTITUITO NEL 1998 MA, UFFICIALMENTE, E’ STATO REGISTRATO SOLTANTO NEL 2008; DOPO 10 ANNI DI DIFFICOLTÁ E LOTTE.

Diciamo che abbiamo cominciato come gruppo di attivisti che operavano in aree diverse, alcuni di noi erano studenti.Sin dall’inizio, dopo le elezioni nazionali del ‘95, capimmo subito che per aumentare la visibilità delle nostre lotte avevamo bisogno di essere presenti politicamente. Molti dei nostri compagni erano già vicini al pensiero socialista. Uno di loro era stato membro del precedente Partito Socialista Malese, chiamato Parti Socialis Rakiat Malaysia. Si aggiunsero poi altri compagni. Così dopo le elezioni del 1995, pensammo fosse il momento giusto per formare un nuovo partito e riempire un vuoto politico visto che, in quel momento, non vi era alcuna forza socialista. Da qui è iniziato tutto: registrammo formalmente il partito nel 1998, ma purtroppo a causa del regime repressivo nella Malesia di quegli anni, ci vedemmo negata la registrazione. Iniziammo una lunga battaglia legale ed una grande campagna di sensibilizzazione. Nonostante non fossimo registrati, continuavamo ad operare nei territori e intanto ci organizzavamo come partito politico. Soltanto dopo il 2008, dopo aver citato il governo in tribunale, quest’ultimo accettò di negoziare con noi ed alla fine autorizzò la registrazione in cambio della nostra rinuncia alla causa legale. Così dopo 10 lunghi anni di battaglie, venimmo ufficialmente registrati come partito socialista.

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PUOI FARCI UNA BREVE STORIA DEL PARTITO E LE SUE CONQUISTE DURANTE QUESTI 23 ANNI DI VITA POLITICA?

Per quanto riguarda i nostri successi, come già accennavo in precedenza, nonostante ci fossimo costituiti nel 1998 il nostro attivismo era già cominciato almeno 10 anni prima.
Una delle prime cose che mi viene in mente è relativa ad una legge attiva in Malesia durante gli anni 80, l’Internal Security Act. A causa di questa legge, durante quel periodo, era diffusa una sensazione di paura tra i partiti politici e tra le organizzazioni impegnate nella società civile. Tutti ti dicevano: “Per favore non fare questo…non protestare!”. Anche i sindacati erano riluttanti ad organizzare picchetti perché sapevano di rischiare l’arresto. Ma negli anni 90 le cose cominciarono a cambiare. Noi ed altri compagni di altre organizzazioni in maniera quasi pionieristica nel 1994 indicemmo una grande protesta di massa per il Primo Maggio. Quella fu probabilmente la più grande manifestazione degli ultimi dieci anni. Lo dico perché prima di allora nessuno avrebbe partecipato ad una protesta come quella. E quello fu il vero inizio delle nostre attività.
Come altri successi potremmo citare il fatto che negli anni 90, la classe lavoratrice più oppressa era quella nelle piantagioni di palma da olio. Noi cominciammo ad organizzare moltissime campagne in loro favore. Non esisteva alcun salario minimo per questi lavoratori. Iniziammo una campagna di sensibilizzazione al riguardo per riuscire ad ottenerlo. C’era anche un enorme problema per loro legato alla casa. Quando le piantagioni cominciarono a chiudere per fare posto alla speculazione edilizia, i lavoratori venivano licenziati e venivano sfrattati dalle loro abitazioni. Di conseguenza, iniziammo ad organizzare proteste per il diritto alla casa che coinvolsero anche i cosiddetti “poveri urbani”. Nelle aree urbane intorno a Kuala Lumpur vivevano larghe comunità popolari in quelli che normalmente venivano chiamati villaggi urbani o sobborghi. Tutte queste aree cominciarono ad essere smantellate. Tra il 1990 e l’inizio degli anni 2000, la città cresceva a dismisura e sempre più terreni venivano acquisiti per la speculazione edilizia e le persone venivano sfrattate dalle loro case. Credo che anche grazie alle nostre lotte durante gli anni 2000 qualcosa cominciò a cambiare nella politica del governo che impose l’obbligo di fornire un’abitazione alternativa prima di poter sfrattare.
Tra le lotte iniziate nei nostri primi anni di vita, potremmo parlare di quelle relative ai diritti del lavoro. Credo che la più importante e di maggior successo fu quella relativa al salario minimo. Prima del 2012, in Malesia non esisteva alcuna misura al riguardo. Noi iniziammo una lunga battaglia a partire dal 2002, lanciammo una campagna nazionale chiedendo un salario minimo per tutti i lavoratori. La nostra campagna fu un vero successo e nel 2012 il parlamento passò una proposta al riguardo. Nonostante fosse ancora molto basso, perlomeno avevamo cominciato ad inserire il concetto e la possibilità di una sua revisione ogni due anni. Ancora oggi continuiamo a combattere per un suo continuo adeguamento. Penso che queste siano state alcune delle lotte di cui siamo stati parte integrante senza contare, naturalmente, la nostra continua battaglia per allargare gli spazi democratici relativamente alla libertà di espressione e la lotta contro gli abusi della polizia per i quali stiamo spingendo per la creazione di una commissione indipendente di inchiesta. Aggiungerei anche la campagna per la libertà di stampa.

