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Collegare le lotte, renderle vive. A questo serve la rappresentanza”. Intervista a Rita Chiavoni

Una vita spesa nella conquista e nella difesa della salute e della sanità pubblica di qualità, Rita Chiavoni, è la candidata presidente per Potere al Popolo al Municipio 8 di Roma. Psicologa analista presso il Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), fa parte dell’International Association for Analytical Psychology (IAAP). Ha lavorato in diversi ospedali della capitale come il Sant’Eugenio e il San Giovanni e all’ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà. Su proposta dell’assemblea territoriale ha accettato di “accettare la sfida”.

La possibilità di presentarsi con liste di Potere Al Popolo alle elezioni amministrative sono state un’ottima opportunità – lì dove si è concretizzata – per dare una continuità al progetto e per riconfrontarsi con il blocco sociale su temi che vanno a investire direttamente i territori. Cosa ti ha spinto a “riaccettare” la sfida anche per le amministrative e a candidarti come “presidente”?

Non si tratta di ‘riattualizzare’ ma mantenere un impegno preso nel momento della sfida lanciata per il 4 marzo. Costruire significa accettare anche i tempi lunghi necessari per la costruzione di un progetto nuovo, vuol dire essere perseveranti. Credo che Potere al Popolo, superato il momento necessario per darsi una qualche forma organizzativa, potrà essere la risposta adeguata alle domande di giustizia sociale che emergono dal paese. Testimoniare ed agire una visione diversa della politica, restituendola alla sua vocazione principale che è discorso del popolo per il popolo, è il compito principale di Pap, ovviamente e forse soprattutto a livello territoriale, proprio per costruire la consapevolezza nel  blocco sociale .

Il Municipio 8 di Roma ha 130 mila abitanti, quasi una media città italiana. Puoi descrivere brevemente, a chi non lo conosce, questa porzione di territorio e la popolazione che ci vive?

É  un territorio vasto, pur essendo il più piccolo dei municipi di Roma, con 130000 abitanti su un territorio di 4700 ettari con realtà molto diversificate, molti degli abitanti del territorio sono anziani, il reddito pro capite è tra i più alti della città. Eppure con i tagli al welfare le diseguaglianze stanno emergendo maggiormente proprio per la fascia di popolazione più disagiata (anziani, disabili, il 30% delle richieste di assistenza domiciliare è rimasta inevasa nel 2016). Le zone periferiche come Roma 70 e Grottaperfetta hanno una viabilità congestionata anche per la mancanza di mezzi pubblici. Ci sono progetti per noi inaccettabili di cementificazione a Piazza dei Navigatori con la costruzione di un palazzo di 10 piani, con l’appalto concesso dalla Raggi a privati e con l’utilizzo dei fondi del piano casa. La giunta capitolina ha colpevolmente modificato il progetto di creare la città dei giovani negli ex Mercati Generali, rappresentati da un complesso di edilizia industriale dismesso che prevedeva un auditorium, biblioteche e studi professionali ed artigianali, trasformandolo sostanzialmente in un grande centro commerciale con una concessione della durata di 60 anni alla famiglia Toti e alla potente famiglia francese degli immobiliaristi De Balkany, . In sostanza non ci sarà una modifica dei metri cubi, ma una loro diversa ripartizione. Roma comunque resta ostaggio dei grandi speculatori e il nostro territorio verrà privato da un progetto utile che aspettavamo.

I Municipi vivono una condizione di estrema difficoltà. Sono praticamente ostaggio, a livello di possibilità di spesa e di orientamento amministrativo del “patto di stabilità” a livello cittadino. Questo è collegato all’obbligo di pareggio di bilancio introdotto con la modifica dell’articolo 81 della costituzione, su cui Potere al Popolo, a livello nazionale, sta conducendo una campagna di raccolta firme per un referendum abrogativo. Come intende muoversi Potere al Popolo in questa situazione non facile, mentre la Giunta Raggi sta favorendo quella configurazione di interessi che storicamente hanno governato la capitale?