CONTINUANDO A PARLARE DI LOTTE, QUALI SONO OGGI I PUNTI PRINCIPALI DEL VOSTRO PROGRAMMA?

Credo che attualmente siano ancora gli stessi obbiettivi che abbiamo perseguito negli ultimi 20 o 30 anni. Ovviamente come principio di base del nostro programma rimane la nostra lotta contro i regimi neoliberisti. Quindi, ovviamente, siamo contro la privatizzazione del sistema sanitario, problema ormai sotto gli occhi di tutti a causa della pandemia, ora che la gente ha capito quanto sia importante il servizio pubblico e come il governo abbia fallito nel suo mantenimento a favore delle privatizzazioni. Quindi le nostre questioni principali sono la lotta contro la privatizzazione della sanità ed anche dell’istruzione. Già nel passato abbiamo organizzato campagne per sostenere politiche in favore dell’istruzione gratuita, perché come tu sai, in Malesia per accedere all’istruzione superiore (college, università) gli studenti sono costretti a chiedere prestiti veramente onerosi da ripagare una volta terminati gli studi. Nel caso non riescano a trovare un impiego nel breve rischiano di venire classificati come insolventi. Quindi la lotta per un’istruzione pubblica e gratuita è stato sempre uno dei nostri punti principali.
Altro punto chiave nel nostro programma è la lotta per la casa. La casa è sempre stato un problema, specialmente per le classi più povere che risiedono nei centri urbani. A partire dal 2014 si è registrato un aumento sproporzionato dei prezzi degli immobili a causa della speculazione edilizia, dei mercati e così via. Questo anche a causa delle politiche del governo a partire dal 1980, quando si cominciò ad abbandonare i programmi per le abitazioni popolari, lasciando l’iniziativa in mano ai privati. Di conseguenza, il settore privato iniziò ad avere sempre più maggior controllo del mercato immobiliare e diventarono gli unici a determinare i prezzi degli immobili.
Un’altra delle nostre campagne che abbiamo iniziato a partire del 2020 è relativa ai cambiamenti climatici. Diciamo che questi sono i quattro punti principali del nostro programma.
In Agosto poi abbiamo lanciato una nuova campagna per il cambiamento sociale in Malesia che comprende cinque nuovi punti. Il primo è relativo alla protezione dei lavoratori, la classe lavoratrice, includendo anche i lavoratori della gig economy. Il secondo è relativo alla creazione di un programma di lavoro garantito, perché a causa della pandemia molte persone hanno perso lavoro e reddito. Il terzo è relativo alla casa, come già ho accennato, la necessità di edilizia popolare. Inoltre la creazione di un programma di sussidi per gli affitti alle categorie più indigenti. Il quarto punto toccherà il sistema sanitario pubblico e la sua implementazione da parte del governo attraverso la costruzione di nuovi ospedali per diminuire la dipendenza dalle strutture private e la temporanea requisizione di questi ultimi a supporto in questo periodo di pandemia. L’ultimo punto, naturalmente, è relativo ai cambiamenti climatici. Perché nonostante la chiusura temporanea, a causa del lockdown, di molte attività industriali la maggior parte delle attività estrattive hanno continuato ad operare e così le attività di deforestazione. Ancora si disboscano le foreste e, ancora, si requisiscono i terreni alle popolazioni indigene. Il clima ed i cambiamenti climatici rappresentano il punto principale della nostra campagna basata su questi cinque punti che, come dicevo, abbiamo lanciato i primi di Agosto.

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