É  evidente che le scelte della Giunta Raggi sono in sintonia con le politiche del pareggio di bilancio imposte dalla UE, a livello locale abbiamo poco spazio decisionale, tuttavia se ci poniamo nella logica del rifiuto del debito faremo di tutto per opporci a questo stato di cose, lottando come municipio nel rivendicare fondi per dare risposte ai cittadini sui servizi, sul welfare, riqualificando l’edilizia scolastica, insomma  portando a livello comunale le istanze territoriali. I soldi ci sono e vanno spesi per iniziare a costruire la città a misura di uomo. Pensiamo di difendere il commercio al dettaglio di prossimità, prevedendo anche la riqualificazione dei mercati rionali, nell’ottica di una politica di sviluppo che non sia concentrata esclusivamente sui centri commerciali, anche per ricomporre quel tessuto sociale che sostiene lo sviluppo del mutualismo popolare, contrastando in ogni modo il governo dei palazzinari e degli speculatori.

Le elezioni al Municipio 8 sono il frutto di una crisi esplosa dentro il Movimento Cinque Stelle a Roma. Cosa ti senti di comunicare e proporre a quel mondo?

La crisi del M5S, si sta ancora consumando e non riguarda solamente il nostro municipio. Il presidente dell’8°  Municipio Paci è entrato in conflitto con la sua giunta proprio sulla questione della città dei giovani. Poi è entrato in Forza Italia. Che dire ai tanti compagni che hanno pensato che potesse esistere una sorta di olimpica neutralità tra le forze di classe che si sono sempre contrapposte nella storia dell’uomo? Il capitalismo neoliberista è aggressivo e pervasivo e non può giungere a compromessi,   ne va della sua sopravvivenza, è necessario scegliere da che parte stare.

La legalità non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, occupare una casa per dare un tetto ai propri figli o ad una famiglia di anziani è illegale, secondo le leggi vigenti, ma è giusto. Il governo nascente, si sta muovendo nella logica del pareggio di bilancio, prono ai diktat  della Ue, Potere al Popolo sta proponendo un’alternativa, dateci uno sguardo.

Una ultima domanda riguarda la tua esperienza di una vita di lotta per una sanità pubblica e di qualità. Come pensi di contribuire a farla vivere nel territorio in cui ti candidi e nella costruzione territoriale di Potere al Popolo, coniugando il conflitto al mutualismo nella cornice politica della rappresentanza?

La mia esperienza di vita è stata un’esperienza di lotta, leggera ed entusiasmante nell’inconsapevolezza della gioventù. Dovevamo concretizzare il sogno di una sanità pubblica con l’applicazione della legge 833 e della legge 180, in questo mutualismo le lotte erano congiunte. Ricordo negli anni di università i corsi chiesti all’istituto di fisiologia sulle malattie professionali a cui accedevano i lavoratori delle fabbriche con i permessi retribuiti delle 150 ore. Si facevano commissioni per spiegare cos’era il Pvc, i danni dell’anilina e tanto altro, oppure i primi soggiorni estivi a s. Marinella dei pazienti reclusi nell’Ospedale Psichiatrico e che non avevano mai visto il mare. Questi sono solo due esempi nei quali mutualismo e lotte erano congiunti. Con gli anni le lotte sono diventate faticose e poco produttive, mentre il mutualismo si cancerizzava nel contrasto ai primi tentativi di privatizzare alcuni servizi. Le cooperative sociali, nate dall’illusione di creare una sorta di economia parallela, presto si sono rivelate il cavallo di Troia per la privatizzazione dei servizi, per lo più senza regole certe sul lavoro. Le persone che avevano perso il lavoro per problemi psichici, si diceva che dovevano essere ‘riabilitati’, e lì erano pronte le cooperative a fornire lavoretti malpagati. A questo mi sono sempre opposta con fatica e solitudine perchè nel tempo sono mancati punti di riferimento di rappresentanza politica.

Per collegare le lotte e renderle vive, la rappresentanza politica è indispensabile, così come è importante per riflettere elaborare e proporre programmi. A mio parere il mutualismo può essere uno  strumento importante per creare consapevolezza sui bisogni attuali ma al contempo per spingere rivendicazioni proprio su quei bisogni, per creare massa critica disposta a combattere per quei diritti.

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